Confindustria sostiene la proposta di Caroli: «Sì al bonus 20mila euro per ricollocare i lavoratori»

Confindustria sostiene la proposta di Caroli: «Sì al bonus 20mila euro per ricollocare i lavoratori»
di Massimiliano IAIA
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Giovedì 12 Gennaio 2023, 08:00

Tra i primi a sostenere la proposta del presidente della task force regionale, Leo Caroli, che per rilanciare l’occupazione nel territorio suggerisce il riconoscimento ad un’azienda che vuole investire in Puglia la somma di 20mila euro per ogni lavoratore ricollocato, c’è il presidente di Confindustria Puglia Sergio Fontana.
Presidente Fontana, cosa pensa della proposta avanzata dal numero uno della task force regionale?
«Caroli parla di politiche passive del lavoro, che non posso che sostenere, perché nessuno può e deve restare indietro, ma personalmente sono molto più interessato alle politiche attive del lavoro, affinché tutti i dipendenti possano effettivamente ricollocarsi nel mondo del lavoro. La gente del Sud non vuole solo ammortizzatori sociali, non vuole solo dipendere, vuole il lavoro, perché solo il lavoro conferisce dignità. Mi auguro che la proposta di Caroli sia appoggiata non solo dal presidente Emiliano e dall’assessore Delli Noci, ma anche dall’Università, dai centri di ricerca, dai sindacati. Ci sarebbe un vantaggio innanzitutto dal punto di vista della formazione, e poi si tratterebbe di una possibilità imperdibile per persone che in questo modo non verrebbero definitivamente escluse dal mondo del lavoro».
Senza incentivi diventa impossibile per qualsiasi impresa, è così?
«Nella mia esperienza da presidente di Confindustria, mi è capitato diverse volte di valutare la situazione di determinate crisi aziendali. Ebbene, ho spesso riscontrato come spesso ci fossero ben poche misure a favore dell’imprenditoria. Sono insufficienti le armi per difendere il lavoro, nonostante l’articolo 1 della Costituzione dica chiaramente come la nostra sia una Repubblica fondata sul lavoro, e nonostante solo grazie al lavoro possiamo pensare di pagare il debito di 2.800 miliardi di euro che abbiamo».
Oggi la prospettiva è il Pnrr?
«In quel caso una quota della somma è a fondo perduto, ma per gran parte si matura un debito: come lo pagheremo, se non abbiamo tutti - dalle imprese ai lavoratori - una rete di protezione? Con una proposta come quella formulata da Caroli facciamo invece gli interessi dell’azienda, del lavoratore e della società stessa».
Qual è la fotografia dell’imprenditoria pugliese in questo momento?
«Generalmente sono abituato a vedere il bicchiere mezzo pieno. Allo stesso tempo, non posso non riconoscere come il sistema sia reduce da situazioni complicatissime, e nemmeno archiviate, come la guerra e la pandemia, ma devo anche aggiungere che la classe imprenditoriale pugliese ha dimostrato di saper navigare in acque perigliose. Quest’anno avremo una serie di problematiche da affrontare con lo spirito giusto: la maggiore è il clima di incertezza, anzi, se mi permettete un gioco di parole, qui l’unica certezza è che vivremo nell’incertezza. Per le imprese c’è il problema del costo del denaro, mentre per i lavoratori dipendenti e i pensionati c’è l’inflazione, che è la tassa più iniqua e odiosa che esista, perché colpisce solo i poveri. Se non c’è la possibilità di un aumento dello stipendio per i lavoratori, ci sarà una netta contrazione dei consumi e quindi della produzione, con contraccolpi economici a cascata».
Qual è la via d’uscita?
«Abbiamo una quantità di fondi da utilizzare, e vanno spese nel miglior modo possibile entro il 2026. Ma non mi riferisco solo al Pnrr, bensì anche al Fondo di coesione, così come le risorse per la programmazione 2021-2027: ci sono opportunità per chi vuole fare impresa nel territorio».
Ha parlato prima di inflazione, e proprio in questi giorni è particolarmente scottante il tema del rincaro del carburante. L’Istat ha detto che un progressivo aumento rischia di incidere notevolmente sull’inflazione. In che modo le aziende attraversano questa fase?
«Le imprese stanno reagendo con grande difficoltà, cercando di assorbire il colpo, partendo innanzitutto da una riduzione dei consumi. Penso infatti a molti spostamenti che sono stati cancellati anche grazie alla possibilità che oggi abbiamo di riunirci in call conference. Certo, va riscontrato come il costo dell’energia non sia uguale in tutta Europa e non sia uguale in tutto il mondo, e questo è un grosso problema in termini di competitività del nostro sistema imprenditoriale, oltre che di sviluppo stesso».
Come giudica i primi mesi di operato del governo Meloni?
«Ritengo sia ancora troppo presto per valutare. Noi metteremo il governo nelle migliori condizioni per lavorare, sono personalmente contento del fatto che, grazie soprattutto alle intercessioni del ministro Fitto, sia stato possibile prorogare la decontribuzione del 30% al Sud, in Confindustria ci siamo battuti moltissimo affinché questo strumento potesse estendersi il più possibile, perché lo sviluppo del Sud avvantaggia non solo il Mezzogiorno ma tutta l’Italia. Mi aspetto che le prossime misure siano altrettanto importanti, anche perché diversamente non sarà possibile riuscire a spendere tutti i fondi a nostra disposizione. Proprio in queste ore ho letto che la Dorsale adriatica non sarà completata prima del 2036. Diciamocelo chiaramente: con questi tempi non andremo da nessuna parte. Bisogna essere pronti a modificare le strategie, se necessario nominando commissari straordinari, ovviamente dopo aver ascoltato tutti i pareri necessari in casi come questo. Il modello Genova è un esempio virtuoso che dimostra come la volontà di realizzare le cose sia determinante. Serve l’aiuto di tutti, dalla maggioranza e dall’opposizione: mai come adesso siamo davvero tutti sulla stessa barca».
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