Benedetto XVI nelle parole del cardinale Semeraro: «Faro di umiltà e libertà. La Storia lo riconoscerà»

Benedetto XVI nelle parole del cardinale Semeraro: «Faro di umiltà e libertà. La Storia lo riconoscerà»
di Paola ANCORA
4 Minuti di Lettura
Lunedì 2 Gennaio 2023, 10:59 - Ultimo aggiornamento: 4 Gennaio, 16:19

«Signore, ti amo». Così dicendo papa Ratzinger ha lasciato questo mondo la mattina dell'ultimo giorno di un anno segnato dai conflitti e dalla follia dell'umano. Lui, che è sempre stato fermo oppositore di ogni fanatismo, fondamentalismo fideistico e scientismo ottocentesco, da teologo e pontefice ha sempre invitato a vivere etsi Deus daretur, ovvero come se Dio ci fosse: perché la forza di operare per il bene si dimostrasse sempre più forte di ogni paura o dubbio, finanche quelli laceranti sull'esistenza di un altrove e di Dio stesso.

Le "dimissioni"


Quella forza Benedetto XVI l'adoperò tutta l'11 febbraio del 2013, quando ai cardinali riuniti in Concistoro per l'annuncio della canonizzazione dei Martiri di Otranto, comunicò l'intenzione di abbandonare il Soglio pontificio, seguendo la strada che soltanto Gregorio XII, nel 1415, aveva percorso prima di lui nella storia della Chiesa: «Mi mancano le forze» disse, giurando «reverenza e obbedienza al suo successore, papa Francesco I. «Un evento - ha commentato il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle Cause dei santi all'agenzia vaticana Agensir - che ancora non è stato assorbito nel suo significato.

Umiltà, libertà, responsabilità di fronte a Dio Occorre la distanza del tempo, per vedere nel modo giusto. Io ne rimasi fortemente stupito». È stato Semeraro ad accogliere Ratzinger a Castelgandolfo il pomeriggio del 5 maggio 2005, dopo l'elezione a pontefice: «E lo accolsi pure quando vi giunse, dopo l'atto di rinuncia. Benedetto XVI è stato sempre molto affezionato alle Ville Pontificie e ha continuato a esservi presente anche dopo la rinuncia al governo della Chiesa. Vi tornava a volte per poche ore - ha raccontato il cardinale -. In estate accoglieva per alcune settimane il fratello, monsignor Georg, e questa era una presenza che lo confortava davvero. Col bel tempo mi chiedeva di fargli compagnia in qualche piccola gita turistica».


Joseph Ratzinger è stato un teologo di primo piano, impegnato una vita intera a dimostrare la ragionevolezza della fede e la sua possibilità di dialogare con la scienza. «Ho vissuto le trasformazioni delle scienze naturali e ho potuto constatare come siano svanite apparenti certezze contro la fede, dimostrandosi essere non scienza, ma interpretazioni filosofiche solo apparentemente spettanti alla scienza - scriveva Benedetto XVI -. Così come, d'altronde, è nel dialogo con le scienze naturali che anche la fede ha imparato a comprendere meglio il limite della portata delle sue affermazioni, e dunque la sua specificità».


«La sua autorevolezza dottrinale - ha proseguito, infatti, Semeraro - fu sempre in crescendo e nel 1981 San Giovanni Paolo II lo scelse come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Il mio impegno di studio e d'insegnamento nell'ambito della ecclesiologia mi ha portato a studiare specialmente le sue opere in materia. Quando, nell'Istituto Teologico Pugliese, alla fine degli anni Settanta tenni un corso di escatologia, adottai come libro di testo il suo Escatologia. Morte e vita eterna. Quando poi, da vescovo di Albano, avevo più spesso modo di stare con lui, anche a pranzo a Castelgandolfo, si parlava abitualmente di teologia. Sorrise di gusto quando gli dissi, una volta, che mi ero innamorato della teologia leggendo la sua Introduzione al cristianesimo del 1968. E si commosse, poi, quando, da cardinale, rispondendo a una sua domanda gli dissi che mi ero formato sulla Dogmatica Cattolica di Michele Schmaus. Era il mio professore, mi confidò. Nella mia memoria, di questi ultimi anni, rimane soprattutto la luminosità dei suoi occhi».


La produzione teologica di Ratzinger «la si sta raccogliendo in una Opera Omnia, di cui va avanti anche la traduzione in lingua italiana. È un contributo teologico, il suo - ha spiegato Semeraro - che spazia sull'intero ambito della teologia dogmatica, anche nella mariologia e con degli ingressi anche in teologia liturgica. Suoi autori preferiti sono stati san Bonaventura e sant'Agostino», con il suo ama e fa ciò che vuoi. Summa di ogni insegnamento cristiano.

© RIPRODUZIONE RISERVATA