Emiliano, avanti a forza 7 Renzi: il Pd cambi candidato

Emiliano, avanti a forza 7 Renzi: il Pd cambi candidato
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Mercoledì 24 Giugno 2020, 12:44 - Ultimo aggiornamento: 14:25
Michele Emiliano resiste, non cede, corazza le liste e va avanti. Intanto da Roma trapela qualche messaggio riservato, ma inequivocabile, da una fetta del Pd: meglio un passo indietro per tenere unita la coalizione, recuperare il mini-polo liberaldemocratico (Italia viva, Azione e +Europa) e magari convincere alla corsa unitaria i cinque stelle. Il governatore uscente però è convinto dei propri mezzi e della potenza di fuoco che può esprimere la coalizione da sette, forse otto, liste. Proprio in questi giorni è incessante il lavorìo sui nomi in tutte e sei le province.

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A Roma, comunque, il dibattito non sembra essere chiuso del tutto, nonostante i tempi stretti le oggettive difficoltà. Anche perché la segreteria Zingaretti comincia a essere sotto assedio, e le regionali saranno un banco di prova: fallirlo, soprattutto nelle regioni in cui il centrosinistra guida il governo uscente, sarebbe esiziale. Ieri sera, un po' a sorpresa, pure Matteo Renzi ha aperto spiragli per una riappacificazione in Puglia col Pd, quasi captando le prime crepe che s'affacciano nel muro dei democratici. Ovviamente, la pre-condizione sarebbe solo una: accantonare la candidatura di Emiliano, ritenuto incompatibile con Italia viva e soci. «Apprezzo molto il richiamo all'unità di Nicola Zingaretti, con cui mai come in questo momento siamo in sintonia, ma se il Pd vuole essere credibile per uno sforzo unitario non ha che da mostrarlo chiedendo il ritiro della candidatura di Emiliano in Puglia», ha scandito l'ex premier toscano. Insomma: un tentativo per ricucire, dopo aver ufficializzato in Puglia la candidatura di Ivan Scalfarotto in palese rotta di collisione con Emiliano. Tanto che ieri Renzi ha rincarato la dose: «Perché in Puglia devo votare Emiliano? Ha detto tutto il contrario di quello che ho sempre sostenuto. È evidente, per serietà, che non posso stare con Emiliano». Lo stesso Scalfarotto ha ribadito: «Noi non avremmo mai appoggiato Emiliano: questa è una cosa risaputa da sempre. Io sono il candidato di una coalizione di partiti europeisti, modernizzatori e oggettivamente anti-populisti, che fanno leva più sul senso di fiducia sulle risorse del nostro Paese, che sul senso di richiesta di protezione spesso provocata dalla paura, dalla debolezza e dai sentimenti derivati dalla crisi economica e sanitaria», Emiliano «è la persona che ha sostenuto i ricorsi contro l'obbligo vaccinale, aveva promesso una nuova legge elettorale che avrebbe assicurato la parità di genere, ha rincorso le posizioni anti-scientifiche che hanno fatto dilagare la xylella, è quello che ha cercato di impedire l'arrivo del gas attraverso la Tap».
Posizioni inconciliabili, e altrettanto vale per Emiliano - nonostante i recenti appelli. A Renzi ha replicato in serata Nicola Oddati, coordinatore iniziativa politica della segreteria nazionale Pd: «Con grande rispetto per Renzi che vuole interloquire, ricordo che Emiliano è candidato presidente perché ha vinto delle primarie alle quali hanno partecipato decine di migliaia di pugliesi. Anche per questo motivo è oggettivamente il candidato più competitivo per battere le destre. Le primarie con il voto degli elettori erano l'occasione per partecipare più attivamente alla decisione». Il vicolo sembra essere stretto e cieco, e insomma i margini di manovra si riducono. Proprio per spazzare via ogni tentazione, Emiliano sta accelerando più che può sulle liste: Pd, Italia in Comune (il movimento di Pizzarotti), Senso Civico-Un nuovo Ulivo per la Puglia (mix dei civici di Alfonso Pisicchio e dei dalemiani), la lista Popolari con Emiliano di centristi e popolari ex centrodestra, Puglia solidale e verde (l'aggregazione nascente di sinistra, socialisti e ambientalisti) e poi almeno due civiche del presidente (la già collaudata Emiliano sindaco di Puglia e Con). Nel Pd riconferme per quasi tutti gli uscenti (a Brindisi Fabiano Amati, a Lecce Sergio Blasi e l'assessore non eletta Loredana Capone, a Taranto Michele Mazzarano e Donato Pentassuglia) e nuovi innesti come l'ex sindaco di Racale Donato Metallo, forse il segretario provinciale leccese Ippazio Morciano, l'imprenditore della cultura brindisino Carmelo Grassi, l'ex sindaco di Francavilla Maurizio Bruno, i tarantini Lucio Lonoce, Gianni Azzaro, Vincenzo Di Gregorio, a Bari il consigliere politico del presidente Domenico De Santis, il fedelissimo di Decaro Francesco Paolicelli, il sociologo (già candidato alle ultime primarie) Leonardo Palmisano.
F.G.G.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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