Gli errori di Pd e M5s e i rebus irrisolti a destra: è corsa al 2024 (e oltre)

Gli errori di Pd e M5s e i rebus irrisolti a destra: è corsa al 2024 (e oltre)
di Francesco G. GIOFFREDI
6 Minuti di Lettura
Giovedì 1 Giugno 2023, 04:55 - Ultimo aggiornamento: 10:18

E adesso? E adesso si balla. Senza più maschera. Tra rivendicazioni post elettorali un po’ stiracchiate, accuse incrociate, strategie verso le sfide politiche più impegnative e decisive concentrate nel prossimo biennio (o triennio: ci arriviamo). Il doppio turno delle elezioni comunali pugliesi offre una lettura molto sfaccettata e frammentata. Ma apre già la porta a una lunga transizione verso una fase nuova e che sfocerà in scadenze di grande peso e alto simbolismo: le Europee, le Comunali a Bari e Lecce, le Regionali. I verdetti delle urne lanciano già segnali, nel complesso: l’asse Pd-M5s è un patto “virtuale”, alchimia da palazzo e da segreterie, più che vera e propria testa d’ariete con radicamento sui territori; la “coalizione che governa la Puglia”, cioè il magmatico sistema d’alleanze di Michele Emiliano, prova a incunearsi dove può e a intestarsi senza troppe remore vittorie di varia e dubbia paternità, e cambia forma, identità e partner con un’irrequietezza che sa di ricetta smarrita e di orizzonti da ridefinire in fretta; i civici, quota maggioritaria di quel magma, mostrano segni di inquietudine tanto da chiedere pure una verifica di maggioranza in Regione e continuano a erodere centralità al Pd, incentivandone la crisi d’identità; i cinque stelle sono un colossale enigma, dal peso elettorale imponderabile; il centrodestra balla tra luci e ombre, tra il successo a Brindisi (mancava da 14 anni) e una capillarità sui territori ancora fragile e parziale.

I segnali del risultato a Brindisi


La vittoria a Brindisi di Giuseppe Marchionna incrocia più fattori. Il centrodestra ha sfoderato una proposta inedita nel nome (il neo sindaco è un socialista che mai ha militato tra i conservatori e i moderati), nell’assetto (coalizione allargata ad Azione e a pezzi di centrismo), nella definizione programmatica (una dichiarata propensione al dialogo con imprese e investitori), sfruttando pure il vento nazionale che porta a destra. Il centrosinistra ha fatto invece ciò che gli viene naturale: s’è spaccato e ha finito per avvitarsi nelle contraddizioni. Pd-M5s da una parte e Sinistra-Verdi dall’altra, tanto per cominciare. Ma non solo: i dem, al di là delle valutazioni di merito, hanno scaricato il sindaco uscente Riccardo Rossi con tempistiche e modalità rivedibili, per rincorrere in fretta e furia l’accordo col M5s.

Oltretutto su un candidato suggerito dai pentastellati e, per militanza ambientalista, non troppo dissimile dallo stesso Rossi. Risultato: il Pd è rimasto impantanato lì a metà, tra continuità e discontinuità con la precedente amministrazione. Un nebuloso ibrido che non ha fatto capire granché agli elettori. E agli stessi militanti, forse. In città, tra le altre cose, non è sfuggita la “latitanza elettorale” di Emiliano e degli altri big di riferimento, strategia stridente col presenzialismo spinto di Giuseppe Conte, che su Brindisi ha scommesso (e perso) molti gettoni. Al fondo, una sensazione: Brindisi è stata la fetta di un accordo più ampio tra Pd e M5s, “immolata” dai dem sull’altare di altre partite future ritenute più appetibili.

La vittoria di Marchionna a Brindisi

Le vittorie rivendicate da Emiliano e Pd


Dinamica e riflessi a sé per gli altri Comuni, nei quali le tendenze nazionali incidono meno rispetto ai capoluoghi. Tanto Emiliano quanto il Pd segnano sul pallottoliere 9 vittorie su 13, con metodo un po’ spericolato: nel calcolo, per esempio, rientra pure Altamura, coalizione civico-centrista. E da un paio di giorni saltella da una chat all’altra la foto del neo eletto sindaco in compagnia di Emiliano, del parlamentare leghista Rossano Sasso e di Massimo Cassano (partner del governatore, capo della segreteria politica Udc: ha già spiegato di voler puntare su alleanze col centrodestra). È un altro indizio non solo del metodo Emiliano, ma anche di una sterzata in corso: il governatore ora guarda al centro, anche in una ventilata proiezione nazionale, “cercando” i moderati cattolici e un improbabile e sorprendente dialogo con Matteo Renzi. Più o meno lo stesso schema che immaginava di poter applicare ai cinque stelle di Conte: un contenitore ampio, per dare un tetto alla sparpagliata e variegata rete dei civici.

I nodi per i dem

Tutte mosse che il Pd pugliese è costretto a tollerare con disagio. I dem sono così schiacciati tra l’incudine degli errori nazionali e il martello degli equilibri regionali. La discutibile, per molti fallimentare, strategia elettorale di Elly Schlein fa già temere l’evaporare dell’effetto congresso: la linea politica poco chiara, la presenza eterea sui temi più scottanti, il conflitto strisciante tra aree del partito, i malumori dei riformisti che temono lo smottamento del Pd troppo a sinistra, un quadro d’alleanze tutto da disegnare (Conte è gelido sul campo largo) e le Europee del prossimo anno sono problemi che da Roma cadono a piombo sulla Puglia.

La vittoria di Petronella ad Altamura

Qui amplificati dalla scomoda convivenza col civismo extralarge e dal timore di aver esaurito la spinta propulsiva del centrosinistra. E con urgenze “laterali” da affrontare in fretta: i candidati sindaco a Bari e Lecce, tra primarie o no; i destini di Antonio Decaro, che dalla primavera non sarà più sindaco di Bari, e di Emiliano, dato che per la Regione si voterà nel 2025. Lo schema “naturale” prevederebbe Decaro alle Regionali, ma attenzione: tra Pd e governatore circola l’idea di candidare il sindaco alle Europee, «tanto per le Regionali si finirà al febbraio 2026». Uno scenario che è la spia di molte cose: confusione, ma anche rapporti tesi e freddi tra Decaro ed Emiliano, tra sgambetti e sospetti.

I rebus irrisolti del centrodestra

Il centrodestra guarda a Brindisi e si interroga: è quello lo schema vincente? Insomma: è opportuno “emilianizzarsi” e pescare candidati fuori dai confini della coalizione? Dibattito aperto. Col solito dilemma sullo sfondo: le quote da assegnare ai partiti, le ambizioni dei leader, la “fusione fredda” di un centrodestra pugliese che poggia più su cordiali diffidenze che su altro, tanto che a celebrare Marchionna a Brindisi c’era lo stato maggiore di Forza Italia, ma non i vertici provinciali o regionali di FdI. Con una postilla: fin qui, da quando è ministro plenipotenziario, Raffaele Fitto non s’è cimentato per davvero (quasi per nulla) con le “cose di Puglia”, e potrebbe magari entrare in partita ora che la posta in gioco aumenta di valore. Di sicuro il centrodestra deve ricucire la rete sui territori pugliesi, svuotata dai tanti errori e dalla “coalizione Emiliano”, e allo stesso tempo misurarsi con un test di forte impronta politica come le Europee, con la prospettiva di un asse tra Conservatori e Popolari. La formula della convivenza, insomma, va trovata quanto prima. Anche in Puglia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA