Energia, in Puglia la politica si divide sui rigassificatori in mare

Energia, in Puglia la politica si divide sui rigassificatori in mare
5 Minuti di Lettura
Domenica 1 Maggio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 2 Maggio, 11:44

Non è certo argomento semplice da affrontare per le forze politiche poiché abbraccia sfaccettature economiche ma anche ambientali. Con tutto ciò che ne consegue. E se si accende lo zoom sulla Puglia, i precedenti sono molto delicati e divisivi: il caso Tap è l’emblema, prima osteggiato e poi corteggiato come nuova panacea di tutti i mali. Ora si parla di rigassificatori off-shore con le navi metaniere che potrebbero approdare a Taranto o Brindisi. E la politica si divide, almeno per chi prende posizione in tal senso.

I parlamentari pugliesi sanno che la vicenda è delicata e in attesa delle decisioni definitive del provvedimento - ne parliamo diffusamente nel pezzo sotto - ci sono le prime prese di posizione. Per il deputato di Forza Italia Mauro D’Attis la strada giusta è quella di ospitare le navi Fsru (Floating Storage and Regasification Units): «Aspettiamo il provvedimento di lunedì del Governo che sicuramente dovrà poi trovare confronto con il Parlamento.

La materia della competenza sull’autorizzazione per i rigassificatori, come noto, è concorrente tra Stato e Regioni. Il provvedimento dovrà sicuramente considerare questo ma se vogliamo superare logiche localistiche, alle quali obiettivamente i Governatori regionali sono più esposti, occorre dotare di maggiore forza la competenza in materia da parte del Governo nazionale. Come Forza Italia siamo d’accordo ai rigassificatori off-shore sia a Brindisi, sia a Taranto. Due porti in grado di essere polisettoriali».

Le parole della ministra Gelmini

Sul tema delle competenze, la ministra per gli Affari Regionali e le Autonomie, Mariastella Gelmini, ha ricordato che il prossimo consiglio dei ministri varerà misure anche per favorire l’approvvigionamento di energia da canali alternativi, come semplificazioni per lo sviluppo delle rinnovabili o per la realizzazione di rigassificatori con i presidenti di Regione commissari straordinari per le opere.

«Le piattaforme galleggianti di stoccaggio e rigassificazione sono già realtà in Italia - osserva il senatore della Lega Roberto Marti - Ne abbiamo tre: in Liguria, in Veneto e in Toscana. E producono in totale sicurezza il 20 per cento del fabbisogno nazionale, lavorando peraltro al 60 per cento della loro capacità. La Puglia è una candidata ideale sia con Brindisi, sia con Taranto, anche grazie a un’infrastruttura come Tap tanto osteggiata in maniera irrazionale. E il tempo lo ha dimostrato. Il conflitto in Ucraina ci costringe a trovare soluzioni alternative al gas che arriva dalla Russia».

Per Marti c’è urgentemente bisogno di far abbassare le bollette di aziende e famiglie e «non abbiamo più tempo per le filosofie e le teorie strampalate che alimentano paure. Le piattaforme off-shore possono entrare in funzione in un anno o poco più. È stato detto che non si possono affidare i ruoli di Commissario di queste opere ai presidenti di regione, troppo legati all’altalena del consenso. Ricordo a tutti che il decreto affida ai commissari sostanzialmente il ruolo di garante dei processi autorizzativi. In alternativa è previsto che il Ministero revochi l’incarico e proceda in autonomia».

Tutti d’accordo? No, per nulla. Nel dibattito sull’eventuale installazione di navi Fsru a Taranto o a Brindisi, interviene il deputato della commissione attività produttive e della bicamerale d’inchiesta Ecomafie Giovanni Vianello della componente Alternativa. «La Puglia è la maggior produttrice di rinnovabili d’Italia e non deve invertire la rotta tornando ad essere una regione dipendente dalle fonti fossili tra l’altro da Paesi esteri e dittatoriali. I rigassificatori, che siano fissi o galleggianti, sono infrastrutture soggette alla direttiva sul Rischio d’Incidenti Rilevanti e che non sono utili ad ottenere ne l’indipendenza energetica ne a combattere la povertà energetica. Il gas liquefatto deve essere importato da Paesi esteri e ha costi di produzione maggiori del 50%. Abbiamo già un’infrastrutturazione sufficiente anche a compensare la mancata erogazione stagionale del gas proveniente dalla Russia, ma non solo perché nel 2021, dei 3 rigassificatori esistenti in italia, un terzo non è stato riempito, inoltre l’Italia ha esportando gas all’estero, ben 1,5 miliardi di mc».

Inoltre, oltre ai rigassificatori, a Roma si sta discutendo in Commissione attività produttive alla Camera, se riattivare il progetto di un altro gasdotto che porterà gas in Puglia, East Med-Poseidon e di raddoppiare il Tap.

«Tutto ciò - conclude Vianello - è irrazionale nell’ottica dell’indipendenza energetica che si può ottenere invece puntando su rinnovabili, stoccaggi di energia, adeguamento della rete elettrica per evitare le congestioni che nel 2020 hanno impedito a circa 800 GW/h di energia eolica di essere immessi in rete e soprattutto la riqualificazione energetica degli edifici che viene ostacolata dal Governo Draghi e dai partiti di maggioranza smontando il bonus 110%, decisione che ha bloccato 5mila cantieri in Puglia. Non si perda ulteriore tempo alla corsa dietro le fonti fossili e si punti sulla transizione energetica, l’unica in grado di liberare cittadini e imprese dal costoso abbraccio soffocante delle fonti fossili».

© RIPRODUZIONE RISERVATA