Grano, il produttore: «Prezzo raddoppiato, noi i primi a subire»

Grano, il produttore: «Prezzo raddoppiato, noi i primi a subire»
di Rita DE BERNART
3 Minuti di Lettura
Venerdì 22 Ottobre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 23 Ottobre, 07:42

Scorte di grano limitate e un rincaro del 90% con un prezzo al quintale quasi raddoppiato. Momento nero per i pastifici e per l’intera filiera, così come per quella del pane, alle prese anche con i rincari di molte materie prime e con gli aumenti in bolletta, e che potrebbe avere ricadute rilevanti anche sul tessuto sociale e sulle abitudini degli italiani e dei pugliesi. «Tuttavia - secondo Dino Ligorio, titolare dell’omonimo pastificio di San Vito dei Normanni - le ricadute principali saranno sulle aziende che non potranno compensare per intero nel prezzo al dettaglio tutti gli aumenti e le spese maggiorate con cui devono fare i conti».
Momento nero per i pastifici, qual è in questo momento la preoccupazione maggiore? 
«È un periodo molto difficile per tutta la filiera della pasta e del pane e il problema più grande è che viene in un momento molto delicato che dovrebbe essere quello della ripresa. Tutti i rincari cui assistiamo invece andranno anche ad incidere sulle imprese e sul potere di acquisto delle famiglie che si ritroveranno di fronte ad un aumento considerevole che colpisce uno dei prodotti presenti su tutte le tavole e tra i più economici e alla base della dieta mediterranea. La preoccupazione è che prima della nuova stagione, a luglio e agosto 2022, non ci sarà una riduzione dei prezzi viste le scorte ridotte. Ci auguriamo che qualcosa si possa sbloccare prima magari sul finire della stagione ma temiamo anche il rischio di speculazioni come spesso avviene in questi casi. In questo momento non riusciamo ancora a vedere però il punto di discesa della curva».
Conti alla mano, quanto costerà un chilo di pasta a scaffale?
«Il rincaro del grano è del 90%, se prima pagavamo 48 euro al quintale ora ne servono 88. Ciò vuol dire che un chilogrammo di pasta di media qualità arriverà a costare sui 4 euro. Il classico formato da mezzo chilogrammo, quello più comunemente utilizzato dai pastifici intorno ai 2 euro, quasi il doppio appunto». 
Quanto costa invece alle aziende questo caro prezzi?
«La ricaduta principale di questa situazione sarà proprio sulle imprese. Oltre all’aumento del prezzo del grano c’è quello di molte altre materie prime, e quindi aumenti nelle bollette in generale, e di tutti i prodotti necessari alla filiera come ad esempio quelli per il packaging. La plastica che è l’imballaggio più utilizzato per la pasta è aumentata e per la carta da gennaio ad oggi sono arrivate già sei circolari di innalzamento del prezzo. Ma non è possibile compensare tutti questi costi con il prezzo al dettaglio. Molti ricadono sull’impresa. Se con un prezzo ancora più alto li facessimo gravare sul cittadino molti avrebbero serie difficoltà».
Qual è il rischio?
«Il rischio, oltre ad avere difficoltà a comprare un alimento essenziale, è anche quello di perdere le buone abitudini sviluppate da molti pugliesi. Ultimamente c’era una maggiore attenzione a ciò che si mangia e alla qualità del cibo ma una situazione di questo tipo potrebbe far invertire di nuovo questa tendenza». 
E per i dipendenti? Ci saranno ricadute occupazionali o sugli stipendi? 
«Faremo in modo che ciò non accada. È un circolo, gli stessi dipendenti sono cittadini che acquistano la pasta e il pane e che oggi come noi fronteggiano un periodo di crisi economica con bollette più care e prezzi più alti e di conseguenza potere d’acquisto ridotto».
Quale sarà l’approccio nei confronti della clientela? 
«Il fatto che di questo problema si stia parlando tanto attraverso i media è molto importante e ci aiuta a far comprendere ai clienti la gravità di una situazione che non dipende da noi ma che noi stessi subiamo.

Cercheremo di comunicare nel migliore dei modi queste variazioni, siamo convinti che le persone comprenderanno».

© RIPRODUZIONE RISERVATA