Ex Ilva, parla Pasca (presidente Tar Lecce): «L'Aia monitora solo alcuni inquinanti. Scrupoli? Qualcuno ma dormo tranquillo»

«L'Aia monitora solo alcuni inquinanti. Scrupoli? Forse non sono stato sufficientemente chiaro ma dormo tranquillo». L'intervista a Pasca
«L'Aia monitora solo alcuni inquinanti. Scrupoli? Forse non sono stato sufficientemente chiaro ma dormo tranquillo». L'intervista a Pasca
di Alessio PIGNATELLI
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Giovedì 24 Giugno 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 13:00

«Quello che posso dire è questo: mi astengo da ogni commento sui dettagli della sentenza, preferisco non dir nulla, posso pensare ma non voglio dire nulla. Mi sento tranquillo in coscienza, abbiamo fatto la nostra parte. Io con i miei giudici siamo tranquilli». Il presidente del Tar di Lecce  Antonio Pasca è colui che ha scritto quella che è stata considerata una pietra miliare per la lotta ambientalista e le rivendicazioni di una città nei termini di ambiente e salute. Sentenza in cui si imponeva la chiusura dell’area a caldo dello stabilimento siderurgico ex Ilva e in cui era evidenziato “lo stato di grave pericolo” in cui vivono i cittadini di Taranto. Verdetto che ieri è stato ribaltato dal Consiglio di Stato (LEGGI LA NOTIZIA).

Presidente, se lo aspettava questo esito?

«Non saprei dire.

Forse non me l’aspettavo. Ovviamente è un mio punto di vista. È chiaro che non si può chiedere a un presidente estensore della sentenza di primo grado se condivida o meno una sentenza di riforma di secondo grado. Non la condivido, sarebbe strano il contrario. Voglio evitare di entrare nei dettagli, posso solo dire che mi è venuto qualche scrupolo.

Cioè?

«Per esempio lo scrupolo di non essere stato sufficientemente chiaro, forse. Ho letto la sentenza di sfuggita ma non ho visto qualcosa che mi aspettavo a proposito dell’Autorizzazione integrata ambientale. Forse non sono stato esplicito sul fatto che l’Aia attiene solo ad alcuni tipi di emissioni nocive e ce ne sono altre invece che sono al di fuori come il pm10 o il pm2.5. Lo spettro dell’Aia è limitato a determinate sostanze monitorate. Le emissioni delle polveri sottili che trasportano minerali ferrosi sono certe». 

E poi?

«Magari non sono stato chiaro anche sul fatto che nell’Aia, normativa speciale e blindata, il danno sanitario è affidato a Ispra: io avevo citato una nota in cui la stessa Ispra chiaramente diceva che non aveva competenze in materia sanitaria ma solo ambientale. È un cane che si morde la coda. Ecco forse ho questi scrupoli. Ho detto in sentenza che le emissioni alle quali faceva riferimento l’ordinanza del sindaco di Taranto non sono disciplinate dall’Aia. Sono emissioni abusive. Mi sono imbattuto in un precedente assurdo. Il rispetto dei parametri Aia - che ripeto riguarda solo alcuni inquinanti - di per sé è una sorta di garanzia totale di rispetto di assenza del danno sanitario. Forse però sarebbe andata a finire allo stesso modo».

Parallelamente, la giustizia penale ha mosso i primi passi.

«Esatto, questa sentenza viene dopo la sentenza penale di Ambiente Svenduto. Sa cos’è lo schiaffo del soldato o il gioco delle tre carte? Ecco, il quadro si è arricchito di una cosa estremamente interessante che è perfettamente coerente con quanto avevo scritto in sentenza. Nella vicenda Capristo-Amara è emerso che c’erano degli esposti consegnati direttamente nelle mani del procuratore riguardanti altre aziende fatti appositamente per depistare analoghi esposti nei confronti dell’ex Ilva. Questo è quanto leggo dalle indiscrezioni di stampa, poi la giustizia dovrà fare il suo corso».

Presidente, secondo lei si troverà mai una conclusione a questa vicenda?

«Anche nella mia relazione ho parlato di Ilva. Capisco la delusione della comunità. Guardi, io concludevo che nella risposta del governo all’interrogativo Ilva, si sarebbe compreso se l’Italia è un paese civile e uno Stato di diritto per cui vale la pena di operare. Ora si tratta di vedere ciò che farà il governo che ha promesso la transizione ecologica. Ciò che mi rassicura è che, lo ripeto, io posso dormire tranquillamente».

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