L'analisi/L'emergenza Covid, la ripartenza e i tanti rebus non risolti della Puglia

L'analisi/L'emergenza Covid, la ripartenza e i tanti rebus non risolti della Puglia
di Francesco G. GIOFFREDI
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Giovedì 8 Aprile 2021, 17:08 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 04:51

Nel tempo dilatato della pandemia la reattività di scelte, decisioni, visioni è molto, se non tutto. L’emergenza sanitaria è stata ed è ancora la lezione più brutale e diretta, una specie di cortina di ferro del mondo nuovo, globale e locale. Da una parte chi (pochi, pochissimi) è riuscito ad arginare o comunque rallentare con tempestività e prontezza l’avanzata del virus. Dall’altra chi (quasi tutti) ha tentennato procedendo a tentoni e a strappi, con almeno un paio di battute di ritardo, impelagato nelle strategie a metà, nella malattia del consenso, nelle inadeguatezze strutturali messe a nudo dal virus. Ci sono due piani che si intrecciano: la risposta alla pandemia, tra tamponi e ospedali, cure a casa e campagna vaccinale; e la semina verso la piena ripartenza e verso la ripresa economica. Guai a separare le due cose. Innanzitutto in Puglia, dove (anche) la pandemia ha assunto sfumature originali, dando l’impulso a domande in larga parte ancora senza risposta. La variante pugliese, insomma.

Aprile e maggio sono i mesi della verità, per soffocare la terza ondata pandemica, avvicinarsi all’immunità grazie ai vaccini e imboccare l’uscita dal tunnel. Ma, appunto, occorre reattività. Quanto dichiarato ieri da Pier Luigi Lopalco riaccende temi e riflessioni. Cosa ha detto l’assessore regionale? «Per quest’estate sono molto ottimista, penso che la circolazione virale a giugno si ridurrà e passeremo delle belle vacanze». La sferzata d’improvviso ottimismo ricorda tanto la brusca accelerata dello scorso anno, quando la Regione battezzò la bella stagione delle «discoteche sicure». Come è andata, lo sappiamo bene: già ad agosto si accese la prima spia sul quadro comandi dei contagi. Ma la domanda è: la Puglia è pronta ora all’estate delle «belle vacanze» e più in generale alla progressiva ripartenza? Sta svolgendo i compiti a casa su tamponi, tracciamento, rete ospedaliera, vaccini? Solo in parte. E ci sono un’idea, una strategia per ricucire la Puglia di domani, rilucidando immagine, potenzialità e fondamentali economici? Se ci sono, al momento sono un po’ nascoste, impalpabili.

Cominciamo dal versante più caldo, quello sanitario. La prima ondata dovrebbe aver insegnato tanto, ma non sempre istituzioni e politica sanno assorbire le lezioni. Tomas Pueyo, uno dei più puntuali analisti della pandemia, ha individuato tempo fa la strada maestra: la “strategia del formaggio svizzero”. Non basta un unico strato di formaggio (cioè una sola misura di contrasto, di per sé imperfetta), perché i buchi del formaggio sono sempre un varco, ma occorrono più fette sovrapposte per limitare gli spazi. E in Puglia? I tamponi, prima di tutto. Luca Ricolfi ricorda, con modelli matematici, che c’è una correlazione tra test quotidiani e andamento della mortalità. Da inizio pandemia in Puglia 1.948.468 tamponi processati, ma 1.039.651 persone testate; ieri su 15.730 tamponi solo 6.254 soggetti controllati in più (percentuale perciò del 20,07% dei nuovi positivi). I tamponi molecolari non hanno valenza di screening, certo, ma i Dipartimenti delle Asl sono da tempo in tilt o quasi. E in Puglia non hanno attecchito i tamponi antigenici (i rapidi): appena 107.612 in tutto (sui 1,9 milioni totali sopra citati), 1.037 i positivi scovati con antigenico. Non solo: a novembre era stato sottoscritto l’accordo per i tamponi rapidi negli studi dei medici di famiglia, ma l’operazione è stata un flop. Il tracciamento dei contatti dei positivi, che ha fatto miracoli altrove, è invece saltato quasi del tutto. Non va meglio con gli ospedali: la prima ondata aveva colto alla sprovvista la Puglia, la corsa alla riorganizzazione era stata spasmodica, ma il copione è andato in scena nuovamente nelle scorse settimane. Al punto, per esempio, che i 100 posti letto in più in Terapia intensiva “dimenticati” nel calcolo nazionale e riconteggiati su richiesta della Regione non avevano adeguata copertura di personale. Problema che sta attanagliando l’ospedale Covid in Fiera del Levante. Alcune riconversioni, poi, sono state tardive: si pensi a Scorrano, o comunque all’effetto Risiko dei centri decisionali sparpagliati sul territorio, Dipartimento e assessorato a Bari e poi le Asl, le aziende ospedaliere e via rimpallandosi responsabilità. E la campagna vaccinale non cambia passo: troppi stop-and-go, molti coni d’ombra. Una rassegna: le scorte giacenti (quasi 300mila), ancora una volta i medici di famiglia non del tutto adempienti (per le dosi a domicilio ad anziani e fragili), le somministrazioni a categorie non sempre prioritarie o ai furbetti di turno (peraltro ancora non quantificati, un bel giallo), il balletto dei numeri sui vaccinati nelle Rsa, tra le tabelle ufficiali del ministero e le smentite (ufficiose) di Lopalco.

Troppi rebus, che sono variabili cruciali per le «belle vacanze» dei pugliesi e dei turisti.

E la Regione come intende riattivare i motori della società e dell’economia pugliesi? È l’altro binario d’analisi. Tra rosso, arancione e giallo, Emiliano e Lopalco hanno più volte sfoggiato un diverso registro, non sempre coerente. Le scuole prima o poi dovranno ripartire, abbandonando il regime “on demand” alla pugliese, in cui scegliere la dad spetta ai genitori di elementari e prima media. Nota a margine: l’ordinanza post-Tar prometteva di ripristinare le lezioni in presenza subito dopo aver vaccinato il personale scolastico (quasi in 100mila già sottoposti a prima dose).
Lì fuori, intanto, si apprezzano timidi segnali da economia post-Covid. Le Borse europee tornano in salute, l’Abi pone l’attenzione su liquidità e depositi in crescita al Sud, il Recovery plan è in rampa di lancio ed è un’opportunità per tutti con l’alfabeto del rilancio e della sostenibilità, il turismo rimetterà in marcia gli ingranaggi, le filiere del manifatturiero hanno bisogno di correre (95mila imprese al Sud, numeri da ottavo posto tra i Paesi Ue con maggior presenza industriale). E la Puglia non può farsi sorprendere impreparata: dovrà avere idee-guida inequivocabili, strategia, visione, anche oltre i ristori e le liste della spesa sul Recovery. Tutto condito da quella reattività già ricordata e ormai irrinunciabile. Che si parli di tamponi, vaccini o ripresa economica.

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