«Puntiamo ad applicare i protocolli, ma rispettare le distanze non è facile»: l'analisi dell'imprenditore Valentino Nicolì

«Puntiamo ad applicare i protocolli, ma rispettare le distanze non è facile»: l'analisi dell'imprenditore Valentino Nicolì
di Pierpaolo SPADA
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Domenica 19 Aprile 2020, 10:40
Cantieri verso la riapertura. Ma con quali timori e prospettive? Ha le idee molto chiare Valentino Nicolì che, oltre ad amministrare Nicolì spa Restauri di Edilizia storica e Ies (Confindustria Lecce), siede nel direttivo di Ance Lecce, coordina la commissione nazionale Sicurezza sul lavoro di Ance e presiede l'ente bilaterale Fsc-Formazione e sicurezza nelle costruzioni.

Nicolì, i vostri appelli potrebbero essere presto accolti. Ma siete davvero pronti a riaprire attenendovi ai protocolli di sicurezza epidemiologici?
«Ci stiamo preparando e il consiglio è che tutti facciano altrettanto. Abbiamo due settimane in vista dell'eventuale riapertura, quindi dobbiamo farci trovare pronti, anche perché, ed è giusto che sia così, ci sarà un controllo capillare da parte degli organi di vigilanza, soprattutto nelle prime fasi. Certo, se prima dell'effettiva riapertura, ci consentissero, come per i lidi, di adeguare i cantieri ai nuovi protocolli, guadagneremmo del tempo».

Cosa la preoccupa di più?
«Le problematiche sono organizzative e operative: cronoprogrammi da rivedere, oneri per la sicurezza da ridefinire, produttività da incrementare. Ma non ci sono alternative, quindi è bene adeguarsi».

Come avete diffuso la conoscenza dei protocolli?
«Ci stiamo lavorando. Occorre un piano di formazione a tutti i livelli, dagli operai ai quadri; una preparazione rispetto alle forniture e una nuova organizzazione anche per le fasi operative. Con Fsc (in cui sono confluiti Cpt e Scuola Edile) abbiamo creato una piattaforma e-learning e già il 24 è prevista la prima giornata formativa, al termine della quale rilasceremo degli attestati».

In quali segmenti teme che l'applicazione dei protocolli possa rivelarsi problematica?
«In edilizia non sempre è possibile poter rispettare la prima regola, quella del distanziamento: dobbiamo dircelo con molta franchezza e pragmatismo».

Quali figure sono più esposte?
«Se nel restauro il rispetto delle distanze è possibile perché le lavorazioni possono essere eseguite individualmente, nell'edilizia tradizionale è molto più difficile perché le lavorazioni richiedono necessariamente la vicinanza delle squadre. E poi c'è anche un discorso di direttive: il tecnico di cantiere inevitabilmente deve derogare dalla distanza anche solo per condividere il progetto con il capo squadra. Se pur prioritaria, questa misura, quando non è possibile rispettarla, deve comunque prevedere l'utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, per i quali, in questo momento, c'è difficoltà di approvvigionamento».

Se, dunque, il distanziamento non è sempre possibile e le mascherine non si trovano, come ovvierete?
«Bisogna attivarsi sul mercato per individuare prodotti acquistabili o prenotabili già da ora. Organizzazioni datoriali - come Confindustria lo stiamo facendo - stanno predisponendo una sorta di corsia preferenziale per l'approvvigionamento del materiale. Per non parlare, poi, dell'organizzazione degli spazi: mense, spogliatoi. Anche il trasferimento dei dipendenti è da ridefinire».

E, dopo questo lungo fermo, le risorse per ripartire e pagare i lavoratori ci sono?
«I miei 60 dipendenti sono in cassa e un portafoglio-commesse, a breve, ancora c'è. Quindi, riprenderemo dal punto in cui abbiamo lasciato. È la prospettiva a medio termine che andrà verificata. Oggi c'è un problema di liquidità. Anche le grandi committenze stanno subendo effetti negativi, rallentano i pagamenti e anche noi andiamo in sofferenza».
 
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