Parco eolico marino, Salento diviso. Assemblea pubblica a Castro

Parco eolico marino, Salento diviso. Assemblea pubblica a Castro
di Andrea TAFURO
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Venerdì 29 Ottobre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:49

Transizione ecologica e tutela del paesaggio i temi a confronto nel dibattito aperto sul nuovo mega impianto eolico marino prospettato dalle società Falck Renewables e BlueFloat Energy a sud di Otranto nel tratto compreso tra Porto Badisco e Castro. Posizioni contrastanti nel Salento. Al sì di Confindustria Lecce sono seguiti pareri contrari e perplessità del mondo della politica, che continuano ad alimentarsi nonostante l’invito al dialogo delle due multinazionali a capo del progetto “Odra”, presentato nei giorni scorsi in conferenza stampa, ma ancora non depositato al Ministero, e nella fase della consultazione preliminare (scoping) finalizzata a indirizzare al meglio i contenuti dello studio di impatto ambientale per la successiva procedura di Via. Domani, alle 18, nel castello aragonese di Castro è stata indetta dal Comune un’assemblea pubblica «per difendere il nostro territorio».
Circa 100 le torri eoliche galleggianti previste nella fascia costiera adriatico-leccese, predisposte su un’ampiezza di 15 chilometri e poste a una distanza dalla costa tra 9 e 24 chilometri. Un piano tecnologicamente innovativo, orientato alla strategia della transizione energetica, che consentirebbe il posizionamento delle pale in acque più profonde, come quelle del Mar Mediterraneo, senza la perforazione dei fondali. 

Casili (M5s): «90 pale galleggianti in mare sono un danno per il paesaggio»

Dopo i primi no di alcuni sindaci dei comuni coinvolti e i dubbi avanzati dagli assessori regionali Alessandro Delli Noci e Anna Grazia Maraschio, arriva anche il parere contrario del vicepresidente del consiglio regionale, il pentastellato Cristian Casili. «Siamo da sempre a favore delle rinnovabili e siamo consapevoli della necessità del raggiungimento degli obiettivi del Piano Nazionale Energia e Clima (Pniec) - sottolinea Casili - ma riteniamo che l’installazione di 90 pale eoliche galleggianti alte circa 250 metri dal livello del mare sarebbe fortemente impattante per il paesaggio e l’ecosistema marino.

L’area costiera interessata dall’intervento è uno dei tratti più caratteristici ed identitari della nostra Regione, dalla costa è possibile vedere i monti Acrocerauni in Albania, per questo un intervento di tale portata rischia di produrre un impatto visivo eccessivo determinando un grave pregiudizio di carattere socio-economico-ambientale, anche in considerazione della ravvicinata distanza alla costa. Inoltre, non possiamo non considerare l’impatto cumulativo del progetto in esame con quello gemello già presentato lungo le coste dell’area di Brindisi».Casili che poi indica la via da percorrere. «La priorità dev’essere tutelare il territorio e ascoltare le comunità. Il confronto è fondamentale soprattutto in questa fase per assicurare che i proponenti producano uno studio ed elaborati progettuali quanto più approfonditi possibile per valutare alternative, impatti e scenari».

I dubbi della politica: «Sì alle rinnovabili ma senza danni al territorio»

Perplessità condivise anche da Massimo Toma, coordinatore provinciale di Italia Viva. «È necessario portare a termine l’iter riguardante la costituzione dell’Area Marina Protetta Otranto-Leuca e chiediamo ai cittadini, alle comunità locali e alle istituzioni di costruire con loro un piano energetico condiviso, in grado di affrontare questi progetti senza creare disagi con il territorio e soprattutto senza disperdere le ricchezze del nostro Salento». 
Più dura la posizione del segretario provinciale di Sinistra Italiana, Danilo Scorrano. «È l’ennesimo tentativo da parte di multinazionali di aggressione al paesaggio in nome di mega impianti di energia rinnovabile. Non è così che si fa la transizione ecologica e si esce dalla schiavitù delle fonti fossili. La richiesta di autorizzazione a nuovi impianti, dagli effetti così devastanti, peraltro, ha ancora meno senso in Puglia e nel Salento, che sono tra le prime aree in Italia per produzione di energia, utile al fabbisogno nazionale, da fonti alternative. Teniamo alta la guardia su questa ed altre manovre che possono mettere in pericolo ambiente e paesaggio».
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