Da Emiliano e Decaro il messaggio per Roma: Pnrr e Autonomia differenziata, primi paletti al governo. L'analisi

Fiera del Levante, il messaggio a Roma
Fiera del Levante, il messaggio a Roma
di Francesco G. GIOFFREDI
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Sabato 15 Ottobre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 16 Ottobre, 13:06

Il confronto stavolta è al buio, senza interlocutori di governo, senza contendenti all’altro angolo del ring, senza quella fibrillante elettricità che in passato era un misto di garbo istituzionale e palpabile tensione, col rischio di annacquare un po’ tutto. All’inaugurazione dell’85esima edizione della Fiera del Levante non presenzia il premier, o un ministro o un sottosegretario, perché Mario Draghi ha optato per un’uscita di scena col bassissimo profilo e perché Giorgia Meloni non ha nemmeno ricevuto il formale incarico. Ma l’inedita circostanza non toglie completamente mordente alle parole di Michele Emiliano e Antonio Decaro, alle rivendicazioni, ai moti d’orgoglio e ai messaggi e paletti scanditi da governatore e sindaco al governo che verrà.
Dal Pnrr all’autonomia differenziata, passando per il delicato dossier dell’energia e del caro bollette, fino a decontribuzioni e reddito di cittadinanza, entrambi farciscono i discorsi - colmi della consueta elencazione delle “cose belle e buone” fatte in Puglia e a Bari - di indicazioni nemmeno troppo criptiche, di ammonimenti e avvertimenti a una controparte che di fatto ancora non c’è. Una sorta di prima agenda e di antipasto delle battaglie che Emiliano e Decaro - il quale peraltro non si spoglia, e lo dice, dei panni di presidente nazionale Anci - ingaggeranno di qui a breve con la premier Meloni e con la sua squadra di ministri. Con la solita difficile formula da trovare: dialogare con Roma, senza cedere; tirare la corda, senza spezzarla; difendersi, senza arroccarsi e isolarsi. Sarà una prova di maturità, la prima con un governo di centrodestra.

 

Nè governo e né parlamentari

Ieri a Bari il governo (vecchio e nuovo) non c’era, ma a dire il vero latitavano pure i parlamentari (impegnati a Roma) e i consiglieri regionali. Le assenze hanno dato però paradossalmente più coraggio, Emiliano e Decaro - col primo che un paio di volte ha cercato la sponda del secondo - hanno affondato qualche colpo, muovendosi tra emergenze di oggi e scenari futuri. Meno “istintivo” rispetto al passato, il governatore, tatticamente prudente nello studiare il campo nazionale. Buoni alleati di governatore e sindaco sono stati ieri Pasquale Casillo e Marina Lalli, voci per nome e per conto del board della Fiera: l’uno ha rispolverato la «questione meridionale», l’altra ha posto l’accento sul «Sud operoso che fa e non aspetta». Il fil rouge di tutta l’inaugurazione è stato del resto quello. Poi ci sono, appunto, gli embrioni di battaglie che Emiliano e Decaro sono pronti a ingaggiare con Meloni e co. Ma con quali possibilità di riuscita o di trattativa, e con quali approcci? Una prima, prudente analisi si può già accennare.
E allora: il Pnrr non va rimodulato, dice Decaro («non retrocederò neanche di un centimetro», «ci siamo conquistati ogni euro che abbiamo ottenuto», «un’occasione che non dobbiamo sprecare). Ed Emiliano rincara: le Regioni hanno «volentieri ceduto al governo centrale» una parte delle competenze di spesa, «avrebbero avuto titolo per chiedere una rivisitazione, ma adesso è talmente urgente farlo camminare così com’è che hanno smesso di insistere». Rinegoziazione del Pnrr e accelerazione sui fondi Ue saranno il primo terreno di confronto della Puglia col governo, e - chissà - anche col quasi ministro Raffaele Fitto: una partita di lungo respiro, per maratoneti. E non certo nuova. «Devono sapere con chi hanno a che fare quando ci incontrano», sbotta Emiliano elencando le performance di spesa della Puglia e anticipando il braccio di ferro di domani.
Altro nodo è l’autonomia differenziata chiesta dalle Regioni del Nord, ma che - accusa Emiliano - «irrigidisce il bilancio dello Stato, cioè non consente negli anni successivi di riequilibrare con i fondi perequativi le necessità di ogni regione».

Il ministero degli Affari regionali andrà alla Lega, che mai arretrerà: la prova muscolare è alle porte ed Emiliano punterà a mettersi alla testa della “resistenza meridionale”. A margine: in passato aveva mosso timidi passi verso l’autonomia per la Puglia.

Il capitolo energia è ampio, e l’urgenza richiede mani tese. Decaro snocciola i numeri del caro bollette, lancia l’allarme e rivolge l’appello: si augura un «nuovo governo nel minor tempo possibile», per «risposte certe e in tempi brevi», annunciando - da sindaco e presidente Anci - di essere «pronto a sedermi con il futuro governo per individuare soluzioni». Qui le diffidenze verso il nascituro governo Meloni crollano, quindi. Allo stesso modo, ma con visuale differente, Emiliano sembra quasi voler rassicurare chi bolla la Puglia come terra dei “no”: «Il tema dell’energia è sempre stato un chiodo fisso per noi», e via con la lista delle iniziative. Infine, c’è il macro-tema del lavoro: Emiliano, con la richiesta di rendere «permanente la misura di decontribuzione al Sud», insiste su un capitolo destinato a tornare alla ribalta; e difendendo il Reddito di cittadinanza pizzica un nervo scoperto del futuro governo.

Istituzionali ma con grinta

Istituzionali con spruzzate di pepe, ma pur sempre politici, Emiliano e Decaro - insomma - “schierano” la Puglia, con la cautela dettata dal momento e dall’attesa di un governo ancora in embrione. Il governatore, giocando ancora sulla mancata candidatura alle Politiche, avverte di aver «deciso di rimanere qui a fare il presidente per continuare a fare il mio dovere». Decaro gira invece al largo e non sfiora nemmeno il nodo del suo destino. Resta ora da capire, fatta l’agenda, che atteggiamento adotteranno tutti e due con Meloni e i suoi ministri. Il passato racconta, soprattutto per Emiliano, di furibondi conflitti con i governi nazionali, anche di centrosinistra. Ma la fase storica suggerisce senz’altro più ponderatezza, meno posizionamenti a scatola chiusa e tanta collaborazione. Da parte di tutti.
 

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