«Frodi e corruzione, non c'è solo la mafia»: l'allarme di De Donno

«Frodi e corruzione, non c'è solo la mafia»: l'allarme di De Donno
di Erasmo MARINAZZO
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Mercoledì 13 Maggio 2020, 09:18
L'attenzione c'è e si concentra sì sulle infiltrazioni mafiose, ma anche sulla corruzione. E su quella parte di imprenditoria collusa e truffaldina. È lo spettro dei settori a rischio scandagliato dal magistrato Antonio De Donno, procuratore di Brindisi e per anni coordinatore della Direzione distrettuale antimafia della Procura di Lecce.

Lei che ha fatto parte del primo gruppo di magistrati antimafia del distretto di Lecce, Brindisi e Taranto, ritiene che la Scu di oggi possa guardare con interesse al tessuto economico particolarmente destabilizzato dall'emergenza sanitaria?
«È un rischio esistente perché oggi è evidente a tutti come il soggetto mafioso sia interessato all'imprenditoria, vista la trasformazione delle mafie tradizionali in mafie imprenditrici. Dobbiamo dunque prestare la massima attenzione alle elargizioni pubbliche già effettuate e che ancor più saranno effettuate nei prossimi mesi e che si preannunciano particolarmente consistenti. E da ritenere infatti che gli appetiti delle mafie saranno molto molto elevati. Tuttavia non vi è solo il pericolo di infiltrazioni mafiose».

Ci sono altri aspetti da monitorare?
«Mi riferisco ai rischi che possano derivare da possibili frodi da parte settori di imprenditoria o pseudo tale con vocazione truffaldina, e dunque di truffe in danno dello Stato. Soggetti disposti ad insinuarsi nei meccanismi di elargizione pubblica per cercare di accaparrarsi indebitamente risorse pubbliche. È un rischio molto forte e concreto, specialmente nelle aree meno industrializzate del Sud in cui tale malcostume è ancora diffuso. Ne siamo consapevoli e stiamo studiando il fenomeno per poterlo affrontare al meglio».

State prendendo in esame anche possibili distorsioni nella pubblica amministrazione?
«Certo, non vi è solo un problema di monitoraggio dei settori della mafia e dell'economia privata. Ad esso si affianca problema della corruzione diffusa, che oggi può trovare ulteriore terreno fertile nei settori più coinvolti nell'emergenza creata dal coronavirus. Non dimentichiamo che il legislatore mette spesso sullo stesso piano i reati di mafia e quelli di corruzione nei meccanismi di tipo repressivo. Ci stiamo concentrando sulle nuove modalità con cui possono manifestarsi sia i fenomeni corruttivi, in ragione proprio delle modifiche dei modelli gestionali indotti dal coronavirus: e ciò sia con riferimento al settore dell'elargizione delle risorse pubbliche che coinvolge vari settori della pubblica amministrazione; sia alla corretta prestazione del servizio in un settore oggi particolarmente sensibile quale quello socio-sanitario preposto alla cura del paziente. E ciò anche per quanto riguarda il corretto esplicarsi del rapporto tra medico, farmacista e paziente e reprimere eventuali forme collusive, quale ad esempio il possibile utilizzo distorto dei mezzi telematici di trasmissione delle ricette elettroniche. È un settore divenuto oggi particolarmente sensibile ed occorre capire quello che è avvenuto, che sta avvenendo e che accadrà. Vi sono anche altri settori in cui le regole sono rapidamente cambiate per effetto dell'emergenza coronavirus, che ha determinato la profonda modifica di comportamenti economici e sociali, ed ha fortemente inciso sull'organizzazione degli uffici pubblici. In queste modifiche adottate in via di urgenza possono insinuarsi potenzialità corruttive o collusive. Ci sono settori sensibili che dobbiamo monitorare con attenzione».

A quali settori si riferisce?
«Mi riferisco ancora una volta al settore delle infedeltà dei pubblici ufficiali e degli incaricati di pubblico servizio, vale a dire al problema noto e storico della corruzione nel nostro Paese. Ci stiamo concentrando sulle nuove forme di corruzione che possono essere indotte dalle profonde trasformazioni sociali indotte dal coronavirus. La corruzione costituisce forse il problema prioritario in questo momento storico del Paese. Perché non dobbiamo consentire che uomini legati allo Stato possano in questo momento privilegiare indebitamente interesse propri o privati a scapito dei cittadini onesti che chiedono a gran voce l'opportunità di risollevarsi da questa crisi nel rispetto delle regole. E che con spirito di servizio, con spirito di sacrificio cercano di risollevarsi dai danni subiti dalle loro aziende anche a causa delle chiusure forzate».

Come intervenire?
«Conosciamo tutti questi settori, li abbiamo studiati, li stiamo esaminando, sappiamo già quali saranno le prossime linee di intervento. Siamo in più convinti, almeno io sono convinto, che sia fondamentale una risposta coordinata, sull'intero territorio pugliese d'intesa con gli altri procuratori. Per l'eccezionalità del momento, per l'eccezionalità dei problemi che dobbiamo affrontare e per l'eccezionalità della risposta da dare, possibilmente in forma condivisa. Bisogna far percepire ai cittadini che le istituzioni sono compatte, sono dalla loro parte, vogliono tutelare l'economia legale e le persone oneste. Oggi non si può parlare solo di giustizia in senso lato, la giustizia oggi assume connotati di valore etico. È questa l'esigenza primaria di questo momento e su questa strada andremo avanti in modo inflessibile».
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