«Giustizia per Camara, ordinanze anticaldo insufficienti»: la protesta della Lega dei braccianti

«Giustizia per Camara, ordinanze anticaldo insufficienti»: la protesta della Lega dei braccianti
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Martedì 29 Giugno 2021, 08:28 - Ultimo aggiornamento: 15:20

«Occorre fare piena luce sulle cause della morte di Fantamadi. È diritto dei suoi familiari e amici». È un messaggio diretto alle autorità e alle istutuzioni quello che Aboubakar Soumahoro ha lanciato ieri da Brindisi. A cinque giorni dalla morte di Camara Fantamadi, 27enne originario del Mali morto nelle campagne di Tuturano mentre rientrava a casa in bicicletta dopo aver trascorso una giornata di lavoro nei campi, il presidente della Lega dei Braccianti ieri ha incontrato il fratello del giovane. Accompagnato dal presidente della Comunità Africana, Drissa Kone, e da 6 delegati della Lega braccianti, si è voluto recare sul luogo della morte di Fantamadi. Poi l'abbraccio con i familiari che è valso più di mille parole. La condivisione di un dolore che in questo momento rappresenta tutti coloro che sui campi vengono sfruttati e rischiano la vita. La delegazione della Lega braccianti con Aboubakar si è poi recata nella sede Anpi che ospita lo sportello informativo migranti della Comunità africana. Qui ad attenderli c'erano gli esponenti della Comunità africana ed i volontari delle associazioni che operano nello sportello. Aboubaker ha ringraziato Anpi per il suo lavoro per i migranti e i volontari delle altre associazioni. Ha offerto la sua disponibilità e vicinanza contro ogni tipo di sfruttamento che riguarda tutte le categorie di lavoratori sfruttati precari e a rischio compresi i riders di qualsiasi colore. «Occorre fare piena luce sulle cause della morte di Fantamadi. È diritto dei suoi familiari e amici. Per fermare l'ingiustizia lungo la filiera agroalimentare non bastano le ordinanze regionali o comunali, che vietano il lavoro nelle ore più calde del giorno, ma occorre avere il coraggio politico di riformare tutta la filiera del cibo comandata dai Giganti che dettano le regole indisturbati» ha detto Soumahoro. Ma sul drammatico episodio nelle scorse ore è intervenuto anche il senatore del Movimento 5 Stelle Iunio Valertio Romano. «Ha fatto bene il governatore della Puglia Emiliano ad emanare un'ordinanza dopo le morti registrate nei giorni scorsi» ha sottolineato Romano, in riferimento all'ordinanza con la quale si vieta il lavoro in condizioni di esposizione prolungata al sole, dalle 12.30 alle 16 con efficacia sino al 31 agosto.

La prevenzione e l'emergenza


«Purtroppo il fenomeno delle ondate di calore rientra tra gli eventi avversi con i quali, a causa degli sconvolgimenti climatici in atto, dovremo convivere nel prossimo futuro - ha detto Romano - Ed è proprio per evitare episodi drammatici inaccettabili, che è necessario avviare una riflessione sulle condizioni di lavoro in Italia. Occorre puntare sulla prevenzione e non intervenire in emergenza. Non possiamo abbassare la guardia. Dobbiamo lavorare su più fronti e intervenire ex ante puntando su informazione e prevenzione del rischio, oltre che sui controlli. Solo così possiamo evitare incidenti e infortuni mortali sul lavoro». Proprio per agevolare il coordinamento tra tutti i soggetti che si occupano delle attività ispettive e di controllo unitamente al rispetto delle norme vigenti, il senatore M5s ha depositato disegno di legge per la creazione, «di una Procura nazionale del Lavoro, analoga a quella Antimafia per intenderci, con magistrati specializzati in tema di lavoro. Un organo di questo tipo, che anche i sindacati reputano indispensabile, peraltro, può essere d'ausilio nella lotta al caporalato e alle irregolarità».
Per parte sua, Flai Cgil attacca: «Alle aziende agricole della Puglia non piace la Rete del Lavoro Agricolo di Qualità contro lo sfruttamento e il caporalato».

Laconico il commento del segretario generale della Flai Cgil Puglia, Antonio Gagliardi, a fronte dei numeri che vedono solo 1.189 iscrizioni, 219 in più rispetto a un anno fa. «La nostra regione, con 77mila aziende agricole attive (10,4% del totale nazionale) è seconda solo alla Sicilia. Vorremmo che le rappresentanze datoriali spendessero una parola su un fenomeno che fa dumping alle imprese che rispettano le leggi, offende la dignità delle persone e costringe a un lavoro massacrante che mina la salute di uomini e donne, in qualche caso fino alle estreme conseguenze».

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