Malati terminali, l'eutanasia resta omicidio: si riparte dalla legge sul suicidio assistito. E in Puglia la politica si divide

Malati terminali, l'eutanasia resta omicidio: si riparte dalla legge sul suicidio assistito. E in Puglia la politica si divide
di Paola COLACI
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Giovedì 17 Febbraio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 21:26

Ai giudici della Corte Costituzionale sono state sufficienti tre ore per decidere: l’eutanasia resta omicidio. E “chiunque cagiona la morte di un uomo, con il consenso di lui” è punibile ai sensi dell’articolo 579 del Codice penale con una pena che va da 6 a 15 anni di reclusione. Giudicato inammissibile, dunque, il quesito referendario proposto dall’associazione “Luca Coscioni” che - sulla scorta del milione e 240mila firme raccolte - chiedeva la parziale abolizione del “579” a tutela delle persone gravemente malate e terminali, le quali “a oggi non sono libere di scegliere fino a che punto vivere la loro condizione. Non hanno diritto all’aiuto medico alla morte volontaria, al suicidio assistito o ad accedere all’eutanasia” si legge nelle motivazioni del quesito referendario.

Oggi in Parlamento la legge sul suicidio assistito

Ma il tema del “fine vita” resta al centro del dibattito politico. E già oggi in Aula a Montecitorio tornerà la proposta di legge sul suicidio assistito.

A differenza dell’eutanasia che richiede un’azione diretta di un medico che somministra un farmaco, il suicidio assistito prevede che il ruolo del sanitario si limiti alla preparazione del farmaco che poi il paziente assumerà per conto proprio. Al centro della questione resta, comunque, la possibilità o meno di garantire il diritto al malato di porre fine alla propria esistenza anticipatamente e consapevolmente. Un tema etico sul quale resta la spaccatura politica. Compatto e contrario il centrodestra, pronto a dare battaglia in Aula dopo la raffica di emendamenti presentati nelle commissioni Giustizia e Affari sociali di Montecitorio Sul fronte del “sì” è già schierato invece il centrosinistra, sul pressing del presidente della Camera, Roberto Fico, da sempre “sponsor” del provvedimento nato da più proposte di legge unificate di Pd e Movimento 5 Stelle. Ma tant’è.

In Puglia Pd diviso: Metallo favorevole al fine vita, ciliento contro la morte assistita

Anche in Puglia il dibattito torna a riaccendersi. E la questione etica divide i rappresentanti istituzionali, anche all’interno degli stessi partiti. È il caso del Pd in Consiglio regionale. «Di una cosa sono certo: se l’eutanasia fosse legale non aumenterebbero le morti, piuttosto diminuirebbero le sofferenze» rileva Donato Metallo, consigliere regionale dei Democratici tra i firmatari della proposta referendaria sull’eutanasia. «Per questo non ho mai avuto dubbi: la libertà di scelta è assolutamente imprescindibile in un Paese civile che voglia definirsi tale - argomenta Metallo - Ed è per la libertà di scelta che vale la pena fare questa battaglia, ancora e ancora. Io cosa farei? Cosa vorrei per me e per le persone che amo? Vorrei ci fosse la possibilità di scegliere. Vorrei che, nel momento di massima sofferenza della vita, fosse contemplata la dignità e l’autodeterminazione di ognuno». Sul fronte del “pro vita” la collega di partito di Metallo, la consigliera regionale del Pd Debora Ciliento. «Questo è uno di quei temi che va affrontato con la massima delicatezza - chiarisce l’esponente dei Democratici da sempre vicina all’area più cattolica del partito - La tutela della vita viene sempre prima di tutto. A sostegno delle ragioni dell’eutanasia si porta sempre il tema della sofferenza del malato e della libertà di decidere. Mi chiedo però se un malato possa trovarsi, tuttavia, nella piena consapevolezza di decidere. E chi siamo noi per poter fermare una vita, anche se in maniera gestita? Della questione se ne parla da anni ma ritengo che il tema vada affrontato con serietà nell’ambito di tavoli specifici di confronto prima di arrivare a una legge. Resto, comunque, dell’idea che la vita vada sempre salvaguardata e tutelata».

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