Caso Emiliano, Pd diviso: niente sostituto. «Ma la lista è debole»

Caso Emiliano, Pd diviso: niente sostituto. «Ma la lista è debole»
di Francesco G. GIOFFREDI
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Martedì 15 Aprile 2014, 11:39 - Ultimo aggiornamento: 13:22
BARI - Finisce nello stallo, tra i mugugni e con una frattura multipla che alla vigilia delle Europee fa ancora pi male. La torrenziale Direzione regionale del Pd non scalfisce le resistenze di Michele Emiliano, prende atto dell’invincibile gran rifiuto del segretario regionale (No, non scendo in campo), non partorisce il rincalzo di lusso per la lista europea, conferma la pattuglia di soli tre nomi su 17 (Elena Gentile, Stefano Minerva e Rosaria Leserri) e finisce nel solito dedalo. Quello delle spaccature, delle accuse, dei veti, delle polemiche che avvelenano il clima e zavorrano la macchina elettorale. Ieri durante il vertice dei democratici è saltato tutto, anche lo steccato tra correnti, già di per sé ridotto a un sottile diaframma: da una parte i fedelissimi di Emiliano, a scudo della scelta del segretario (tradotto: averlo defraudato dei gradi di capolista è un gesto grave al punto da giustificare l’orgogliosa indisponibilità alla candidatura); dall’altro lato tutti gli altri, tra renziani e dalemiani, in pressing alto sul leader pugliese. Critiche affilate come lame, pur con mille sfumature e altrettanti distinguo: c’era chi invitava Emiliano a tornare sui suoi passi e candidarsi; chi chiedeva di rivedere complessivamente l’impostazione della lista, quantomeno nella porzione pugliese; e c’era chi spingeva per un candidato forte e barese, indicato dallo stesso Emiliano. Qualcuno, soprattutto di matrice dalemiana, ha insinuato tra le righe la bomba a orologeria: se il segretario non si impegna a tornare in pista o a rintracciare una candidatura alternativa, allora non è più in grado d’essere il leader del partito pugliese, e dopo le regionali dovrà mollare il timone del Pd. Materiale esplosivo, insomma. E la luna di miele del congresso unitario è un ricordo sbiadito.



Lo sfibrante tira-e-molla di ieri non ha prodotto alcunché. Così in serata Emiliano ha contattato telefonicamente Lorenzo Guerini, vicesegretario nazionale del Pd e titolare del dossier candidature: «Confermo la mia indisponibilità. E la Puglia non esprime nessun ulteriore candidato». Stop. Ma perché? Emiliano da un lato non ha voluto impelagarsi nella palude di nomi e ipotesi, anche perché nessuno sembrava disposto a infilarsi d’improvviso in una campagna elettorale ostica come quella europea; dall’altra parte il segretario vuol far pesare a Matteo Renzi la sua ingombrante assenza, nonostante le professioni di lealtà e fedeltà. Ufficialmente però Emiliano giustifica la strategia un po’ attendista in altro modo: «Dobbiamo concentrare le nostre forze - ha spiegato in Direzione - sui questi candidati, senza disperdere energie e voti come nel 2009». Insomma: barra dritta sull’assessore regionale civatiana (e sostenuta dai dalemiani) Elena Gentile e sul giovane salentino Stefano Minerva (espressione dei Giovani democratici). Quanto poi a tutti gli altri - capolista Pina Picierno compresa - si vedrà.



«Ma è una rappresentanza pugliese troppo debole», scuota la testa più di qualcuno nel partito. Tra chi pressava Emiliano affinché si candidasse comunque c’erano naturalmente tutti i parlamentari e consiglieri regionali che la scorsa settimana avevano firmato un documento in tal senso: ieri sono intervenuti, con toni anche duri, Michele Pelillo, Guglielmo Minervini e Michele Mazzarano. Pungente anche l’intervento di Fabiano Amati: «Se il cuore di questa competizione - ha argomentato il consigliere regionale - sono le preferenze, allora dobbiamo garantire la giusta rappresentanza anche al territorio barese», tramite un nome - parlamentare o consigliere regionale - in grado di raccogliere preferenze e sfruttare l’effetto traino personale. «In effetti - era il commento che circolava ieri in Direzione - in Campania ci sono sette candidati: sgomiteranno tra loro, ma sarà una competizione che farà bene al Pd campano e al loro risultato finale».



Posizioni nette in campo, tra i democratici pugliesi. E i fantasmi del flop che bussano alla porta. Un clima che spingerà un po’ tutti ad attrezzarsi autonomamente: Emiliano e i suoi sosterranno Gentile e Minerva, garantendo qualche briciola anche a Picierno e al vicepresidente dell’Europarlamento Gianni Pittella; i dalemiani invece accosteranno a Gentile e Minerva il campano Massimo Paolucci o - in seconda battuta - l’eurodeputato Andrea Cozzolino (anch’egli campano). Poi il pallottoliere, il 26 maggio, decreterà lo stato di salute del Pd pugliese, della leadership di Emiliano e della balcanizzazione del partito. Non senza risvolti polemici o da guerra intestina, l’ennesima.
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