Ad Halloween tutti pazzi per Squid Game, ma è polemica sulla violenza

Ad Halloween tutti pazzi per Squid Game, ma è polemica sulla violenza
di Lucia J. IAIA
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Domenica 31 Ottobre 2021, 02:00 - Ultimo aggiornamento: 1 Novembre, 20:05

Un, due, tre stella, ma chi perde muore. Fino ad ora, solo per finta. Innegabile però che Squid Game, letteralmente il gioco del calamaro, accenda ancora una volta i riflettori sull’educazione dei più piccoli. Di questa serie trasmessa su Netflix i bambini e i ragazzini parlano a scuola tra di loro, si confrontano e qualcuno è stato anche beccato ad emulare dei giochi durante la ricreazione. Vietata ai minori di 14 anni, eppure spopola tra i bambini. Un controsenso che, di per sé, dovrebbe già impensierire gli adulti. La preoccupazione, in effetti, cresce tra gli educatori e gli insegnanti. E si registra una corsa ai costumi di Squid Game per la Notte di Halloween, che si celebra oggi.

LA CIRCOLARE 

Nei giorni scorsi, l’allarme è stato lanciato dall’istituto comprensivo “Rina Durante” di Melendugno, che conta circa 800 alunni tra i 3 e 13 anni. La dirigente scolastica, Anna Rita Carati, ha dovuto far ricorso ad una circolare per sensibilizzare ed allertare famiglie e docenti sul rischio connesso a questa serie tv. “Purtroppo, da alcune frasi e dai giochi visti praticare dai ragazzi durante le pause dall’attività didattica - aveva scritto nei giorni scorsi la dirigente scolastica - i docenti hanno compreso che anche i nostri alunni si sono lasciati affascinare dalla serie tv e tentano di imitarla. I docenti che hanno assistito alle attività degli studenti si stanno documentando e ne stanno già discutendo in classe. Sicuramente la visione di questa serie non è assolutamente adatta agli alunni del nostro Istituto, quasi tutti di età inferiore ai 14 anni perché potrebbe generare episodi di bullismo tra i ragazzi, non tanto a scuola, ma sui social o nel tempo libero quando si incontrano liberamente e senza la vigilanza di un adulto». 
In particolare, l’appello che giunge dal mondo della scuola è almeno quello di non lasciare i bambini ed i ragazzini da soli a guardare questi episodi, perché sprovvisti degli strumenti adeguati a comprenderli. In realtà, si tratta di giochi conosciuti, alcuni tradizionali e che rimandano al passato. Qualche insegnante, inizialmente, si è anche commossa nel rivedere certe immagini della propria infanzia fino all’epilogo però, fatto di botte, del gesto della pistola con le dita per “uccidere” chi ha perso la sfida. Sì, perché è mortale, almeno nella serie, ma l’assenza di attenzione su ciò che i bambini guardano ed assimilano potrebbe rivelarsi molto pericoloso. Da più parti, si auspica un patto tra adulti che siano in grado di tutelare i bambini da ciò che non possono comprendere.

LE OPINIONI

«È importante – spiega la dirigente scolastica dell’istituto “Prudenzano” di Manduria, Anna Laguardia – che gli insegnanti ne parlino in classe ed i genitori in famiglia.

La chiave per entrare in sintonia con i ragazzi è il dialogo. Dal mio punto di vista non servono, o comunque non bastano le circolari, che rischiano di lasciare il tempo che trovano. Occorre lanciare progetti educativi seri che facciano sentire gli studenti al centro dell’attenzione, in modo che siano loro parte attiva. Certamente, il disagio si è acuito con l’emergenza Covid perché la realtà telematica è stata predominante a partire dalle lezioni ed i ragazzi erano quasi legittimanti a stare davanti al pc. La scuola a distanza ha fornito loro un alibi da cui occorre ripartire. E poi, è necessario fare rete perché non si può chiedere solo ai ragazzi di lasciare il pc se non forniamo un’alternativa valida che deve arrivare dal territorio. Penso per esempio, alle istituzioni, alle parrocchie, alle associazioni sportive perché la maggiore responsabilità è sempre quella di noi adulti». Dello stesso avviso, Daniele Guccione, dirigente del 2° circolo “Giovanni XXIII” di Mesagne. «È un fenomeno la cui preoccupazione da parte del mondo adulto segue una curva crescente fino alla piena adolescente, per poi scendere. Mi ricorda molto il blue whale che ha avuto un momento di preoccupante notorietà qualche anno fa, o come Jonathan Galindo, pseudonimo che per fortuna non ha mai avuto estesa notorietà. Squid game è una serie di impatto immediato, che usa la chiave di innocenti giochi per mettere in scena violenza. Ho avuto diversi campanelli d’allarme, compresa la scuola dove mia figlia fa le elementari, nel barese. Anche lì la dirigente ha emesso un comunicato per mettere in guardia le famiglie. Nella scuola elementare, il fenomeno riguarda in maniera apprezzabile solo le ultime due classi. Nella mia, ho chiesto alle maestre se avessero avuto qualche segnale. Qualche docente mi ha riferito di qualche episodio, che poteva riferirsi a squid game, ma che lasciavano molto spazio a dubbi, circa la matrice. Ciò che a me preoccupa di più infatti è la prevenzione del fenomeno di “tanti contro uno” che è uno degli aspetti che connota il bullismo. Squid game, potrebbe inserirsi all’interno di questo tema, che è sempre stato all’attenzione delle scuole, e che forse ora troverà una azione più incisiva per riconoscere e segnalare i segnali».

I COMMERCIANTI
Intanto, in concomitanza con Halloween, sono andate a ruba le maschere di Squid Game, così come confermano i giocattolai. «Moltissime le richieste – raccontano dal Mister Toys di Brindisi – ed è stata una novità. Dato che non le avevamo, chi non ha trovato quello che cercava ha ripiegato su maschere tradizionali, altri invece sono andati altrove ad acquistarle». Un dato questo che, qualora vi fossero ancora dei dubbi, conferma invece il grandissimo appeal che questa serie riveste sui più piccoli, con tutti gli interrogativi che derivano.

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