L'intervista/ Fitto: «In Puglia giostra di potere e clientele, con me cantieri, occupazione e una Regione più efficiente»

L'intervista/ Fitto: «In Puglia giostra di potere e clientele, con me cantieri, occupazione e una Regione più efficiente»
di Francesco G.GIOFFREDI
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Giovedì 17 Settembre 2020, 08:22 - Ultimo aggiornamento: 15:18
Raffaele Fitto, candidato governatoredel centrodestra: il tratto caratterizzante di queste elezioni sembra essere in realtà il “voto contro”. Si sceglie Emiliano per paura delle destre, si vota Fitto per mandare a casa il centrosinistra.
«La sinistra vota Emiliano per paura, senza un progetto politico econsapevole del disastro: in tanti ammettono di non poter votare per il centrodestra, “costretti” a scegliere Emiliano. Nella nostra coalizione c’è invece convinzione nel progetto, serietà, unità reale, e lo dimostriamo giorno dopo giorno. C’è un spirito positivo, non di facciata. Dall’altra parte vedo invece mortificati quanti parlano di valori, obiettivi e scelte che sono l’opposto di ciò che ogni giorno Emiliano fa a loro ingoiare».

Lei ha presentato solo pochi giorni fa il programma: come mai così tardi?
«È stata una scelta precisa. Ci sono due tipi di programma: quello scritto in solitudine, sostenendo poi di aver coinvolto social e tavoli; e il nostro, frutto di ascolto reale. Abbiamo consultato imprese, categorie, associazioni. E resta comunque un programma aperto a nuovi contributi e spunti».

Ha insistito molto sulla concretezza: ci sono atti o testi di legge già pronti?
«Le faccio due esempi. Abbiamo già il testo sulle infrastrutture: ridurrà i tempi di realizzazione, la media in Puglia è di quattro anni a fronte dei meno di due in Emilia Romagna e Lombardia. Ci sono lungaggini inaccettabili e un groviglio di pareri, intendiamo prevedere un potere sostitutivo e un premio per chi dimostra di essere rapido nel realizzare gli investimenti. E ribadisco: in 15 anni non è stata realizzata un’opera strategica, le ultime - cioè aeroporti di Bari e Brindisi e Alenia a Grottaglie - risalgono alla nostra amministrazione. Secondo esempio: c’è già un testo pronto su formazione e lavoro, che trasformerà i tirocini in azienda in contratti a tempo indeterminato. Ma la logica sarà la stessa per tutti gli ambiti».

Se eletto, si troverà a gestire l’emergenza Covid.
«La Regione non ha gestito bene l’emergenza, alla Puglia è andata bene. Sono concetti diversi, non lo dico io ma i dati del ministero della Salute e dell’Istituto superiore della sanità: la nostra regione, tra quelle del Centro-Sud che hanno beneficiato del lockdown, è quella con il tasso di mortalità più alto; è quella che ha effettuato il minor numero di test nei mesi scorsi; è quella che presenta ritardi nell’organizzazione del sistema, tanto è vero che, insieme all’Umbria, la Puglia è la regione che impiega il maggior numero di giorni per l’esito del tampone, 11. Bisognerà riprendere un percorso di assistenza e cura di tutte le altre malattie, questa Regione ha interrotto tutto il resto come se le altre malattie non ci fossero più. Dobbiamo porre rimedio ad un’altra grave scelta sbagliata, quella di escludere i medici di medicina generale e del territorio. La Regione ha attivato tardissimo e male le Usca e le ha chiuse subito dopo. Per noi il protagonismo dei medici sarà invece fondamentale».

Ci sarà allora una task force per gestire l’emergenza?
«Se dovessimo guidare questa Regione, nella gestione della pandemia non ci sarà più un uomo solo al comando che diventa un candidato al Consiglio regionale e che trasforma una cosa seria in una cosa ridicola. Emiliano e Lopalco sono scesi in campagna elettorale, lo trovo offensivo per la dignità di operatori sanitari e contagiati. Noi costruiremo una squadra. Oltretutto, dopo la fine del lockdown, la comunicazione della Regione è stata azzardata e sbagliata, con un occhio alla campagna elettorale e uno alla gestione del Covid: siamo passati da messaggi di apertura e invito a venire in Puglia all’allarmismo. Un tentativo di drammatizzazione che non corrisponde ai dati di fatto: l’aumento dei tamponi ha portato a scoprire un numero alto di asintomatici, quindi un minor numero di ricoveri».

Lei viene accusato di essere l’iniziatore, da governatore, della sequenza di chiusure e accorpamenti di ospedali. I vincoli oggi sono tanti, gli ostacoli pure (a cominciare dal riparto del fondo sanitario nazionale): come intende riformare l’offerta sanitaria?
«Qualcuno mi indica un ospedale chiuso da me? E c’è chi può indicare ospedali dove era stato promesso di riaprire reparti chiusi, e dove invece ci sono stati dimezzamenti da parte di Vendola ed Emiliano? In questo caso possiamo fare molti esempi. Io ho sempre detto che avrei chiuso alcuni reparti, all’epoca, e che li avrei sostituiti con altri. Il centrosinistra ha dimezzato le previsioni del mio piano e poi ha chiuso ospedali o tagliato. Quanto al fondo sanitario nazionale, ogni anno può essere bloccato in Conferenza delle Regioni se qualcuna è contraria, senza poi fare comizi per lamentarsi».

Qual è la prima urgenza su cui interverrà in casodi elezione?
«La riorganizzazione della Regione. In questi anni è stata “gonfiata” in modo eccessivo e resa inefficiente. Non realizziamo infrastrutture o impianti per chiudere il ciclo dei rifiuti, siamo ultimi nella spesa delle risorse del Psr, tra gli ultimi per gli altri fondi europei, e tra le regioni che spendono di più per la mobilità passiva in sanità».

Ma come intende riorganizzare, concretamente?
«La mano destra deve sapere cosa fa la sinistra, evitando sovrapposizioni tra assessorati e Agenzie e ipertrofia della macchina amministrativa: un efficientamento della macchina burocratica che sia in grado di dare risposte con tempi certi e assunzioni di responsabilità precise. In Regione sono state peraltro mortificate moltissime competenze di tante persone, per via di scelte di un gruppo ristretto che circonda la presidenza».

Vuol smantellare le Agenzie regionali?
«Oggi posso solo parlare di risultati oggettivamente negativi. Verificheremo in pochissimi giorni lo stato di attuazione e di efficienza».

In politica va sempre così, però: vengono solo sostituiti nomi e volti, ma le postazioni restano.
«In Puglia è stata messa in piedi una giostra del potere e delle clientele, alimentata dalla tassazione, 300 milioni all’anno in più. Io non voglio essere il giostraio: intendo smontare la giostra. Inquesti anni la Regione è diventata un ente di gestione che distribuisce incarichi e prebende. Ed è imbarazzante ciò che accade in questi giorni, anche con atti spesso illegittimi, piegando le istituzioni a interessi elettorali».

Come intende sfruttare le opportunità dei fondi europei? In ballo c’è già il nuovo ciclo 2021-27.
«Abbiamo già lanciato l’idea di “Casa Puglia”: valorizzare la sede a Bruxelles della Regione per essere un interlocutore pronto e attento a beneficio di tutti. La nuova programmazione? Sarà concordata con tutti gli interlocutori regionali, la Puglia è in ritardo anche su questo. E le risorse saranno concentrate sulle idee forti del programma, cercando però di recuperare prima di tutto terreno sulla vecchia programmazione collegandola alla nuova. Faccio un esempio sul Psr: è incredibile che non ci sia stato un incontro con il Commissario europeo per l’agricoltura per trovare una soluzione per le risorse a rischio, visto che c’è la proroga della rendicontazione. Ora sento promettere, dopo il disastro e l’avanzata della xylella, un miliardo del Recovery fund: ma è qualcosa che non esiste, bisognerebbe interrogarsi invece sul perché non stati spesi 1,6 miliardi del Psr».

Capitolo xylella: c’è l’opportunità del piano di rigenerazione olivicola del governo. Come la sfrutterebbe?
«Un piano che ha di fatto commissariato la Regione, inesistente sul tema: 2-3 anni all’insegna della demagogia con i negazionisti, poi l’immobilismo. Adesso l’assessorato all’Agricoltura deve tornare luogo dell’analisi e della programmazione. Vorrei peraltro ricordare che due anni fa col collega eurodeputato De Castro, del Pd, ho presentato a Emiliano un piano di rigenerazione olivicola: è rimasto nel cassetto».

Scettico sul Recovery fund in Europarlamento, ma nel programma fa spesso riferimento a quelle risorse...
«Sul Recovery fund ho espresso critiche nel merito, spiegando che avrei preferito un provvedimento forse con minori risorse e però più rapido. Criticare le modalità non vuol dire non saperne cogliere le opportunità. E personalmente conosco bene il meccanismo del Recovery fund, del Green new deal, del Just transition fund di cui sono stato relatore».

In caso di vittoria, che criterio seguirà per la nomina degli assessori? Ci sarà un vice della Lega?
«Le nomine saranno in sintonia con i partiti, cercando di valorizzare le competenze e tenendo insieme tutte le esigenze. Il vice? Sarà della Lega ed è giusto così, lo sceglieremo insieme, ma sull’indicazione espressa fin qui non ho alcun motivo per esprimere giudizio contrario. Di sicuro nominerò un assessore alla sanità. Se sarà un tecnico o un politico? Valuteremo. Abbiamo le idee chiare e l’assessore troverà comunque un lavoro già predisposto sul Covid».
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