Fine della trattativa: Berlusconi dice sì
Europee, Fitto sarà capolista al Sud

Raffaele Fitto
Raffaele Fitto
di Francesco G. GIOFFREDI
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Giovedì 20 Marzo 2014, 13:39 - Ultimo aggiornamento: 21 Marzo, 12:09
LECCE - Alla fine prevalsa la fame di voti, la necessit di rimpolpare le percentuali un po’ pallide di Forza Italia, l’appeal del pacchetto di preferenze che al Sud gravita attorno a Raffaele Fitto: l’ex ministro salentino sar capolista di Forza Italia nella circoscrizione meridionale alle Europee. Così ha decretato Silvio Berlusconi, dopo mille tentennamenti, laceranti discussioni, pressing in un senso e nell’altro, e dopo una giornata di vertici al calor bianco: dapprima con il gruppo dirigente del partito, e poi a quattr’occhi con lo stesso Fitto. Il vicerè salentino sarà peraltro l’unico beneficiario della “dispensa papale”: Berlusconi non fa saltare del tutto e per tutti il vincolo anti-faide intestine (e cioè lo stop alla candidatura di deputati e senatori), ma concede la deroga soltanto all’ex ministro. Almeno per ora, perché resta pericolosamente in bilico il via libera a Renato Brunetta, presidente dei deputati forzisti.



La strategia. Ma tant’è: Fitto - ammaccato dopo la sfiancante e tutto sommato infruttuosa battaglia “lealista”, e quindi a rischio marginalizzazione - rivede la luce, riprende ossigeno e s’intesta un primo round. Adesso può mettere in cantiere il progetto pianificato con meticolosità e col canonico silenzio che appartiene al personaggio: sfoderare la prova muscolare, rastrellare voti in dosi massicce (obiettivo 300mila preferenze), magari stracciare a distanza il consigliere politico berlusconiano Giovanni Toti (capolista al Nord-ovest), e poi battere il pugno sul tavolo nazionale di Forza Italia. Rivendicando spazio, voce, e un’impostazione più strutturata, classica, stratificata del partito. Insomma: la perfetta antitesi dei club berlusconiani, della architettura leggera e del movimento affidato a dirigenti “modello Toti”. Cioè senza storia politica e pescati dalla società civile berlusconiana.



La decisione. Va da sé che un minuto dopo l’elezione, Fitto si dimetterebbe. Bruxelles e Strasburgo non sono il suo orizzonte di riferimento: è l’ulteriore testimonianza della crociata simbolica ingaggiata dall’ex ministro con le Europee. Ma perché Berlusconi gli ha concesso il disco verde? Per due ragioni. Primo, per non arrivare al doloroso strappo con chi nei mesi scorsi s’era messo a capo dei “lealisti”, e sarebbe un peccato mortale - per l’ex premier - disperdere il patrimonio di voti e la ramificazione territoriale fittiana. Secondo: Berlusconi è oggi in una situazione di oggettiva debolezza. Confermata l’interdizione per due anni, impossibilitato a candidarsi da capolista alle europee, in ansia per il verdetto del giudice di sorveglianza del 10 aprile (domiciliari o servizi sociali?), persino autosospesosi dalla carica di cavaliere, il leader azzurro vede il partito sfuggirgli come sabbia tra le dita. Vacilla, l’ex premier. E allora ogni iniezione di voti è linfa vitale. E al Sud, in assenza di Fitto, mancherebbe un capolista di forte impatto: al Nord-Ovest ci sarà Toti, al Nord-Est potrebbe toccare a Brunetta, al Centro è scontata la conferma dell’uscente Antonio Tajani, mentre il delicato fronte meridionale rappresenterebbe un intricato rebus senza il vicerè salentino.



Il pericolo. Certo, circola ancora la suggestione al sapor di colpo di scena: Berlusconi potrebbe tirar fuori dal cilindro una delle figlie (Marina o Barbara), da candidare come capolista in tutte e cinque le circoscrizioni, valorizzando al meglio il marchio di famiglia. Ecco, appunto: è questa l’unica, vera trappola da cui Fitto dovrà guardarsi da qui al 15 aprile, ultimo giorno utile per la presentazione delle liste europee.



Gli incontri. Ieri il via libera è stato sancito da Berlusconi dopo il colloquio con i capigruppo di Camera e Senato (Brunetta e Paolo Romani), con i fedeli collaboratori Gianni Letta, Niccolò Ghedini e Denis Verdini, e con Raffaele Baldassarre. Proprio quest’ultimo era il “presidio fittiano” nel vertice ristretto: salentino e uomo di fiducia dell’ex ministro, Baldassare è capodelegazione di Forza Italia in Europarlamento, e sarà ricandidato così come tutti gli uscenti. Poco dopo, e sempre nel pomeriggio, l’ex premier ha incontrato Fitto: un chiarimento franco, a tratti spigoloso e abrasivo. Del resto in questi giorni l’ex ministro non s’è unito al coro di plaudenti per una possibile candidatura del leader alle europee, ha tenuto orgogliosamente la barra dritta, e ha cucito la sua trama sottotraccia. Una campagna elettorale “ombra” partita settimane fa: il presidio sistematico della Puglia, e soprattutto gli incontri e gli accordi nelle altre regioni del Mezzogiorno. Il quadro resta comunque fluido e un po’ nebuloso: non è ben chiaro se la deroga a Fitto resterà un caso isolato o sarà affiancata da altre decisioni di stessa risma. In serata l’ufficio stampa azzurro s’è pure affrettato a precisare che «nessuna decisione ufficiale è stata presa». Ma Fitto già pregusta il sapore della battaglia.
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