Emiliano su autonomia e redditi: «Il governo affronti la questione meridionale»

Emiliano su autonomia e redditi: «Il governo affronti la questione meridionale»
di Alessandra LUPO
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Sabato 12 Novembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 02:44

In occasione della presentazione dei dati Inps nel Mezzogiorno, Michele Emiliano torna ad agitare la Questione Meridionale. «I dati confermano che lo Stato deve farsi carico del riequilibrio del fatturato, della perdita dei posti di lavoro e dell’emorragia di popolazione in corso», ha detto il presidente della Puglia. La questione meridionale resta infatti uno dei più solidi contraltari ideologici dell’autonomia differenziata, che rischia di mettere in ginocchio le regioni del Sud proprio in virtù della debolezza accumulata nel tempo. Non sorprende quindi che la questione diventi anche il collante trasversale di un nascente fronte dei governatori meridionali contro la riforma che il governo ha in animo di attuare entro il 2023, con l’ok dell’esecutivo entro Natale. Sulle barricate da settimane ci sono Michele Emiliano e Vincenzo De Luca, i battaglieri governatori di Puglia e Campania, entrambi di centrosinistra, cui nelle scorse ore si sono aggiunti anche il governatore della Basilicata Vito Bardi, di Forza Italia, e quello della Sicilia Renato Schifani, anche lui forzista. Unica voce fuori dal coro il presidente della Calabria Roberto Occhiuto, che nell’incontro con Calderoli ha accennato una timida apertura al federalismo portando a casa il plauso del governo. In quest’ottica la delega aggiunta nelle scorse ore al carnet di Raffaele Fitto, che a Pnrr e Affari europei somma anche il Sud, sinora nelle mani del ministro per il Mare Musumeci, sembra mirata proprio a concentrare il pacchetto Mezzogiorno e fondi in un’unica mano, controbilanciando il plotoncino dei governatori sul piede di guerra.

De Luca: bozza Calderoli "drammatica"

Dalla Campania De Luca ieri definiva infatti “drammatiche” le bozze sull’autonomia, sottolineando “tre problemi” rispetto ai quali «abbiamo intenzione di fare la guerra termonucleare: il primo è la compartecipazione delle Regioni alle entrate fiscali dello Stato - ha spiegato il governatore -.

Il secondo è la possibilità di fare contratti integrativi per la sanità e per la scuola. Se fanno la stessa operazione per la scuola o la formazione professionale noi avremo un altro disastro».


Anche Schifani dice "no"

Meno aggressivo ma pur sempre molto netto Renato Schifani, di storica fede forzista, che sulla questione avverte: “Venerdì prossimo incontrerò il ministro Calderoli e affronteremo il tema dell’autonomia differenziata e delle elezioni nelle ex Province per superare la legge Delrio – spiega Schifani -. L’autonomia differenziata non può essere distonica rispetto a agli equilibri dello Stato».
A questi, come detto, si aggiungono le perplessità del presidente lucano Vito Bardi, anche lui eletto con Forza Italia, su endorsement dello stesso Calderoli. La Basilicata mostra ostilità nei confronti di questa riforma ma il rapporto con il governo mantiene per ora i toni piuttosto cauti: «Sulla questione non servono chiusure ideologiche - ha detto - ma è una buona notizia che Calderoli voglia il confronto».

Emiliano: Su Irpef partita truccata dall'arbitro


Intanto ieri in Puglia, è stato Emiliano ad affrontare l’argomento in due diversi incontri: «Il governo dice che l’autonomia è necessaria perché le Regioni del Sud non producono abbastanza Irpef – ha detto il presidente durante la presentazione del Rendiconto sociale 2020-2021 Inps Puglia -. Questo accade però dopo che ci hanno portato via tutto. Se si continua a giocare con l’arbitro che trucca le partite, continuare non ha senso». «In questo momento - ha proseguito - uno dei poli internazionali della tecnologia ha deciso di investire in Italia, con una realtà da oltre 11mila posti di lavoro. E l’idea è di mandarli in Veneto - prosegue Emiliano -. Forse nessuno nel governo ha detto a questo colosso che al Sud c’è la possibilità di ottenere sgravi nell’assunzione di mano d’opera. Sarà anche difficile trovarli in Veneto 11mila giovani vista l’altissima concentrazione di aziende già esistenti». «Io - precisa Emiliano - con questa impostazione non voglio scendere a patti. La Puglia sta facendo sforzi enormi per far emergere un’idea di Mezzogiorno che non rimane sul colpo». 
Emiliano ha poi partecipato al tavolo sull’autonomia in Regione, indetto dalla presidente del Consiglio Loredana Capone: «Per portare a termine il progetto delle autonomie bisogna rafforzare le Regioni del Sud - ha detto -, in questo quadro rientra la questione meridionale. La Puglia ha scalato la classifica della sanità in questi anni, perché deve proseguire ad avere meno fondi?». 

La stoccata ai consiglieri dem


Poi la stoccata ai consiglieri regionali, che hanno in buona parte disertato l’incontro: «È una discussione collettiva come quella di oggi a rappresentare l’istanza pugliese in questo processo nazionale. Se è vero che la modifica del Titolo V è un processo legislativo che ha una serie di interlocuzioni con la Regione è anche vero che non fa parte del programma di governo, quindi nessuno può svegliarsi la mattina in Consiglio e proporre un’altra forma». Il riferimento è alla mozione presentata mercoledì da Fabiano Amati, che non è stata ammessa all’ordine del giorno anche per il voto contrario dei consiglieri della lista “Con Emiliano”. Anche su un macro argomento come l’autonomia, insomma, si consuma la bega interna al centrosinistra regionale. Ma la questione incrocia anche le Europee del 2024, dove se Emiliano decidesse di candidarsi - in un’ottica di staffetta con Antonio Decaro per ora solo ipotizzabile - l’allargamento del bacino elettorale del mezzogiorno tornerebbe molto utile. 

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