Il piano di Aqp contro la siccità: dissalatore, reti efficienti e una produzione green

Il piano di Aqp contro la siccità: dissalatore, reti efficienti e una produzione green
di Alessio PIGNATELLI
5 Minuti di Lettura
Giovedì 23 Marzo 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 14:58

La nuova frontiera sarà il dissalatore più grande in Italia da realizzare a Taranto. Ma è solo la più recente progettazione di una strategia globale per fare fronte al problema siccità ed emergenza idrica in Puglia. A cui si aggiunge il fenomeno delle perdite della risorsa acqua immessa sulle reti. Tutela della risorsa idrica, economia circolare e transizione energetica: sono i tre pilastri su cui fonda il piano strategico di Acquedotto Pugliese con 2 miliardi di investimenti fino al 2026. 

Il Piano


L’Acquedotto Pugliese si estende su un territorio privo di riserve naturali di acqua, gestendo un sistema di approvvigionamento strutturato in sei schemi idrici (Sele-Calore, Pertusillo, Sinni, Fortore, Locone e Ofanto) che ha la sua forza nell’interconnessione. Per intendersi: il trasferimento della risorsa idrica da uno schema all’altro segue le variazioni di domanda e compensa i tassi di produzione variabili delle diverse fonti. È chiaro che in una situazione anomala come quella che sta caratterizzando un po’ tutta l’Italia occorra un piano a lungo raggio per minimizzare le perdite e massimizzare le risorse.
Alla tutela della risorsa idrica è destinato circa l’85% degli investimenti totali del piano strategico Aqp per assicurare l’approvvigionamento idrico in Puglia, migliorando la qualità di servizio ai clienti e riducendo l’impatto ambientale. E tra i macrointerventi principali c’è quello inerente al risanamento delle perdite che, secondo l’Istat, riguardano il 43,6% delle risorse immesse in rete: l’obiettivo è di ridurle in 4 anni del 20% risparmiando 55 milioni di metri cubi di acqua. 
Lo scorso anno sono stati utilizzati 80 milioni di euro per risanare 155 chilometri, dopo il completamento degli interventi che hanno già portato complessivamente alla realizzazione di 240 chilometri di nuove reti e al risanamento di 300 chilometri di condotte in 238 Comuni, per un investimento totale di 213 milioni.

In questi anni ci sarà un investimento di 637 milioni di euro per il risanamento delle tubazioni (si prevede di sostituire circa 1.250 chilometri di condotte) e per la distrettualizzazione delle reti idriche. Entro il 2045 saranno spesi 1.170 milioni per sostituire circa 3.100 chilometri di condotte.

I progetti


Tra i progetti che hanno avuto più eco mediatica di recente, l’avvio dell’impianto di dissalazione dalla sorgente salmastra del fiume Tara. Il cda di Acquedotto Pugliese ha approvato la gara, per circa 100 milioni di euro a valere in parte su fondi del Pnrr, che doterà l’Italia del più grande dissalatore: sarà il primo impianto ad uso civile del Paese. La finalità è di integrare il fabbisogno di circa metà degli abitati del Tarantino e del Brindisino consentendo la riduzione dei prelievi dai pozzi artesiani impiegati nel Salento per l’approvvigionamento idropotabile contribuendo alla riduzione della salinizzazione delle falde sotterranee. Sarà realizzato in prossimità dell’attuale impianto di sollevamento delle acque del fiume Tara. Come funzionerà? Prelevando le acque salmastre del fiume Tara, caratterizzate da un grado di salinità relativamente basso e sottoponendole a un processo ad osmosi inversa - si tratta di un procedimento per purificare l’acqua da impurità di varia natura - l’impianto sarà in grado di trattare fino a mille litri al secondo.
All’economia circolare è destinato circa il 10% degli investimenti totali con la trasformazione degli impianti di depurazione tra gli interventi più significativi. Il percorso è lungo ma sono già stati recuperati milioni di metri cubi d’acqua grazie agli impianti di affinamento gestiti per il riuso delle acque depurate, di cui 4 per il riuso in agricoltura (Ostuni, Corsano, Acquaviva delle Fonti, Gallipoli) e 2 per il riuso ambientale (Trinitapoli e Noci). È, infine, in atto una strategia aziendale che mira all’efficienza energetica. Non è banale, poiché realizzare tecnologie avanzate e green consente un risparmio della risorsa acqua. Per questo, sono in corso progettazioni che prevedono l’istallazione di impianti fotovoltaici su siti e impianti gestiti da Aqp: sono state individuate diverse aree, tra cui stabilimenti di potabilizzazione e dei sollevamenti idrici, coperture in alluminio su alcune sezioni degli impianti di depurazione, solai degli edifici dei vari impianti o uffici. L’obiettivo entro il 2026 è produrre 91 Gigawattora di cui 44 per autoconsumo.
Infine, è da registrare una novità: il cosiddetto gemello digitale di Almaviva che consentirà di combattere perdite e sprechi di acqua della maggior parte delle reti idriche italiane. In questo modo, spiegano gli esperti di Almaviva, si può attuare un monitoraggio in tempo reale che permetta una raccolta puntuale di dati sul funzionamento, sulla segnalazione di anomalie insieme al monitoraggio di consumi, perdite, guasti, fabbisogni e che segnali ogni comportamento fuori standard. Un risparmio che consentirà di salvaguardare fino al 20% della risorsa acqua. A spiegarlo è il direttore generale It di Almaviva, Antonio Amati, che ha annunciato di avere sottoscritto contratti con acquedotti del Sud Italia, in Puglia, Campania, Basilicata e Sicilia. Entro la fine del 2023 saranno digitalizzati da Almaviva oltre 14mila chilometri di rete idrica del Paese: «La tecnologia satellitare, spiegano gli esperti di Almaviva, viene infatti in aiuto per l’individuazione delle zone di umidità permanente d’acqua dolce. Tutto accade eseguendo una scansione totale della rete che indicherà le zona di probabile perdita e permetterà di agire tempestivamente sul territorio e andare a individuare le condutture lesionate con strumentazioni acustiche». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA