Europa, battaglia sul vino dopo il report della commissione Beca. Cancerogeno? La Puglia insorge: «Pura follia»

Europa, battaglia sul vino dopo il report della commissione Beca. Cancerogeno? La Puglia insorge: «Pura follia»
di Leda CESARI
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Venerdì 11 Febbraio 2022, 08:50 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 14:50

Il dubbio serpeggia tra gli addetti ai lavori, battuta paradossale, ma in fondo giustificata: non avranno bevuto? Tiene infatti in tumulto in questi giorni il mondo del vino pugliese, e ovviamente non solo, la proposta lanciata nei giorni scorsi dal nutrizionista Serge Hercberg, ideatore di Nutri-score, sistema di etichettatura dei prodotti alimentari sviluppato in Francia e già adottato da diversi Stati membri dell'Unione Europea (tra cui Germania, Paesi Bassi, Spagna, Belgio). La classificazione è a semaforo: i cibi più sani sono indicati con la lettera A e il colore verde, quelli deleteri con il rosso e la lettera E. Non è difficile quindi intuire cosa verrebbe a significare la F - con bollino nero - che Nutri-Score propone di apporre sulle bevande alcoliche, tra cui anche il vino. Tutto questo mentre il Parlamento europeo si prepara a pronunciarsi sul Piano anticancro redatto dalla Beca - Beating Cancer - commissione speciale che ha bollato nei suoi lavori l'alcol come dannoso tout court, indipendentemente dal fatto che se ne consumi un bicchiere al giorno o che si sia dediti all'alcolismo.

Le reazioni al piano dell'Ue

Sul problema è intervenuto con forza il senatore Dario Stefàno: «Da un sistema che boccia l'uso dell'olio extravergine di oliva come del parmigiano, e che promuove al contempo la Coca Cola Zero, non potevamo aspettarci altra proposta. Siamo di fronte alla logica conseguenza di un impianto sbagliato alla radice, perché non tiene in considerazione un elemento centrale dell'alimentazione che è la misura» continua Stefàno, che chiama in causa il ministro Patuanelli con un'interrogazione presentata un anno fa su Nutri-score.

L'annuncio di De Castro: «Già pronte quattro modifiche al testo. Un consumo consapevole del vino fa bene»


A dir poco basiti i principali esponenti del mondo enologico pugliese. Piernicola Leone De Castris, vicepresidente nazionale del Gruppo Vini di Federvini, boccia senza appello la proposta: «Noi europei siamo bravissimi a farci del male da soli, perché dopo il vino, oltretutto, si passerà al resto. Siamo i primi a spingere sul consumo moderato di vino e sulla tutela della salute, ma così si uccide la nostra cultura e un intero comparto economico». Federvini ha chiesto infatti un tavolo di concertazione e coordinamento tra ministeri delle Politiche Agricole, della Salute e degli Affari Esteri per definire la posizione italiana in tutte le sedi internazionali: il sottosegretario all'Agricoltura con delega al vino Gian Marco Centinaio si è impegnato a tradurre la richiesta in fatti.

Massimiliano Apollonio, presidente del Movimento Turismo del Vino di Puglia, auspica che i politici pugliesi «non cedano alle lusinghe dei voti europei, e che tutti i Paesi del Mediterraneo sappiano fare fronte comune contro questa follia: il vino fa parte della nostra cultura da almeno 3mila anni grazie ai Greci, ed è citato anche nel Vangelo».

Marco Albanese, dal direttivo dell'Associazione Italiana Sommelier di Lecce, aggiunge: «Da sempre l'Italia è il Paese con la maggior biodiversità, ricchezza di materie prime ed eccellenze di talenti. Tale incredibile fortuna è spesso alla mercé di operatori senza scrupoli che delegittimano i nostri settori produttivi facendo il gioco dei restanti Paesi europei, che possono solo guardare da lontano i patrimoni naturali e agricoli a nostra disposizione. Viene da pensare - i riscontri oggettivi nel tempo non mancano, purtroppo - che quando l'Italia spicca in qualcosa in particolare, spopolando sui mercati esteri o comunque condizionandoli, l'Europa tiri fuori apposta normative e direttive volte a comprimere o quanto meno mettere in difficoltà i relativi comparti».


«Il Parlamento europeo ha un'opportunità storica: stabilire una volta per tutte che il bere moderato, consapevole e responsabile può essere un valore aggiunto alla salute dell'uomo, oppure decretare la fine della viticoltura italiana ed europea. Ci sono centinaia di studi scientifici che affermano con certezza come un buon bicchiere di vino rientri in quello che viene definito stile di vita sano dell'individuo», sostiene anche il presidente nazionale di Assoenologi, Riccardo Cotarella. «Quello che vedo da qualche tempo a questa parte è una certa volontà da parte di alcune frange europeiste di mettere in discussione le stesse identità dei Paesi membri, e questo lo ritengo francamente inaccettabile».

Sulla questione è intervenuta anche l'Unione Italiana Vini, sottolineando come due giorni fa siano stati depositati emendamenti di modifica al report della Beca, al voto a Strasburgo martedì prossimo. «Il primo obiettivo è quello di evitare che il 15 febbraio diventi una data spartiacque per il futuro del vino italiano ed europeo», avverte il vicepresidente Sandro Sartor, responsabile dell'associazione europea Wine in moderation, «e gli emendamenti proposti vanno in questa direzione. Senza la fondamentale distinzione tra consumo e abuso lo scenario che si delineerebbe per il settore sarebbe disastroso». Secondo l'Unione, infatti, senza gli emendamenti al testo il vino subirebbe nel medio-lungo termine un effetto tsunami solo in parte calcolabile, con contrazione dei consumi attorno al 25/30 per cento e del fatturato di settore di almeno 5 miliardi di euro l'anno, con gravi danni per indotto e consumatori. Salvati magari dal cancro, ma massacrati dai prezzi. E, perché no, anche da quella tristezza che a volte un buon bicchiere di vino sa allontanare.
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