Il Salento deturpato dalla xylella fastidiosa immagina un futuro ricco di distese verdi, di nuove e più fruttuose raccolte. Negli ultimi tempi sempre più imprenditori olivicoli di grandi aziende stanno espiantando ciò che rimane degli ulivi secchi per poter poi impiantare nuove cultivar. I cimiteri di ulivi, che per otto anni hanno restituito un'immagine sconosciuta e spettrale del territorio salentino, lasciano il posto a un futuro che, si spera, possa portare a nuovi investimenti e non solo olivicoli, giacché l'assessore all'Agricoltura regionale, Donato Pentassuglia, si sta muovendo per ottenere una deroga dal ministero per consentire il reimpianto anche di altre specie arboree che hanno dimostrato resistenza al batterio.
Gli espianti
Un'operazione, quella dell'espianto, tutt'altro che semplice, se si considera che spesso bisogna estirpare migliaia di tronchi. Per fortuna ci sono le macchine, grandi mezzi agricoli che, come si vede nei video gentilmente concessi dall'imprenditore olivicolo Renato Congedi, raccolgono quel che resta degli alberi secchi e lo trincia per farne materiale da utilizzare come biomassa. Anche in Puglia ci sono delle aziende convertite a questo tipo di attività, utili, in questo caso, a smaltire il legname della xylella, che rappresenta un ulteriore costo – è il caso di dire danno e beffa – per gli agricoltori che devono smaltirlo in un certo modo o bruciarlo nei campi.
La produzione di energia
«L'ulivo morto viene triturato e portato in centrale, dove viene utilizzato per la produzione di energia elettrica da biomassa – spiega Congedi -.