Green pass a scuola, l'ira dei presidi: «Non spetta a noi controllare». Ritorno fra i banchi in salita

Green pass a scuola, l'ira dei presidi: «Non spetta a noi controllare». Ritorno fra i banchi in salita
di Maria Claudia MINERVA
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Domenica 15 Agosto 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 12:07

La sigla sul protocollo di sicurezza per la riapertura della scuola c’è, ma resta il nodo green pass obbligatorio per docenti e personale Ata. In Puglia, su una platea di 110mila insegnanti, 100.853 (91,68%) hanno ricevuto la prima dose e 2.338 la dose unica. Invece, 93.629 (85,12%) risultano vaccinati. Ne deriva che 6.809 (6,19%) non sono ancora stati vaccinati. In una nota tecnica il ministero dell’Istruzione ha chiarito che «la norma definisce un obbligo di “possesso” e un dovere di “esibizione” della certificazione verde», precisando anche che «la verifica del possesso» è in capo «ai dirigenti scolastici» che possono delegare ad un individuo scelto nel personale della scuola. E sarà sempre il preside a sanzionare il lavoratore che non presenterà il certificato verde. Le sanzioni previste sono amministrative con il pagamento di una somma di denaro. Chi non presenterà il certificato verde sarà considerato assente ingiustificato. «A decorrere dal quinto giorno» è prevista «la sospensione senza stipendio e la riammissione in servizio non appena si sia acquisito il possesso del certificato verde». 

La posizione dei dirigenti scolastici


Ma i presidi non sono per nulla d’accordo. «Il controllo non compete ai presidi, per un motivo molto semplice, perché non ne hanno né la funzione né l’autorità - incalza la dirigente scolastica del Liceo Classico Palmieri di Lecce, Loredana Di Cuonzo -. Il personale della scuola è stato il primo a vaccinarsi, esiste una banca dati per cui le autorità superiori se c’è qualcuno che non si è vaccinato devono comunicare i nominativi e a quel punto il preside può dare l’input perché ci si metta in regola, ma non possiamo essere i controllori del green pass. Tra l’altro, con tutto quello che c’è da fare, non ci si può mettere pure ad inseguire le persone che devono esibire la certificazione. Ma, poi, con quale autorità controlliamo e sanzioniamo?».
Anche la preside del Liceo Fermi Monticelli di Brindisi, Stefania Metrangolo, concorda sul fatto che «sarebbe una ulteriore incombenza per le scuole. Tra l’altro - afferma - credo che il ministero abbia già i dati, non ha bisogno che glieli forniamo noi, quindi basterebbe fare un incrocio di dati e via. Credo sia profondamente scorretto, soprattutto allo stato attuale delle segreterie e degli impegni che la scuola ha, demandare tutto ai presidi. Ripeto, basta incrociare i dati, non c’è alcun bisogno che le scuole facciano il controllo del green pass. Lo stesso per la sanzione, tra l’altro la sospensione del servizio non compete al dirigente scolastico, quindi perché caricarci di quest’altra incombenza? Sarebbe più semplice per la Asl comunicare i nominativi degli inadempienti all’Usr (Ufficio scolastico regionale), che a sua volta potrà sanzionare». Sulla stessa lunghezza d’onda, la dirigente scolastica dell’Ites Pitagora di Taranto, Nadia Bonucci. «Premesso che siamo tutti d’accordo sulla necessità di vaccinarsi, perché la scuola essendo un luogo chiuso può favorire la diffusione del virus, c’è da dire che comunque ci muoviamo su un terreno molto delicato: innanzitutto la necessità di rispettare i fragili, coloro che purtroppo hanno dei problemi di salute per cui non posso vaccinarsi, ma soprattutto la necessità di creare un clima collaborativo, lo dico da dirigente, perché se ispeziono perdo il terreno del dialogo costruito fino a questo momento. Poi - aggiunge la preside - c’è un terreno ancora più delicato che è quello della privacy, a noi non hanno consentito neanche di entrare in possesso dell’elenco dei vaccinati, quindi mi domando: dopo che ci è stato detto che non possiamo nemmeno sapere chi si è vaccinato e chi no, come mai all’improvviso cade questo diritto alla privacy? E, poi, come facciamo noi presidi a trasformarci in figure di controllo, non avendo neanche l’autorità di fare una cosa del genere?Non siamo agenti di polizia, la scuola è una comunità dialogante, non possiamo metterci “l’un contro l’altro armati”. Trovo che la sanzione sia poco consona all’ambiente educativo che deve essere la scuola, non possiamo farci questa guerra interna».
Ma c’è chi, invece, non la pensa così. «In quanto dirigente sono un funzionario dello Stato e, quindi, tenuto ad applicare la sanzione - sottolinea il preside del Deledda di Lecce, Raffaele Capone - non posso non procedere se c’è una norma da rispettare.

Siamo in una situazione di emergenza, ognuno deve fare la sua parte»,

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