L’autodromo di Monza è stato costruito in 110 giorni, cento anni fa. È un pezzo di storia dell’automobilismo italiano, del Paese, l’unico con lo stesso ente (l’Aci) che organizza due Gran Premi di Formula 1. Monza compie cento anni e oggi ci sarà una piccola festa in pista. Il prossimo sarà il weekend dei record, poi. Perché la Formula 1 torna a Monza da venerdì per le prove libere a domenica per la gara e si prevedono circa 350mila spettatori per l’intero fine settimana, oltre 200mila per l’evento domenicale. Dietro l’organizzazione di un evento mondiale (in tutti i sensi) c’è un pugliese, un salentino: Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’Aci a livello nazionale. E l’Aci ha in carico da qualche anno l’organizzazione del Gran Premio di Monza (e ora anche di quello di Imola). La storia di un ingegnere partito da Sternatia e arrivato a coronare un sogno. E a partecipare, stabilmente, alla realizzazione di quel sogno: Monza. Perché Monza è una storia bellissima, che affonda le radici in un regicidio e si sviluppa per un secolo.
La storia
L’antefatto è l’assassinio del Re Umberto I il 29 luglio 1900 per mano dell’anarchico Gaetano Bresci a due passi dal parco sul quale sorge l’autodromo. La famiglia reale abbandonò il parco, che passò all’Operazione Nazionale Combattenti. E nel 1922 fu permesso all’Automobile Club di Milano di costruire la pista. I lavori iniziarono il 15 maggio, il 3 settembre Pietro Bordino e Felice Nazzaro, su una Fiat 570, realizzarono il primo giro. Tutto in 110 giorni. «E oggi sembra impensabile», commenta con il sorriso Sticchi Damiani.
Una bellissima storia di passione. E di velocità. L’Italia del ‘22 risentiva dell’influenza del futurismo nel mito della velocità e dell’automobile. In un Paese che di auto ne contava appena 35mila. E cento anni dopo? C’è un pezzo di Puglia nella festa di Monza. E non potrebbe essere altrimenti. Antonio Giovinazzi, pilota di Martina Franca (attualmente in Formula E, ma collaudatore Ferrari) farà le prove libere di venerdì con una Haas.
La festa
Del resto dalla Puglia a Monza il passo è breve. Sono centinaia gli appassionati che ogni anno vanno in “pellegrinaggio” (l’autodromo è un luogo sacro per i cultori dell’automobilismo...) per assistere al Gran Premio. E qualcuno, tra gli anziani, ricorda anche gli anni d’oro di Bari, quando tra il 1947 e il 1956 fu organizzato per nove volte il Gran Premio di Bari, con una pista interamente cittadina. E fu anche una tappa - fuori dalle classifiche - per la Formula 1. Lì ha corso anche Nuvolari. Adesso, invece, non resta che andare a Monza, a vivere un’emozione, magari con un cartellone che recita il nome del Comune di provenienza.
La storia di questo meraviglioso circuito, però, costruito in centodieci giorni e in piedi per cento anni, ha anche le tinte della nostra Regione, tra le pieghe recondite di un sogno partito in un’Italia che si fidava dei futuristi e arrivato fino al Paese degli influencer, delle medaglie d’oro olimpiche (un anno fa c’era Jacobs tra gli ospiti dell’organizzazione), di questi giorni. Una storia bellissima, che racconta un pezzo di Italia. Un viaggio lungo un secolo, sempre a velocità altissima.