Giornalisti, la Puglia dice no alle minacce del Governo: il flashmob a Bari

Giornalisti, la Puglia dice no alle minacce del Governo: il flashmob a Bari
3 Minuti di Lettura
Martedì 13 Novembre 2018, 18:01
Un centinaio di giornalisti ha partecipato oggi a Bari al flash mob #giulemanidaigiornalisti indetto dalla Federazione della Stampa e dalle Associazioni regionali di Stampa, con l’adesione dell’Ordine dei giornalisti. Al sit-in nel capoluogo pugliese hanno preso parte, esprimendo il loro sostegno alla battaglia per la libertà d’informazione dopo le minacce e le aggressioni verbali espresse da autorevoli esponenti di Governo, rappresentanti della Cgil e del mondo dell’associazionismo, insieme al presidente della Regione Michele Emiliano e al sindaco di Bari e presidente nazionale dell’Anci, Antonio Decaro.
Contemporaneamente al flash mob, il Consiglio regionale della Puglia – dopo le adesioni espresse dal presidente e vicepresidente dell’assise regionale e da diversi gruppi consiliari – ha approvato una mozione all’unanimità (con la sola astensione del gruppo Cinque Stelle) proposta dal capogruppo di Forza Italia nella quale, tra le altre cose, si impegna il presidente della Regione ad accelerare le procedure per l’attuazione della legge regionale di sostegno al pluralismo dell’informazione, approvata lo scorso febbraio dal Consiglio.
“Ringraziamo il presidente della Repubblica, Mattarella, per il suo attento esercizio di Garante della Costituzione e in particolare dell’art. 21, mai come in questi mesi minacciato da istituzioni del Paese e da ministri che su quella Costituzione hanno giurato. E ringraziamo le istituzioni regionali – ha detto Bepi Martellotta, presidente dell’Assostampa Puglia - così sollecite nell’esprimere sostegno alla nostra battaglia a difesa della libertà d’informazione e del diritto di cronaca, chiedendo loro un aiuto concreto: portare questa istanza, condivisa davanti alle Prefetture di tutti i capoluoghi d’Italia, nella sede della Stato-Regioni perché diventi un impegno di tutto il Governo”.
 "Riteniamo che questa deriva di aggressività nei confronti dei giornalisti e della libera informazione sia un danno per tutto il Paese. Ogni volta che un giornalista si azzarda a fare il proprio mestiere ed emerge un punto di vista critico, il governante di turno si ribella perché ritiene queste notizie scomode e reagisce infangando un'intera categoria. Definire i giornalisti “pennivendoli” o “prostitute” può andar bene in un clima di populismo becero, non in una repubblica democratica fondata su quell’articolo della Costituzione: “la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. Questo clima di odio che viene alimentato e veicolato sui social, con tanto di liste di proscrizione sul “Blog delle Stelle”, sta comportando il fatto che quasi quotidianamente cronisti e giornalisti vengono minacciati e aggrediti fisicamente e verbalmente”.
“Che lo sappiano, - ha continuato Martellotta - che l'informazione non sarà fermata in nessuna parte del territorio italiano: volenterosi eroi precari che hanno difficoltà a mettere insieme il pranzo con la cena, ormai l’80% della categoria professionale in Italia, continueranno a lavorare, ad assumersi le loro responsabilità, a raccontare cosa accade nei territori, cosa accade in Campidoglio e cosa accade anche nel più piccolo dei municipi italiani, perché questo è il nostro dovere. La libertà dei cittadini di informarsi e di attingere a più fonti informative, non solo al verbo unico veicolato sui social dal “dittatore” di turno, è un diritto che va tutelato, innanzitutto dai ministri della Repubblica. Non ci arrenderemo a questo clima che ricorda i tempi più bui del Ventennio”.
Sull'annunciato taglio dei finanziamenti pubblici ai giornali, infine, Martellotta ha detto: “non saranno le minacce del sottosegretario con delega all’Editoria a fermarci. Ogni volta che toglieranno un euro dalla legge che finanzia soltanto i giornali in Cooperativa o i giornali di partito, nascerà un nuovo giornale. Vogliamo continuare a vivere in un Paese dove escano in edicola “Libero” e “Il Manifesto”, “Repubblica” e “Il Giornale”, un paese più informato e nel quale l’intermediazione dei corpi sociali, i sindacati e i giornalisti, possano lavorare con serenità nell’interesse collettivo”

 
© RIPRODUZIONE RISERVATA