Energia e rincari, Tabarelli (Nomisma): «Crisi tragica: vanno sfruttate tutte le risorse». L'intervista

Energia e rincari, Tabarelli (Nomisma): «Crisi tragica: vanno sfruttate tutte le risorse». L'intervista
di Rita DE BERNART
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Domenica 28 Agosto 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 29 Agosto, 10:04

Saranno un autunno e un inverno difficili soprattutto per il ceto medio e per le aziende che rischiano il collasso. Il prezzo del gas venerdì sera era a più di 300 euro al megawattora: «Non sfruttare le risorse disponibili è un delitto economico. Per superare la crisi serve tutto: il carbone, il nucleare pulito, le rinnovabili, l’estrazione di gas. E un approccio politico e culturale diverso, insomma. È un fiume in piena Davide Tabarelli, presidente e fondatore di Nomisma Energia che illustra l’attuale crisi energetica, proprio dalla Puglia, luogo che da trent’anni ha eletto a meta estiva delle vacanze, e regione che, a suo dire, potrebbe avere un ruolo determinante nelle future strategie energetiche del Paese. 
Tabarelli, che inverno sarà? Dobbiamo costruire un camino e tornare alle vecchie stufe?
«Sarà un inverno molto duro, caratterizzato da grande incertezza. Sì, senza dubbio la soluzione più immediata per i cittadini è quella di farsi il camino o di tornare alle vecchie bombole a Gpl. Si tende a pensare che si tratti della stessa tipologia del metano ma non è così, è gas da petrolio liquido che per il momento ha un prezzo stabile». 


Qual è il prezzo attuale di gas ed energia?
«Venerdì sera alla chiusura della borsa di Amsterdam il gas si è attestato sopra i 300 euro per megawattora (mW/h). E questo prezzo va confrontato con valori che un anno fa erano pari a 27 e due anni fa 10, e soprattutto con i costi di produzione di circa 10-14 mW/h che potremmo avere da giacimenti come quello che c’è, ad esempio, a Taranto. Non sfruttare queste risorse è un delitto economico. La colpa non è solo dei politici, ma anche di coloro, i supposti esperti, che dovrebbero spiegare meglio l’importanza del gas»
Sono previsti altri aumenti? Quali sono i fattori che potrebbero determinarli?
«Siamo di fronte a un sistema che è schizzato, non c’è limite al prezzo superiore. Io stesso mi sono sbagliato negli scorsi mesi quando dicevo che il prezzo era talmente alto che non poteva più aumentare, ma è triplicato da allora. A determinare gli aumenti è soprattutto il grado di incertezza circa l’interruzione da parte di Putin dei flussi verso l’Europa; è quasi sicuro che interromperà. E poi il livello di domanda: finché la domanda non dà segnali di calo forte, e questo ormai ce lo può dare solo la recessione, i prezzi non scendono. Inoltre dobbiamo tenere conto di come si trasferiscono gli aumenti a valle. Il prezzo del gas serve anche per fare il prezzo dell’elettricità, che in Italia per metà si fa con il gas importato, soprattutto dalla Russia. Ogni volta che va su il prezzo del gas va su anche quello dell’elettricità. Giovedì nuovo record a 700, io per anni ho fatto previsioni rialziste a 60, ciò vuol dire che dal primo ottobre prossimo le bollette potrebbero raddoppiare. Questo rende l’idea dell’intensità dello shock. Ovviamente interverrà il Governo evitando aumenti esagerati come nei precedenti trimestri». 
Per i cittadini. Cosa accade invece alle imprese, quali sono i rischi per il tessuto imprenditoriale?
«Chi non è tutelato da questo sistema - c’è l’Autorità che decide le bollette - sono le imprese che già a luglio hanno avuto delle fatture superiori di tre o quattro volte rispetto all’anno prima e a settembre avranno un raddoppio ulteriore. Questo comporterà due strategie: scaricare sui clienti, e ciò vuol dire che saliranno i costi anche per la vacanza in Puglia e nel Salento, ad esempio, e che potrebbe calare la domanda. Oppure, con la consapevolezza che la strada dell’aumento delle tariffe non è corretta e percorribile, chiudere le attività».
Quanto è alto il rischio di restare senza scorte per l’inverno? 
«Dobbiamo essere consapevoli che il problema c’è, ciò che potrà accadere è l’interruzione dell’erogazione da parte della Russia. In quel caso si potrebbe essere obbligati a tagliare le forniture al settore civile o a ridurre di molto i consumi. Nessuno va a controllare la temperatura del riscaldamento nelle case, ma ci potrebbero essere dei giorni in cui non si fornisce. E in quell’occasione avere il camino, la stufa a legna o a pellet o gpl può essere un riparo, momentaneo. E poi abituarsi al risparmio, mettere una maglia in più in casa, degli infissi migliori, andare verso l’efficientamento energetico». 
E poi ci sono le rinnovabili.
«Sì esistono soluzioni più sofisticate: mettere i pannelli sopra il tetto per il fotovoltaico, anche se d’inverno non è pensabile di scaldarsi solo con questo; servono anche gli accumuli e le batterie costano molto. Ma l’investimento nei pannelli si ripaga velocemente perché produrre sul proprio tetto può venire a costare non più di 0,10 centesimi di euro». 
Questa crisi potrebbe aumentare i divari sociali? 
«Sì, proprio in questi giorni la crisi sta picchiando duro sul ceto medio. Lo choc energetico è una sorta di tassazione indiscriminata che colpisce tutti alla stessa materia, ma per chi ha un reddito da 100mila è un conto, per una famiglia da 40mila il peso è decisamente superiore e si è costretti a privarsi di parecchie altre cose. È una crisi profonda: quando il ceto medio arretra soffre tutta l’economia La situazioneè tragica, aggravata pure dalla tendenza a dimenticarsi della sicurezza energetica, per responsabilità anche dell’ambientalismo diffuso che ci ha raccontato che bastano le rinnovabili. In realtà serve tutto, serve molto gas e dobbiamo far tesoro di questa lezione per investire anche in fonti tradizionali perché poi chi ci perde sono proprio quelli a reddito basso». 
Cosa possono fare le Regioni? Quale ruolo potrebbe avere la Puglia nella soluzione di questa crisi? 
«La Puglia ha già dato tanto, è vero, ma vorrei che continuasse a dare tanto.

Innanzitutto come approccio politico. Penso al Tap, e oggi ce ne vorrebbero, e al nuovo EastMed-Poseidon. Mi viene in mente quello che ci potrebbe salvare dalla crisi: la centrale di Cerano, molti la vorrebbero chiusa, ma è un grandissimo patrimonio. Ci sono poi le rinnovabili, i parchi eolici, c’è spazio per farne altri, così come i fotovoltaici. Bisogna fare uno sforzo, anche le Soprintendenze devono farlo. E nel sottosuolo, qui, ci sono molte risorse: non ostacoliamo la ricerca nel nostro mare. Di fronte a Taranto c’è la continuazione del più grande giacimento d’Europa. In Puglia c’è grande capacità di fare politica, anche sofferta, ci sono le radici delle nostre democrazie. Siamo in una crisi drammatica e c’è il dovere di fare scelte politiche importanti e di qualità. I sindaci però non devono essere lasciati soli».

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