Fondi europei, carte false per ristrutturare impianti e per le quote rosa. Gli esempi della Corte dei Conti

C’è chi ha mentito sulla propria fedina penale e chi ha dovuto restituire migliaia di euro

La sede della Corte dei Conti pugliese
La sede della Corte dei Conti pugliese
di Alessio PIGNATELLI
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Venerdì 3 Marzo 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:34

Fiumi di denaro intercettati grazie a espedienti o a dichiarazioni false. Un fenomeno che comporta gravissimi bachi nell’economia pubblica e su cui si è concentrata l’attenzione dei magistrati della Corte dei Conti pugliese nel 2022. I soldi dell’Europa fanno gola e l’impegno nel contrasto alle frodi e alle irregolarità nella percezione di risorse pubbliche è contenuta in un focus della relazione del procuratore regionale della Corte dei Conti, Carlo Alberto Manfredi Selvaggi e del presidente Francesco Paolo Romanelli, di mercoledì. Pagine in cui vengono segnalate decine di illeciti contestati rimarcando che resta altissima l’attenzione «sulle ingentissime risorse finanziarie relative alla fase esecutiva del programma Next generation Eu e del conseguente Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)».

Alcuni esempi

La procura va nello specifico dei singoli casi ed è interessante capire come si muovevano vari soggetti per sfruttare queste risorse in maniera, sostengono i giudici, fraudolenta. Tant’è che è forte la collaborazione reciproca fra la Corte dei conti e l’Olaf (Ufficio europeo per la lotta antifrode) con il quale la procura generale della Corte ha rinnovato un “Accordo di cooperazione amministrativa”. Qualche esempio. La magistratura contabile ha contestato «a un soggetto sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale», e per questo escluso dai finanziamenti, l’ottenimento di oltre 142mila euro erogati da Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) nell’ambito dei fondi Feaga (Fondo europeo agricolo di garanzia) e Feasr (Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale). La normativa prevista dal Codice delle leggi antimafia prevede infatti che i soggetti ai quali sia stata applicata, con provvedimento definitivo, una delle misure di prevenzione non possano ottenere contributi, finanziamenti o mutui agevolati e altre erogazioni dello stesso tipo. E proprio nello stesso ambito è stato beccato un altro soggetto per un importo ancora più ingente: oltre 291mila euro di provenienza europea.

C’è chi, poi, ha dichiarato il falso pur di ottenere fondi da Bruxelles.

Una persona è stata condannata in quanto, per l’ottenimento di contributi pubblici pari a circa 6mila euro, «ha rilasciato dichiarazioni non corrispondenti al vero finalizzate all’ottenimento di erogazioni in presenza di cause di divieto» e «ha attestato di essere a conoscenza degli effetti sanzionatori per le affermazioni non rispondenti al vero anche in relazione alla perdita degli aiuti previsti dalla normativa comunitaria e nazionale in materia». Insomma, un monito anche per chi compila distrattamente o senza dare peso ad alcune affermazioni contenute nelle varie dichiarazioni. A proposito: non si scherza, ovviamente, con la fedina penale. C’è chi ha indebitamente ottenuto finanziamenti comunitari per l’agricoltura per ben 9 anni, dal 2010 al 2019. Dal casellario giudiziale è emerso però che - a maggio 2008 con decreto della Corte di Appello di Bari, divenuto definitivo a dicembre 2009 - gli era stata applicata la misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per tre anni e mezzo.

La sinergia con la Finanza

Una segnalazione della Guardia di Finanza ha acceso i riflettori dei magistrati sulla questione “rosa”. Sì perché, a una società e al suo amministratore, la Corte dei Conti ha contestato «l’indebita percezione di risorse pubbliche» per oltre 59mila euro erogati «per favorire l’accesso al lavoro femminile nell’ambito del Por Puglia 2007/2013», condannando al risarcimento dell’intera cifra. Mentre, grazie a un’altra segnalazione delle Fiamme gialle, i magistrati hanno perseguito una ditta per aver intascato oltre 119mila euro di contributi pubblici erogati dalla Regione Puglia «per la realizzazione di una struttura per ospitalità agrituristica in agro di Acquaviva delle Fonti in provincia di Bari» omettendo «le informazioni dovute circa la cessazione dell’attività e l’alienazione dei beni oggetto degli aiuti».

La sinergia della Corte dei Conti con i finanzieri si basa anche sulle tecniche digitali per scovare irregolarità. Da diversi anni, infatti, all’interno della Guardia di Finanza è stato istituito un gruppo specializzato di informatica forense noto come Computer Forensics e Data Analysis: si tratta di personale qualificato che interviene in ausilio di altri colleghi quando occorre operare per la raccolta di prove informatiche. E proprio con l’aiuto di questa task force è emersa la presentazione di documentazione falsa con preventivi di spesa artefatti. Due società avevano ottenuto rispettivamente ben 295mila euro e 417mila euro per l’ammodernamento degli impianti di lavorazione, trasformazione e commercializzazione nel comparto lattiero-caseario. Somme ingenti che rappresentano solo uno spaccato di un fenomeno che rischia di rinvigorirsi con gli ulteriori passaggi del Pnrr su cui la Corte dei Conti «presterà la massima attenzione».

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