Mafia e Pa, reati in aumento. L'allarme del Pg: «Preoccupante silenzio da politica e imprenditoria»

Mafia e Pa, reati in aumento. L'allarme del Pg: «Preoccupante silenzio da politica e imprenditoria»
di Alessandro CELLINI
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Venerdì 31 Gennaio 2020, 21:32 - Ultimo aggiornamento: 2 Febbraio, 09:35
La prende alla larga, il procuratore generale Antonio Maruccia, nel corso dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, ieri a Lecce. Inizia col tratteggiare il profilo di una criminalità organizzata indebolita. Ma quando arriva al punto, non lascia spazio a dubbi: amministratori locali e imprenditori non fanno abbastanza nella lotta alle infiltrazioni. Di più: non fanno nulla. Questo emerge leggendo la relazione di Maruccia presentata in occasione della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario. «Allarma davvero rilevare - dice il procuratore generale - che accanto al silenzio di imprenditori e commercianti, vittime di estorsione, si debba registrare il silenzio di pubblici amministratori per le minacce o le lusinghe della criminalità». E aggiunge: «Anche quest'anno, come in passato, le indagini sulle infiltrazioni della criminalità negli enti locali e nelle imprese non sono state avviate sulla scorta di segnalazioni degli amministratori o degli imprenditori. I procedimenti penali e poi i provvedimenti amministrativi di interdizione o di scioglimento, in tutte e tre le province, originano da indagini avviate di ufficio o da attività di diverso genere».

Un'accusa pesante, dunque, in un periodo particolarmente delicato su questo fronte per tutto il Salento, che ha visto un gran numero di Comuni sciolti per mafia. Una mafia che, in verità, appare più debole rispetto al passato, dice Maruccia, grazie a «un impegno comune che si è realizzato sul campo tra magistratura e prefetture nel contrasto alle infiltrazioni della criminalità mafiosa nei nostri enti locali e nella nostra economia. È un tema ricorrente nei precedenti discorsi inaugurali. Ma oggi voglio ribadirlo per dare merito ai nostri prefetti, ad esempio alla sensibilità istituzionale del prefetto di Lecce Maria Teresa Cucinotta che, come è accaduto a Taranto e a Brindisi, ha raccolto le nostre denunce, ha guardato i risultati delle indagini delle nostre Procure e si è assunta la responsabilità di approfondire, di scandagliare le relazioni e i rapporti di talune amministrazioni locali con la malavita, avanzando proposte di scioglimento di alcuni comuni per infiltrazione e condizionamento mafioso». E dunque la criminalità organizzata è «fortemente indebolita dalla nostra controffensiva. È fortemente indebolita perché tutti i capi sono in carcere per scontare lunghe pene detentive e quasi tutti i capi sono divenuti collaboratori di giustizia».

Ecco perché è ancora più importante, in questo contesto, la collaborazione delle vittime. Perché, pur nella sua debolezza, «permane e si sviluppa la tendenza della criminalità organizzata a penetrare il tessuto economico e a infiltrare gli enti locali e le attività della pubblica amministrazione. Non è un caso - aggiunge Maruccia - che i decreti di scioglimento dei consigli comunali riguardino Comuni al centro delle zone geografiche di influenza dei maggiori gruppi criminali, la cui caratura mafiosa è quasi notoria». E fa riferimento ai casi di Sogliano Cavour, Mandura, Scorrano, Erchie, Carmiano, Avetrana, Cellino San Marco, San Pietro Vernotico, «fino al vertice dell'amministrazione provinciale di Taranto. Quel che emerge con chiarezza è la capacità dei criminali di proporsi e divenire interlocutori di pezzi delle nostre amministrazioni locali, di gestirne le attività, di accaparrarsi gli appalti, di occuparsi dei servizi».

Da qui l'appello a chi oggi sembra ancora sordo: «Ai nostri sindaci, ai nostri assessori, ai dirigenti amministrativi degli enti locali: quando sospettate qualità criminali e pericolosità dell'interlocutore, segnalate. Denunciate i tentativi di infiltrazione».
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