Il metodo Emiliano agita le acque nel Pd in Puglia

Il metodo Emiliano agita le acque nel Pd in Puglia
di Antonio BUCCI
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Giovedì 7 Ottobre 2021, 09:47 - Ultimo aggiornamento: 09:56

«Se mi dichiaro del Bari e del Lecce, non pare logico che qualsiasi risultato mi veda vincente? Quelli che stanno con tutti hanno vinto ovviamente ovunque». Sceglie la metafora calcistica, Fabiano Amati, consigliere regionale Pd, ma senza buttare la palla in tribuna e con un obiettivo ben preciso. Non è un'entrata a gamba tesa, la sua. Arriva ugualmente a poche ore dalla chiusura delle urne. E dal sigillo di Michele Emiliano sulla cosiddetta coalizione della Puglia, per rispolverare la definizione usata alle scorse Regionali.

«Ognuno di noi è partito - dal punto di vista politico e forse anche calcistico - chissà da dove. Poi cresce, si stabilizza e decide cosa essere», ha ribadito la linea nelle scorse ore il governatore, indicando le stelle polari: Costituzione, antifascismo, programma e partecipazione. Un modello pronto ad essere esportato anche oltre i confini regionali. Non per tutti, però. La partita delle Comunali non è ancora finita, ci sono i ballottaggi da portare a casa e non è il momento di abbassare la guardia. A gettare acqua sul fuoco ci ha pensato il numero uno pugliese dei dem, Marco Lacarra, sottolineando «l'assoluta centralità di centrosinistra e Pd» alle nostre latitudini.

I mal di pancia nel partito


Eppure, il malumore cova. «C'è una questione etica enorme che coinvolge tutte le forze politiche, basti pensare a queste amministrative dove si faceva fatica a distinguere tra centrosinistra e centrodestra, dove il libera tutti è stato lo schema comune per la ricerca del consenso e della vittoria a tutti i costi», mandano a dire dall'area vicina all'ex candidato alle primarie, Gianni Cuperlo. La questione è tutta interna: «Al Pd pugliese mancano le idee ma cosa ancora più grave manca l'integrità. Forse sarebbe il caso di ripartire da qui, dalle persone comuni, da quei militanti ed elettori persi nel tempo perché inascoltati e abbandonati a loro stessi», si legge nella nota a firma di Marco Marazia, responsabile per la provincia di Lecce di Radicalità per Ricostruire. «Dopo la vittoria di queste elezioni Letta ha giustamente parlato del ruolo guida che il PD deve avere nel centrosinistra nazionale.

Pensiamo che questo debba valere anche in Puglia ma per poterlo fare, oltre ai numeri, servono l'autonomia e la consapevolezza che ormai da tempo mancano nel partito».

Insomma, Emiliano fa Emiliano, ma il Pd deve fare il Pd, a dirla in altri termini. E senza divisioni manichee tra le contestazioni al capo della giunta e le responsabilità dei dirigenti Pd «troppo spesso interessati più alle carriere personali che alle sorti e al ruolo della forza politica che rappresentano». Non è un caso che, negli auguri del governatore - a scrutinio in corso - siano finiti sindaci che hanno sì vinto la competizione ma lo hanno fatto battendo il partito guidato da Enrico Letta, pur sostenendo l'amministrazione regionale. Vale per Adelfia e per Triggiano, per Grottaglie ma pure per Nardò. E poco male, se proprio il Capo della Giunta ha tenuto a ricordare davanti ai microfoni della stampa le rassicurazioni ottenute da Pippi Mellone sull'adesione ai valori dell'antifascismo «perché, per stare vicino a me, o si è antifascisti o non si può stare». Real politik: per vincere serve allargare e per allargare servono i voti. È il ragionamento dei più realisti, accorsi in difesa dello schema in questione.
E allora Amati ne fa un fatto di governance: «Mi sembrava giusto contrastare un sindaco che continua ad alimentare una teoria scientificamente infondata, avallata purtroppo dalla Regione, impedendo l'entrata in esercizio del depuratore di Porto Cesareo. Tale teoria riguarda un illegale sovranismo della cacca, per cui i liquami depurati di Porto Cesareo non potrebbero essere collegati al recapito finale di Nardò, cioè ognuno si tenga i liquami suoi, così continuando a inquinare il suolo e il mare», spiega Amati. Malumori, appunto, e non ancora fuoco amico.


All'orizzonte, in compenso, c'è anche il Congresso. I termini sono stati prorogati al 20 ottobre per oltrepassare la finestra elettorale, anche perché una eventuale sconfitta dell'inquilino del Nazareno avrebbe innescato ben altro terremoto. Ad uscire allo scoperto, per ora, è stato l'ex candidato all'Europarlamento, Nicola Brienza, dicendo no ad una riconferma di Marco Lacarra in via Re David. Nessuna fronda, nessuna nomination ufficiale, s'intende, ma le fasi cruciali arriveranno entro fine mese.
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