L'intervista/Gabry Ponte: «Troppi errori, ci meritiamo la chiusura delle discoteche: una vergogna incitare i giovani»

L'intervista/Gabry Ponte: «Troppi errori, ci meritiamo la chiusura delle discoteche: una vergogna incitare i giovani»
di Paola COLACI
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Mercoledì 19 Agosto 2020, 09:45 - Ultimo aggiornamento: 13:42
Gabry Ponte, al secolo Gabriele Ponte, con oltre 15 milioni di dischi venduti e 4 milioni di followers sui social, è uno dei dj italiani e producer tra i più conosciuti e suonati al mondo. Ora, però, la musica in quegli stessi club che il guru torinese della dance e dell'electro house italiana ha frequentato da protagonista sin dagli anni '90 si è spenta. Il decreto firmato il 16 agosto del ministro della Salute Roberto Speranza parla chiaro: discoteche chiuse perché il rischio di contagio è troppo elevato. Soprattutto tra i giovani.
Una posizione condivisibile quella del governo?
«Si, alla luce delle immagini che abbiamo visto girare sui social nell'ultimo mese credo sia condivisibile. Mi fa male perché appunto nei club ci sono cresciuto e ci passo buona parte della mia vita (e ci lavoro oltretutto) ma come ho detto in un momento di sfogo su Instagram, ce lo meritiamo».
Nei giorni scorsi il dj Linus ha preso posizione sulla questione, puntando il dito contro chi - governo e Regioni - a giugno ha deciso di far riaprire i club, lamentando poi assembramenti.Erano ubriachi quando hanno deciso di riaprire le discoteche come dice Linus?
«
Condivido le parole di Linus quando dice che era prevedibile che accadesse. E' vero. D'altro canto faccio questa riflessione: in Italia ci sono decine di migliaia di persone che lavorano nel mondo delle discoteche, molte hanno famiglia e hanno bisogno di guadagnare. Era comprensibile provare a far ripartire anche questo settore. Purtroppo».
E cosa pensa, invece, del dj Bob Sinclar che al contrario ha dichiarato che i giovani devono cogliere e vivere l'attimo?
«Mi fa abbastanza vergognare che un addetto ai lavori (adulto) possa incitare i ragazzi a divertirsi fregandosene del rispetto delle misure di sicurezza visto che siamo ancora in stato di emergenza dovuto a una pandemia mondiale. Capisco che questo atteggiamento possa generare consensi facili ma credo ci siano delle priorità».
Regole, protocolli di sicurezza e indici di affollamento: lei stesso sui social a fine luglio ha denunciato che in discoteca spesso le regole sono state ignorate. Ce lo meritiamo: ha detto dopo il provvedimento di chiusura. Ma dalla postazione privilegiata della sua consolle che cosa ha visto quest'estate?
«In realtà quest'estate ho deciso di limitare molto il numero delle serate vista la situazione, ho seguito più indirettamente sui social, e mi sono fatto l'idea che siamo un popolo che semplicemente non è in grado di gestire la propria libertà. Siamo passati da prigionieri in casa a facciamo come se niente fosse successo».
E crede che chiudere le discoteche ora possa servire a limitare la diffusione del contagio, soprattutto tra i giovani? Oppure i locali dovevano restare chiusi già a giugno?
«Le discoteche sono un problema che sicuramente meritava attenzione ma non dimentichiamoci che le discoteche sono popolate da persone, le stesse che poi affollano i bar per gli aperitivi, o che entrano nei locali con la mascherina sul collo, perché tanto non c'è n'è coviddi. Secondo me serve più buon senso in generale. Più informazione, e più rigore nei controlli».
A finire nel mirino , soprattutto sui social, in queste settimane però sono stati i giovani. Troppo indisciplinati e irrispettosi delle regole secondo le accuse. È davvero così?
«I ragazzi hanno sbagliato, questo è sicuro. Ma si sa che i ragazzi a vent'anni hanno voglia di divertirsi e a volte lo fanno in maniera un po' disattenta. Secondo me la responsabilità più grossa ce l'hanno tutti quelli che hanno assistito a questa situazione e non hanno detto niente. Schierarsi ora che i locali sono chiusi è troppo comodo. Io ho fatto diversi post sui social in tempi non sospetti e onestamente mi sarei aspettato più supporto sia dai colleghi sia dagli addetti ai lavori. Invece sono stati quasi tutti restii a prendere una posizione. Per paura di essere attaccati o per convenienza. E non so cosa sia peggio».
Le imprese dell'intrattenimento notturno ora denunciano di essere un capro espiatorio e invocano sostegno economico da parte dello Stato.
«E cosa dovremmo dire ad esempio dei concerti? Bloccati e ancora non riaperti. Almeno alle discoteche è stata data una possibilità».
A questo punto, quali prospettive sono immaginabili? Che futuro prevede per la night life?
«Diciamo che ce la siamo giocata maluccio. Spero comunque che possano riaprire presto perché questo permette ai giovani di tornare a divertirsi ma soprattutto permette al comparto di ricominciare a generare eventi e indotto, però spero che questa volta vengano istituite regole tassative per gli uni e per gli altri».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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