Green pass obbligatorio al lavoro dal 15 ottobre, dalla Puglia un coro di sì: «Ripresa in sicurezza»

Green pass obbligatorio al lavoro dal 15 ottobre, dalla Puglia un coro di sì: «Ripresa in sicurezza»
Green pass obbligatorio al lavoro dal 15 ottobre, dalla Puglia un coro di sì: «Ripresa in sicurezza»
di Alessio PIGNATELLI
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Venerdì 17 Settembre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Settembre, 08:38

La data da cerchiare in rosso è quella del 15 ottobre. Il Green pass diventerà obbligatorio sui luoghi di lavoro, pubblici e privati, tra poco meno di un mese. Una decisione calibrata sul “modello scuola” che prevede inoltre un prezzo calmierato per i tamponi in farmacia e sanzioni per chi si presenta sul posto di lavoro senza certificato verde.

Otto articoli e sei pagine: il Consiglio dei ministri ha dato il via libera all’unanimità all’estensione del certificato che sarà valido fino a fine anno per tutti i lavoratori pubblici, privati e volontari (compresi autonomi, colf, baby sitter, badanti). La novità impatterà profondamente in tutta la società per ovvie ragioni. Per esempio, è prevista la sospensione dal lavoro e quindi dallo stipendio dopo 5 giorni di accesso all’ufficio senza il Green pass. Le sanzioni varranno sia per il pubblico, sia per il privato e la forbice è compresa da 600 a 1.500 euro.

Le reazioni dalla Puglia

L’auspicio dell’esecutivo è che questo quadro possa dare un impulso alla normalità e alla ripresa. Proprio di questo è convinto il presidente di Confindustria Puglia, Sergio Fontana: «La mia posizione è chiara: sono assolutamente d’accordo col Green pass.

E lo dico perché occorre difendere prima i nostri lavoratori. Ho già fatto questo esempio e lo ripeto: è assurdo che per andare al ristorante debba avere il Green pass e per andare a lavorare no. E sui tamponi, ci carichiamo la spesa per i lavoratori fragili ma non per i terrapiattisti». Ogni riferimento ai no vax è assolutamente voluto. Discorso diverso, invece, per i fragili ossia coloro che non possono vaccinarsi per motivi di salute.

«In quel caso non mi importa se lo Stato non si accolla il costo del loro tampone. Glielo pago io. Ho dei dipendenti che non possono vaccinarsi e allora lì cambiano le cose. Dobbiamo tutelarli e dobbiamo tutelare il lavoro, cioè quelli che pagano le tasse. E che pagheranno l’enorme debito che l’Italia sta facendo per tutti i redditi di assistenza e di cittadinanza che solo in un momento di crisi possono essere tollerati».

Il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, chiarisce però che, senza obbligo vaccinale, «il Green pass non può essere lo strumento per lasciare a casa i lavoratori. C’è una insana voglia e fretta di punire i lavoratori quando, durante il lockdown, senza vaccino e senza Green pass, non c’era imprenditore che non affermasse che si potevano contemperare le esigenze di produzione con livelli adeguati di sicurezza». Il lasciapassare non sarà valido solo tra i privati.

Il comparto pubblico si prepara a questa rivoluzione che ha avuto un antipasto con la scuola. Lorenzo Caldaralo è segretario della Funzione pubblica della Cgil di Taranto nonché dipendente dell’Arsenale. «Al momento non abbiamo ancora avuto un confronto con le amministrazioni pubbliche ma sono convinto che ci si organizzerà. Posso fare un esempio di quanto successo per il Green pass che è già obbligatorio per accedere nella mensa aziendale: finora non abbiamo riscontrato difficoltà, c’è il personale autorizzato a controllare il documento. Abbiamo visto molta collaborazione. Anche sui tamponi: in Arsenale abbiamo una sala medica all’interno e, quando c’è stato un positivo, tutto il gruppo lavoro è stato sottoposto a tampone. È chiaro, noi siamo uno stabilimento con una certa organizzazione però guardiamo alle scuole: lì il sistema sta reggendo. Anche dalle altre amministrazioni fino a ora non ci sono state segnalazioni ma certamente è un lavoro in itinere».

E proprio per quanto riguarda il settore pubblico, l’Upi (Unione delle Province d’Italia) si è detta consapevole dell’obiettivo di estendere il Green pass. Luca Menesini, presidente della Provincia di Lucca, intervenendo alla Cabina di regia convocata dalla ministra Maria Stella Gelmini con i ministri Renato Brunetta e Roberto Speranza, ha spiegato però che occorre comunicare con la massima attenzione ai cittadini la necessità della misura, per non rischiare di creare nuove tensioni e chiarire che «l’obbligo vale per i dipendenti pubblici ma i cittadini potranno continuare ad accedere agli sportelli senza alcuna limitazione. Per quanto ci riguarda l’applicazione di questa misura comporta una riorganizzazione dell’accesso dei dipendenti pubblici nelle amministrazioni».

Le polemiche sull'obbligo ai parlamentari

Infine, un capitolo che sta creando un vespaio di polemiche e che parte da un interrogativo: perché in Parlamento non è obbligatorio il Green pass? Al di là delle specifiche tecniche - sono in vigore regolamenti interni basati sul cosiddetto principio di “autodichia” - serve una volontà che il governo ha sollecitato alle Camere. Il forzista Mauro D’Attis, coordinatore regionale del partito di Silvio Berlusconi in Puglia, ha coniato una sorta di slogan: “o tamponato o vaccinato”. «Sono sempre stato favorevole al Green pass, come il mio partito. Figuriamoci ora che va presentato per accedere al palazzo. Se qualcuno, in nome della libertà del mandato parlamentare, non vuole vaccinarsi, almeno si tamponi prima di entrare in Aula, per una questione di rispetto delle istituzioni ma anche dei colleghi».

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