Energia, un decreto in arrivo per estrarre più gas: focus sui giacimenti pugliesi di Ionio e Adriatico

Energia, un decreto in arrivo per estrarre più gas: focus sui giacimenti pugliesi di Ionio e Adriatico
di Alessio PIGNATELLI
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Martedì 13 Settembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:00

Consentire l’estrazione di una quantità piccola ma significativa di gas, «quattro o cinque miliardi di metri cubi sui giacimenti esistenti per aumentare l’autonomia italiana e acconsentire agli operatori di compensare questo sforzo che farebbero per dare alle nostre aziende gas a prezzo scontato». La questione energia è di strettissima attualità e il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, annuncia un nuovo decreto e le imminenti novità per il comparto. E in questa partita, la Puglia è decisamente protagonista.

Ma a cosa sta lavorando il governo per attutire le fiammate di gas e luce e, più in prospettiva, per aumentare la quota energetica produttiva nazionale? L’obiettivo è duplice e si raggiungerebbe grazie al via libera alle trivelle in mare aperto.

In primis, il decreto in arrivo destinerebbe la produzione nazionale aggiuntiva alle piccole-medie imprese manifatturiere con elevati consumi di energia, a prezzi scontati, allo scopo di alleggerire le bollette e preservare la loro competitività sui mercati. Questo surplus rientrerebbe in una strategia più globale, il secondo obiettivo: aumentare la produzione italiana.

I numeri

Una situazione che ha radici nel passato: nel 2021 il nostro paese ha consumato 76,1 miliardi metro cubi di gas naturale importandone quasi 73 miliardi (dati ufficiali forniti dal Mise). Insomma, la produzione nostrana è al lumicino e proprio la Puglia gioca un ruolo fondamentale in questo delicato equilibrio: è la sesta regione italiana per consumo di gas naturale - 4,6 miliardi di metri cubi nel 2020 sul totale - e offre un contributo strategico alla cruciale partita dell’approvvigionamento ospitando per esempio il gasdotto Tap in predicato di raddoppiare i propri flussi. Ma mar Adriatico e mar Ionio forniscono anche altre strade di approvvigionamento. Da un lato vanno spinte al massimo le capacità dei siti già attivi ma si starebbe guardando anche alla ripartenza di giacimenti già scoperti ma in parte sottoposti a divieti. Al largo delle coste pugliesi sono 11 le istanze di ricerca di idrocarburi per le quali l’iter amministrativo potrebbe ripartire a breve poiché ricadenti in “aree potenzialmente idonee”. Richieste che, se approvate, consentiranno alle multinazionali del gas di procedere alla ricerca e all’estrazione in mare all’interno di un’area complessiva di 8.557 chilometri quadrati tra l’Adriatico e lo Ionio. Secondo la stima del Sole24Ore, le compagnie petrolifere potrebbero chiedere qualche giorno in più per presentare al Gse, il Gestore dei servizi energetici, le candidature all’estrazione di metano aggiuntivo dai vecchi giacimenti italiani.

Le riserve italiane e pugliesi

Per il ministro Cingolani, le riserve italiane di gas ammontano a un centinaio di miliardi di metri cubi ma sul sito del ministero la mappatura è più scandagliata: 39,8 miliardi sono quelle certe a cui sommare 44,5 di riserve “probabili” e 26,7 di “possibili” ma in realtà non facilmente estraibili. Impossibile fornire una “regionalizzazione” di queste risorse ma si può affermare che il Sud Italia ha la maggiore quota di gas estraibile in mare: il 17,5%. L’approvazione del Pitesai ha però introdotto nuovi vincoli che gravano sull’attività estrattiva oil&gas. La Puglia ricade nella Zona D che si estende nel mare Adriatico meridionale e nel mare Ionio ed è delimitata ad ovest dalla linea di costa anche di Basilicata e Calabria, fino allo stretto di Messina. Le aree marine dichiarate idonee sono l’11,5% del totale nazionale, concentrate nel Canale di Sicilia, lungo le coste dell’Adriatico fra le Marche e l’Abruzzo, quelle di fronte alla Puglia e nel golfo di Taranto e alcune zone all’altezza di Venezia. Insomma, il caro bollette e la crisi di aziende e famiglie potrebbe essere combattuta grazie allo svincolo della dipendenza dalle importazioni dall’estero e a un aumento del gas italiano. Con la Puglia destinata a giocare un ruolo determinante.

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