Gli equilibri, i leader, i big:
centrodestra, cambia tutto

Gli equilibri, i leader, i big: centrodestra, cambia tutto
di Francesco G.GIOFFREDI
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Martedì 6 Marzo 2018, 11:10 - Ultimo aggiornamento: 11:15
La pattuglia parlamentare s’assottiglia vistosamente: lontani i tempi del Pdl, del Porcellum e dei premi di maggioranza regionali. Il centrodestra pugliese si ritrova così a maneggiare l’inatteso: fino a due settimane fa immaginava la cavalcata trionfale in quasi tutti e 24 i collegi uninominali pugliesi, ieri mattina s’è risvegliato con l’amaro sapore della disfatta. Certo non nelle proporzioni del Pd, perché la coalizione s’attesta al 32% e Forza Italia risale al 19%. Ma senza dubbio l’aspettativa era ben altra. Soprattutto per Raffaele Fitto: Noi con l’Italia non solo non innesta il turbo nel feudo dell’eurodeputato salentino, ma non va oltre il 3%. L’effetto è senza precedenti: per la prima volta nemmeno un fittiano pugliese in Parlamento (anche per effetto del ridotto 1,2% nazionale: meno della metà della soglia di sbarramento), a cominciare dallo stesso leader. Che così vede ridursi poderosamente la portata del radicamento territoriale. Col rischio di nuove emorragie tra i fedelissimi: in molti (parlamentari uscenti o dirigenti locali) nutrivano ambizioni ora completamente tradite. Non solo in NcI: anche in Forza Italia è lungo l’elenco di chi s’immaginava già di ritorno o al debutto a Roma.
E allora? Sotto la patina dei numeri il centrodestra come cambia pelle, quale sarà il bilanciamento dei rapporti di forza? Quanto s’avvertirà qui la scalata di Matteo Salvini alla leadership di coalizione? Presto, forse, per dirlo. Di certo l’unità “per forza” sta al momento stuccando molte crepe e tante rivalità territoriali, anche all’interno degli stessi partiti. E in molti casi la coalizione potrebbe non aver remato nella stessa direzione, nei collegi: ruggini antiche o recenti mai superate. Il fatturato elettorale, intanto, è grosso modo questo: 9 parlamentari a Forza Italia, 3 alla Lega e uno a Fratelli d’Italia. Spiccano senza dubbio i tre eletti in quota salviniana: è la prima volta, oltre all’uscente (nel 2013 Pdl, poi fittiano) Roberto Marti, ci dovrebbero essere Rossano Sasso e Annarita Tateo. Sommando Marcello Gemmato (FdI) cambia e non poco la geografia del centrodestra pugliese: il contrappeso liberale a destra e “populisti” è allora tutto in mano ai forzisti. Il 6% della Lega à la pugliese non è certo paragonabile alle performance nazionali e settentrionali, non è stato controbilanciato da adeguate prestazioni elettorali dei moderati-centristi (tradizionalmente ben muniti di voti al Sud, fittiani e non), ma è una spia impossibile da sottovalutare.
Lo sanno bene dalle parti di Noi con l’Italia, ma ne è consapevole anche Forza Italia. Non a caso Luigi Vitali, coordinatore regionale azzurro e ora di ritorno al Senato, avverte tutti, da Fitto agli stessi salviniani: «In Puglia Forza Italia sfonda il 20%, si attesta primo partito della coalizione e supera di 9 punti i dati delle scorse elezioni regionali e di 6 punti l’attuale media nazionale. In un contesto di grande affermazione del M5S, potevamo fare meglio, ma non siamo andati affatto male. Anzi, siamo cresciuti. Peraltro queste elezioni ci consegnano un dato importante: in Puglia sono cambiati gli equilibri e le leadership. Raffaele Fitto, da tempo considerato il leader del centrodestra pugliese non ha apportato un contributo significativo e lascia a Forza Italia, in modo inconfutabile ed incontrovertibile, la responsabilità di guidare la coalizione verso le prossime sfide elettorali che verranno». Insomma: Vitali marca il terreno e pianta paletti, in vista di comunali e future regionali. Peraltro martellando anche il centrosinistra e Michele Emiliano: «Ha indicato il 50% dei capilista e dei candidati nei collegi uninominali. Ha fatto comizi, incontri pubblici, conferenze stampa. Eppure, anche in Puglia, il Pd raccoglie un risultato decisamente deludente sotto la guida di Emiliano», ergo «dovrebbe dimettersi da governatore».
I terremoti nel centrodestra spesso hanno effetti peculiari, in Puglia: per esempio, fanno saltare porte e muri e si assiste così a riposizionamenti e passaggi da un partito all’altro. I fari sono ora puntati sulle mosse di Fitto, che deve far sopravvivere il progetto e rassicurare i fedelissimi: non sarà semplice. Ieri l’ex ministro ha snocciolato l’analisi nazionale, nelle prossime ore potrebbe toccare alla radiografia pugliese.
 
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