Rapporto Eurostat: tanto appeal e poco Pil, la Puglia bella ma povera

Rapporto Eurostat: tanto appeal e poco Pil, la Puglia bella ma povera
di Nicola Quaranta
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Domenica 28 Febbraio 2016, 06:42 - Ultimo aggiornamento: 18:52
Povera ma bella. Peccato che l'industria turistica non basti da sola a spingere la Puglia in cima alle classifiche dei territori più facoltosi, su scala nazionale ed Europea. Tutt'altro. I dati Eurostat sul Pil procapite regionale del 2014 misurato in Spa (Standard di potere d'acquisto), confermano ancora una volta la nostra regionale, e il Mezzogiorno nel suo complesso e con le sue complessità, nelle zone basse della classifica. Statistiche crudeli, che pongono la Puglia, fotografia dello Stivale alla mano, tra le sei regioni più povere, vale a dire con un Pil al di sotto della soglia di 75. Nell'ordine: Calabria a quota 59, Campania (61), Sicilia (62), Puglia (63), Basilicata (69) e Sardegna, (72).

In sintesi: l'Italia che sorride, invece, è in alta quota. La provincia autonoma di Bolzano resta la più ricca della Penisola, ma non figura nella lista dei venti territori più facoltosi in Ue. Anche la Lombardia conferma un Pil sopra 125 (126). Il resto, lacrime e sangue. O quasi. La Calabria si conferma la regione più povera d'Italia. La Puglia è quartultima. «Sono dati sui cui non soltanto il Salento ma tutta la Puglia dovrebbero riflettere», spiega Eliseo Zanasi (commissario Confidustria Lecce): «Occorre capire i nostri punti di forza ma anche le nostre debolezze per rilanciare l’economia. Il turismo produce appeal, crea occupazione. Ma la Puglia è fatta anche di altre eccellenze e di altri punti di forza, appunto, dal manifatturiero, all’informatica. Come su Taranto c’è il sistema Ilva da rimettere in piedi».

Le disparità regionali sono imputabili, per Eurostat, a molti fattori. Tra cui la lontananza geografica o la bassa densità demografica, i cambiamenti socioeconomici o il retaggio dei sistemi economici precedenti. Tali disparità possono tradursi tra l'altro in disagio sociale, servizi di istruzione e sanitari carenti, una più elevata disoccupazione o infrastrutture inadeguate. «Questi dati - rimarca Enzo Cesareo, Confindustria Taranto - confermano che nonostante gli sforzi per puntare su altre economie la nostra regione non riesce a produrre ricchezza. Non è sufficiente il turismo e non basta l'industria agroalimentare. Occorre comprendere una volta per tutte che questa regione può e deve ripartire dal settore manifatturiero». 
Va detto che il Pil pro capite medio non fornisce alcuna indicazione in merito alla distribuzione della ricchezza tra i diversi gruppi della popolazione nella stessa regione, né misura il reddito di cui dispongono sostanzialmente le famiglie di una regione, in quanto i flussi di pendolari determinano situazioni in cui i lavoratori contribuiscono al pil di una regione (quella in cui lavorano) e al reddito familiare in un'altra regione (quella in cui vivono). Tale anomalia è particolarmente evidente quando i flussi netti di pendolari in entrata o in uscita da una regione sono rilevanti».

A causa di tale anomalia, gli elevati livelli di pil pro capite registrati per talune regioni non si traducono necessariamente in livelli corrispondentemente alti di reddito per gli abitanti della stessa regione. Aspetto sul quale si sofferma Giuseppe Marinò (Confindustria Brindisi): «Ogni anno commentiamo gli stessi dati. Ma i numeri non mi convincono. L'ho già detto in passato e lo ripeto: l'analisi parte da un quadro di riferimento distorto, visto che il Pil pro capite non tiene conto delle grandi imprese presenti sul territorio e che non incidono sulla concorrenza del Pil Puglia, avendo le sedi legali in altre regioni italiane o all'estero. Dopodiché, è chiaro che il turismo, grande volano per la nostra regione, da solo non basta a produrre ricchezza».

Osservatorio speciale, quello di Confindustria, secondo la quale, peraltro, sul fronte del Prodotto interno lordo, le cose andranno meglio nei primi mesi del 2016, quando «la velocità di aumento del Pil italiano si rafforzerà» rispetto a quella registrata nel quarto trimestre 2015. È questa la previsione contenuta nel rapporto Congiuntura Flash diffuso dal Centro Studi Confindustria, in cui si sottolinea comunque il clima dell'incertezza generale.
Ma la ripresa, questa la prospettiva, si rafforzerà. Resta un dato di fatto, scorrendo le indagini statistiche. E oggettivo: tra Nord e Sud il divario è ancora molto evidente, sebbene spesso la ricchezza percepita in alcune regioni del Meridione, a partire proprio dalla Puglia, farebbe supporre un cambio di rotta sostanziale. E la speranza, spiegano gli analisti, è nella politica regionale dell'Eu che mira a sostenere la più ampia agenda della strategia Europa 2020. Quanto tali investimenti riusciranno a promuovere la solidarietà e la coesione, affinché ogni regione possa sfruttare appieno le sue potenzialità, migliorando la competitività e l'occupazione e allineando nel più breve tempo possibile il tenore di vita delle regioni “più povere” ai livelli della media Ue, è tuttora un'incognita. 
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