Falsi marchi della moda venduti sui social: tra i 67 denunciati anche due pugliesi

Falsi marchi della moda venduti sui social: tra i 67 denunciati anche due pugliesi
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Martedì 22 Febbraio 2022, 09:51 - Ultimo aggiornamento: 10:37

Utilizzavano i social web trasformandoli in vere e proprie vetrine per vendere migliaia di prodotti contraffatti. Così è scattata la denuncia per 67 persone, tutte italiane, di cui 2 pugliesi, che dovranno rispondere a vario titolo dei reati di produzione, importazione e commercio di prodotti contraffatti e di ricettazione. Tra i denunciati operai, casalinghe, commesse e disoccupati che, in tempi di pandemia, avrebbero intrapreso il business illegale della vendita di merci false per garantirsi, grazie a meccanismi di e-commerce, introiti tramite accrediti con ricariche su carte prepagate.

“Fake Shop”

L'operazione Fake Shop delle Fiamme Gialle di Livorno ha portato anche a 67 perquisizioni domiciliari in cui sono stati sequestrati oltre 10.000 articoli con brand contraffatti, tra cui false borse Louis Vuitton, Gucci e Chanel, corredati di certificati di garanzia e autenticità, anch'essi imitazioni. Sequestrata inoltre una stampante a sublimazione e una pressa a caldo per imprimere i loghi su prodotti e tessuti.

Circa 1.000 gli euro mensili da ciascuno incamerati con questa attività secondo una stima.

Tra i denunciati, i 24 abitanti a Livorno sono stati identificati dopo il monitoraggio di alcune pagine web. Secondo la Gdf si sarebbero occupati della promozione e della vendita, a mezzo social, dei prodotti contraffatti per migliaia di acquirenti. Poi le Fiamme Gialle hanno ripercorso a monte la filiera del falso individuando altre 43 persone indagate di cui 33 residenti in Campania, due in Puglia e otto tra Lazio e Lombardia che si sarebbero occupati di produzione e approvvigionamento della merce illecita. L'illecito volume d'affari realizzato è stato calcolato in oltre 800 mila euro complessivi. La merce, prodotta in prevalenza in Campania ma anche in Turchia, come accertato dopo l'analisi dei cellulari e dei pc sequestrati agli indagati, è risultata tutta di ottima fattura e con packaging serigrafato, tanto da generare, in taluni incauti acquirenti, la convinzione di comprare prodotti originali, attesi i non proprio irrisori prezzi di cessione, pari mediamente a un terzo del prezzo ufficiale di mercato. 

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