Non è certo argomento semplice da affrontare per le forze politiche poiché abbraccia sfaccettature economiche ma anche ambientali. Con tutto ciò che ne consegue. E se si accende lo zoom sulla Puglia, i precedenti sono molto delicati e divisivi: il caso Tap è l’emblema, prima osteggiato e poi corteggiato come nuova panacea di tutti i mali. Ora si parla di rigassificatori off-shore con le navi metaniere che potrebbero approdare a Taranto o Brindisi. E la politica si divide, almeno per chi prende posizione in tal senso.
I parlamentari pugliesi sanno che la vicenda è delicata e in attesa delle decisioni definitive del provvedimento - ne parliamo diffusamente nel pezzo sotto - ci sono le prime prese di posizione. Per il deputato di Forza Italia Mauro D’Attis la strada giusta è quella di ospitare le navi Fsru (Floating Storage and Regasification Units): «Aspettiamo il provvedimento di lunedì del Governo che sicuramente dovrà poi trovare confronto con il Parlamento.
Le parole della ministra Gelmini
Sul tema delle competenze, la ministra per gli Affari Regionali e le Autonomie, Mariastella Gelmini, ha ricordato che il prossimo consiglio dei ministri varerà misure anche per favorire l’approvvigionamento di energia da canali alternativi, come semplificazioni per lo sviluppo delle rinnovabili o per la realizzazione di rigassificatori con i presidenti di Regione commissari straordinari per le opere.
«Le piattaforme galleggianti di stoccaggio e rigassificazione sono già realtà in Italia - osserva il senatore della Lega Roberto Marti - Ne abbiamo tre: in Liguria, in Veneto e in Toscana. E producono in totale sicurezza il 20 per cento del fabbisogno nazionale, lavorando peraltro al 60 per cento della loro capacità. La Puglia è una candidata ideale sia con Brindisi, sia con Taranto, anche grazie a un’infrastruttura come Tap tanto osteggiata in maniera irrazionale. E il tempo lo ha dimostrato. Il conflitto in Ucraina ci costringe a trovare soluzioni alternative al gas che arriva dalla Russia».
Per Marti c’è urgentemente bisogno di far abbassare le bollette di aziende e famiglie e «non abbiamo più tempo per le filosofie e le teorie strampalate che alimentano paure. Le piattaforme off-shore possono entrare in funzione in un anno o poco più. È stato detto che non si possono affidare i ruoli di Commissario di queste opere ai presidenti di regione, troppo legati all’altalena del consenso. Ricordo a tutti che il decreto affida ai commissari sostanzialmente il ruolo di garante dei processi autorizzativi. In alternativa è previsto che il Ministero revochi l’incarico e proceda in autonomia».
Tutti d’accordo? No, per nulla. Nel dibattito sull’eventuale installazione di navi Fsru a Taranto o a Brindisi, interviene il deputato della commissione attività produttive e della bicamerale d’inchiesta Ecomafie Giovanni Vianello della componente Alternativa. «La Puglia è la maggior produttrice di rinnovabili d’Italia e non deve invertire la rotta tornando ad essere una regione dipendente dalle fonti fossili tra l’altro da Paesi esteri e dittatoriali. I rigassificatori, che siano fissi o galleggianti, sono infrastrutture soggette alla direttiva sul Rischio d’Incidenti Rilevanti e che non sono utili ad ottenere ne l’indipendenza energetica ne a combattere la povertà energetica. Il gas liquefatto deve essere importato da Paesi esteri e ha costi di produzione maggiori del 50%. Abbiamo già un’infrastrutturazione sufficiente anche a compensare la mancata erogazione stagionale del gas proveniente dalla Russia, ma non solo perché nel 2021, dei 3 rigassificatori esistenti in italia, un terzo non è stato riempito, inoltre l’Italia ha esportando gas all’estero, ben 1,5 miliardi di mc».
Inoltre, oltre ai rigassificatori, a Roma si sta discutendo in Commissione attività produttive alla Camera, se riattivare il progetto di un altro gasdotto che porterà gas in Puglia, East Med-Poseidon e di raddoppiare il Tap.
«Tutto ciò - conclude Vianello - è irrazionale nell’ottica dell’indipendenza energetica che si può ottenere invece puntando su rinnovabili, stoccaggi di energia, adeguamento della rete elettrica per evitare le congestioni che nel 2020 hanno impedito a circa 800 GW/h di energia eolica di essere immessi in rete e soprattutto la riqualificazione energetica degli edifici che viene ostacolata dal Governo Draghi e dai partiti di maggioranza smontando il bonus 110%, decisione che ha bloccato 5mila cantieri in Puglia. Non si perda ulteriore tempo alla corsa dietro le fonti fossili e si punti sulla transizione energetica, l’unica in grado di liberare cittadini e imprese dal costoso abbraccio soffocante delle fonti fossili».