Fondi fermi in edilizia e le risorse in arrivo del Pnrr: la Puglia “obbligata” al cambio di marcia

Fondi fermi in edilizia e le risorse in arrivo del Pnrr: la Puglia “obbligata” al cambio di marcia
Fondi fermi in edilizia e le risorse in arrivo del Pnrr: ​la Puglia “obbligata” al cambio di marcia
di Alessio PIGNATELLI
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Domenica 26 Settembre 2021, 05:00

L’allarme è stato lanciato dalla Cgil pugliese e ha una funzione collaterale: spronare ad attrezzarsi in vista delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza destinate sul territorio. Il miliardo fermo in edilizia - solo l’1% impegnato - nasconde una preoccupazione ancora maggiore. Il ragionamento è più o meno: se non si sanno sfruttare le risorse standard, cosa accadrà con la bocca di fuoco del Pnrr? La Regione si sta attrezzando per dotarsi di una task force specifica proprio per i progetti legati ai fondi europei.

Serviranno diverse unità e professionalità per evitare lo stallo che si è creato nell’edilizia. Lo ha ricordato la Cgil: 937 milioni di euro disponibili per interventi edili in Puglia - che svilupperebbero 5mila posti di lavoro in un settore che ne ha persi oltre 30mila negli ultimi anni - e solo l’1% di risorse impegnate dalle stazioni appaltanti. Da tempo il sindacato spiega che la pubblica amministrazione paga anni di disinvestimenti in termini di risorse economiche e umane. Sono soprattutto i Comuni nell’occhio della lente.

In particolare, le risorse ferme riguardano 482 milioni per interventi relativi al Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare; 66 milioni per l’ammodernamento e la messa a norma in base alle disposizioni anti Covid degli edifici scolastici; 304 milioni per l’edilizia giudiziaria; 85 milioni per la messa in sicurezza di edifici pubblici e territori.

Claudio Stefanazzi, Capo di Gabinetto della Giunta della Regione Puglia, ha ricordato come «l’Ente supporta sul piano economico e tecnico i piccoli comuni che non hanno risorse professionali al proprio interno per la redazione delle progettazioni esecutive». Insomma, occorre dare una mano ai più piccoli che fanno fatica.

Una disamina globale

E allora è utile fare una disamina su alcune voci di spesa per capire com’è la situazione in Puglia. Sul sito governativo open coesione - dati aggiornati ad aprile - si possono avere delle indicazioni. Per esempio, per quanto riguarda il ciclo di programmazione 2007-2013 i progetti monitorati sono in totale 73.491. I progetti conclusi raggiungono il 79%, quelli liquidati il 7% e in corso il 14%. Interessante anche vedere le stazioni appaltanti e le cifre investite: Rfi spa - rete ferroviaria italiana è la principale con 2milioni e 400 mila euro, poi ci sono tra gli altri la Regione Puglia(1.817.533.102), la Banca del Mezzogiorno-mediocredito centrale spa (876.764.388) e Acquedotto pugliese s.p.a. (456.039.523). In quali settori si interviene? Istruzione, occupazione e ricerca tra i comparti principali.

Se si passa al ciclo di programmazione 2014-2020, le percentuali cambiano. In questo caso, i progetti monitorati sono più di 60mila di cui solo il 18% è concluso. Il 48% è liquidato mentre in corso è il 30%. Tra i settori principali in cui si interviene ci sono ancora occupazione (45%), competitività delle imprese (20%) e ricerca e innovazione (14%). I maggiori soggetti attuatori sono Banca del Mezzogiorno (1.639.693.205), Agenzia delle entrate (834.488.263), Invitalia (679.992.689). È bene sottolineare che sono davvero tante le stazioni appaltanti. E chiaramente anche questo può creare differenze e disallineamenti tra progetti e tempistiche.

Caso virtuoso: nonostante le gravi difficoltà derivanti dalla pandemia da Covid 19, la Regione Puglia ha confermato la capacità di spesa per i fondi Ue. Il riferimento è al Programma Operativo Por Puglia Fesr – Fse 2014/2020 che a dicembre 2020 ha raggiunto e superato il target di spesa previsto dalla Commissione europea certificando una spesa pari a 3.232.096.179 euro (totale quota pubblica), di cui 2.499.954.546 euro a valere sul Fesr e 732.141.633 euro sul Fse (su una dotazione complessiva del Programma di 4.450.599.375 euro). Rispetto ad agosto 2020 è stata certificata una spesa aggiuntiva pari a 1.096.404.428 euro (di cui 806.545.911 euro a valere sul Fesr e 289.858.517 euro sul Fse). Nell’intero anno 2020 la spesa totale ha registrato un incremento rispetto a dicembre 2019 pari a 1.300.4487.870 euro.

Capitolo a parte, infine, il Programma di sviluppo rurale che non decolla nonostante tutte le lotte per riuscire ad avere i fondi. Il rischio è che a fine anno i fondi europei non siano stati spesi e, in tal caso, vanno restituiti. Vale la pena ricordare che la Regione Puglia nei mesi scorsi era stata costretta a chiedere all’Europa una seconda deroga, dopo quella ottenuta l’anno precedente. Sperando, appunto, che non diventi un modello da seguire anche per il Pnrr.

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