Elicottero precipitato, si indaga per disastro e omicidio. La rabbia dei familiari: «Non dovevano partire»

Elicottero precipitato, si indaga per disastro e omicidio. La rabbia dei familiari: «Non dovevano partire»
di Alba DI PALO
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Domenica 6 Novembre 2022, 09:16 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 02:30

Elicottero precipitato, la Procura di Foggia indaga oggi non solo per disastro aviatorio, come emerso inizialmente, ma anche per omicidio colposo plurimo. Intanto monta la rabbia dei familiari delle vittime, come Francesco Nardelli, padre del copilota Andrea: «Sapevamo tutti che c’era una forte perturbazione sul Gargano, tant’è che venerdì l’elicottero non era partito», ha dichiarato all’Ansa. «Sapevamo che le condizioni non erano ideali. Non so da chi sia arrivato l’ok per il decollo, chissà forse dalla torre di controllo», ha aggiunto. «Perdere un figlio così a 39 anni è un dolore inspiegabile - ha proseguito -. Mio figlio ha dedicato una vita agli elicotteri. Si è brevettato nel 2007, ed è cresciuto nell’Alidaunia. Era un pilota esperto. Non ha mai avuto alcun problema. L’ultima volta che l’ho sentito è stato venerdì sera, ma abbiamo parlato del più e del meno. Era sereno». «Siamo qui per capire quando ci restituiranno il corpo di mio figlio - dice Francesco -. Spetterà ai periti e ai tecnici dell’Aeronautica accertare cosa sia successo ieri mattina. Con mio figlio c’era un veterano dei piloti dell’Alidaunia. Ma a prescindere dalle causa, questo non ci restituirà il nostro Andrea», ha concluso.

Gli interrogativi

«Come è potuto succedere? Come?». Sono i bisbigli più ripetuti tra i soccorritori che lo scrosciare intenso della pioggia non è riuscito a coprire. Un elicottero precipitato a Foggia, sette persone morte.

E ora le cause della tragedia da ricostruire.

Gli occhi stravolti dalla stanchezza e dal dolore. Per loro, arrivare tra la vegetazione fangosa, in una zona impervia del Gargano, scansando buche diventate come sabbie mobili, non è stato semplice. A non fermarli ieri, è stata la speranza di trovare vivo chi era a bordo dell'elicottero Aw109 di Alidaunia, precipitato in località Castel Pagano ad Apricena dopo essere decollato da San Domino, isola dell'arcipelago delle Tremiti per raggiungere Foggia: dove non è mai arrivato. Per trovare quello che rimaneva del mezzo è stato necessario annusare tra la nebbia e il freddo, un gomitolo di fumo bianco. È stato così che sono stati scovati i pezzi dell'elicottero con il motore che ancora espirava vapori grigiastri e quei corpi raggomitolati tra le lamiere stropicciate. «Come è potuto succedere? Come?», è il mantra che è passato di bocca in bocca tra chi ha guardato assuefatto il relitto spiaggiato su un fianco tra le foglie appesantite dalle ore di temporale. E ha osservato il lavoro dei vigili del fuoco che con delicata forza, hanno impiegato ore per estrarre i corpi inermi delle vittime.

Le indagini dei carabinieri


«Come è potuto succedere?» è la tormentosa domanda a cui dovranno fornire una risposta le indagini dei carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Foggia coordinati dalla locale Procura (sul posto il procuratore capo Ludovico Vaccaro). Che ha aperto un fascicolo di inchiesta per disastro aviatorio colposo, per ora contro ignoti. La magistratura foggiana non è la sola che intende fare chiarezza perché anche l'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo (Ansv) indaga: si chiama inchiesta di sicurezza. L'Ansv ha disposto l'invio di un team investigativo per raccogliere materiale, raggranellare informazioni utili alla esatta definizione della disgrazia. L'agenzia vuole esaminare, analizzare tutti i documenti ufficiali della società di trasporto aereo a partire dalla manutenzione passando per il piano di volo, senza tralasciare i curricula di chi era ai comandi nella cabina di pilotaggio. «Bisogna comprendere le cause di questa tragedia tremenda», ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano arrivando sul luogo dello schianto.

Le ipotesi

Cause che ora sono vestite da ipotesi. In primis, il maltempo - che con la nebbia, il vento con una forza di 35 chilometri orari e l'acquazzone - può aver provocato quello che tecnicamente nel gergo dei cieli, si chiama disorientamento spaziale. Succede quando la via è persa perché c'è «una distorsione percettiva che alimenta false percezioni», spiega l'Aeronautica militare nella rivista Sicurezza del volo.
Il disorientamento spaziale «è un nemico inaspettato», prosegue. Inatteso proprio come può essere successo all'Aw109 di cui mancano indizi sul percorso: nessuno dei siti di tracciamento dei voli pare sia stato in grado di disegnarlo dopo l'ultimo contatto a venti minuti dalle undici del mattino di ieri con la torre di controllo. Fu così che si schiantò l'aereo su cui viaggiava la stella dei Lakers, il cestista Kobe Bryant. «Le avverse condizioni climatiche possono aver influito ma non sono io a decidere le cause», sussurra Salvatore Minetti che coordina i vigili del fuoco del Gargano. Poi prende fiato e aggiunge: «I piloti sono espertissimi: è una rotta che fanno tutti i giorni tranne nel periodo estivo quando virano su Vieste per i turisti. Dagli anni Settanta a oggi, questa è la prima tragedia per l'Aulidania». Se il meteo, cattivo e incarognito, non poteva essere proibitivo secondo i diktat contenuti nei bollettini - per decollo, volo e atterraggio, allora è giusto non scartare neppure il guasto meccanico. Se così è, allora serve aspettare che a parlare siano non solo gli esiti degli accertamenti tecnico - scientifici che i periti nominati dalla procura svolgeranno sulla carcassa ma anche i dati registrati dalla scatola nera che potranno raccontare cosa è successo davvero tra l'ultima comunicazione battuta dal cielo e la collisione, violenta e senza scampo, tra alberi e boscaglia.
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