Green pass obbligatorio al lavoro, sindacati sul piede di guerra: «No discriminazioni»

Green pass obbligatorio al lavoro, sindacati sul piede di guerra: «No discriminazioni»
di Matteo CAIONE
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Giovedì 22 Luglio 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 16:25

Il Green pass per i lavoratori proposto da Confindustria dà fuoco alle polveri. E le organizzazioni sindacali fanno scudo contro la “minaccia” di un passaporto vaccinale per poter accedere ai luoghi di lavoro. Sul fronte dei vaccini, oltre alla tutela della salute, si aggiunge quindi un’altra partita: in ballo non ci sono soltanto viaggi ed eventi o l’ingresso a locali e ristoranti, in gioco rischia di finire anche l’accesso al posto di lavoro. L’ipotesi di rendere obbligatoria la certificazione verde anche per i dipendenti delle aziende spunta da una email interna che Confindustria ha inviato alle imprese associate. Si tratta di una circolare, a firma della direttrice generale Francesca Mariotti, che fa il punto su una proposta normativa che gli industriali intendono proporre al governo e alle parti sociali per aggiornare il protocollo per la sicurezza sul lavoro. E secondo questo “emendamento”, per il dipendente sprovvisto di green pass l’azienda potrebbe disporre il cambio di mansioni fino ad arrivare alla sospensione dal servizio e dallo stipendio.

Confindustria Puglia, Fontana: «Necessario tutelare i luoghi di lavoro»

«Al momento è soltanto una proposta ed è legata a tutelare e salvaguardare sempre di più il posto di lavoro”, dice il presidente di Confindustria Puglia, Sergio Fontana. «Non è un diktat, ma un’opportunità per difendere i lavoratori e le imprese.

Nel primo lockdown non avevamo armi se non il distanziamento, ora ci sono i vaccini. Questa è la strada maestra per tutelare la salute dei lavoratori e dell’economia», sostiene Fontana. La proposta «la studieremo con i lavoratori e i sindacati - aggiunge il numero uno degli industriali pugliesi - e l’obiettivo è quello di tutelare il posto di lavoro, perché se abbiamo focolai come è successo in passato dobbiamo chiudere le imprese e lo Stato non ce la farà senza le imprese che creano lavoro e ricchezza. Dobbiamo tutelare il lavoro e gli ambienti di lavoro e quella del green pass può essere una possibilità. Vogliamo vaccinare il più alto numero di nostri dipendenti. Solo se risolviamo il problema della pandemia ci potremo occupare dell’economia e del rilancio del territorio» ribadisce Fontana.

Cgil Puglia, Gesmundo: «Solo una provocazione

Ma la proposta degli industriali fa sobbalzare sulla sedia i sindacati. Pino Gesmundo, segretario generale di Cgil Puglia, bolla l’uscita di Confindustria come una “provocazione”. «Non si capisce perché le fabbriche erano luoghi sicuri durante la fase più intensa di diffusione del Covid, al punto da chiederne l’apertura a ogni costo e arrivando a fittizi cambi di codici Ateco pur di produrre, ed ora si chiede addirittura di punire un dipendente se non è vaccinato», accusa Gesmundo. «Noi - prosegue - siamo perché ogni cittadino si vaccini, ma come ha detto Landini sarebbe meglio oggi concentrarsi sul rispetto dell’avviso comune per evitare licenziamenti collettivi e usufruire degli ammortizzatori sociali a disposizione, e delle politiche da mettere in campo per sostenere una crescita dimensionale e qualitativa del sistema produttivo, per cogliere le opportunità del Pnrr e favorire buona occupazione». La Cgil boccia quindi il green pass per i lavoratori che rischierebbero di essere sospesi e lasciati senza stipendio nel caso di non adesione alla campagna vaccinale, ma mette in chiaro: «Noi siamo affinché tutti i cittadini si vaccinino, ma nei luoghi di lavoro - evidenzia Gesmundo - vanno comunque rispettati i protocolli di sicurezza sottoscritti con imprese e Governo. Se andavano bene ad aprile scorso vanno bene anche oggi, senza intenti vessatori».

Uil Puglia, Busto: «Manovra diversiva. Si parli di occupazione»

Nello stesso solco la posizione di Franco Busto, segretario generale di Uil-Puglia. «Siamo al cospetto - dice - di una manovra diversiva: avremmo preferito ascoltare la voce di Confindustria quando alcune multinazionali hanno cominciato a licenziare. Invece, nemmeno una parola. E ora parla di altro per distogliere l’attenzione dai problemi veri su cui invece tace. L’unica strada è quella di continuare a spingere con la campagna vaccinale per tutti, anche tramite gli hub aziendali. Per il resto - afferma Busto - gli industriali farebbero bene ad attenersi al protocollo già sottoscritto, senza inutili divagazioni».

Cisl Puglia, Castellucci: «No a forzature e discriminazioni»

Un secco “no a forzature e discriminazioni” arriva anche dalla Cisl: «Quella di Confindustria - afferma il segretario generale pugliese Antonio Castellucci - è una fuga in avanti su questioni che invece non possono che passare dal confronto e dalla condivisione. Bisogna rispettare la volontarietà dei vaccini, ma al tempo stesso fare opera di sensibilizzazione affinché le dosi siano somministrate a ritmo sostenuto. All’inizio della pandemia, nel momento più difficile, i lavoratori sono entrati in fabbrica solo con precari dispositivi di sicurezza. Non da oggi quindi, ma da ieri dimostrano grande senso di responsabilità. Ad aprile è stato sottoscritto un protocollo: la cosa più sensata è continuare a rispettarlo».

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