Elezioni, la grande corsa alle candidature in Puglia: il nodo Emiliano, i primi incroci tra liste e solo 40 seggi in palio/Tutti i nomi

Elezioni, la grande corsa alle candidature in Puglia: il nodo Emiliano, i primi incroci tra liste e solo 40 seggi in palio/Tutti i nomi
di Francesco G. GIOFFREDI
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Domenica 24 Luglio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17:33

I criteri, al momento in larga parte ignoti. E poi lo spazio (ridotto) e il tempo (pochissimo). L’irreversibile crisi del governo Draghi è stata come il colpo di pistola dello starter: tutti, nei partiti, sono scattati dai blocchi di partenza come centometristi. Ma tra mille incertezze. La campagna elettorale lampo, appena due mesi, non sarà una maratona. E allora è già in moto la giostra di liste, candidature, nomi, incroci, veti, veleni. Il tempo, appunto, è pochissimo: la road map verso il 25 settembre, giorno delle elezioni politiche, prevede la presentazione delle candidature per il 21 e 22 agosto. E la settimana alle porte sarà utile per fissare, da sinistra a destra, i famosi “criteri”, cioè regole d’ingaggio e paletti per comporre il mosaico delle candidature. Non sarà possibile largheggiare, del resto: l’ultima riforma ha tagliato il 30% dei seggi, da 945 a 600, per la Puglia 15 deputati e 7 senatori in meno rispetto al 2018. In palio ci sono perciò 27 scranni alla Camera e 13 al Senato, 40 in tutto. Si voterà ancora col Rosatellum, sistema misto maggioritario-proporzionale e collegi giocoforza rivisitati e troppo ampi, quasi ingestibili: 10 deputati e 5 senatori saranno eletti (con sfide testa-a-testa) in collegi uninominali disegnati perciò in numero pari ai parlamentari da eleggere; 17 deputati e 8 senatori verranno invece pescati attraverso il proporzionale dai listini (composti da quattro nomi, con alternanza di genere) in 4 collegi plurinominali per la Camera e in uno solo per il Senato. In caso di alleanze: un candidato unitario per coalizione all’uninominale, al plurinominale invece ogni simbolo presenta un proprio listino. Tradotto: le postazioni più ambite e blindate saranno quelle di capilista al proporzionale. O negli uninominali per la coalizione indicata come favorita: nel centrodestra è guerra di nervi tra FdI, Lega e Forza Italia per accaparrarsi le caselle del maggioritario in base ai rapporti di forza consolidati e nuovi, sarà cruciale il criterio d’assegnazione concordato dai tre leader. Il sistema elettorale premia gli accordi e penalizza l’autosufficienza, e s’annuncia una settimana rovente proprio sullo sconnesso terreno delle strategie e delle alleanze. È già possibile però tracciare una geografia pugliese delle possibili candidature, anche perché gli spazi di manovra saranno minimi. Occhio ovunque, poi, ai candidati extra-pugliesi imposti dalle segreterie nazionali: immancabili.


Il Pd e il nodo Emiliano

Enrico Letta deve capire dove puntare la bussola: alleanza con il possibile rassemblement centrista-liberale, corsa autonoma o precipitoso ritorno all’intesa col M5s? Panoramica sugli uscenti pugliesi: conferme, più o meno tutelate, per Dario Stefàno, Assuntela Messina, Francesco Boccia (commissario per il congresso e fedelissimo del leader), Marco Lacarra (gestirà da segretario “a metà” le candidature) e Ubaldo Pagano, Michele Bordo è alla quarta legislatura e resta l’interrogativo, in standby gli ex cinque stelle Michele Nitti e Paolo Lattanzio. Il vero enigma è però Michele Emiliano: la candidatura inizialmente è stata ipotizzata per trainare il gruppo e poi eventualmente smarcarsi e puntare al tris in Regione, ma il governatore accarezza sempre più l’idea dell’addio anticipato alla Puglia. La partita con Letta è molto più complessa: il segretario deve stabilire se e come innestare in uninominali e liste dem i civici di Emiliano, a bordo pista ci sono per esempio il capo di Gabinetto Claudio Stefanazzi o l’assessore Sebastiano Leo. Non gli unici, ovviamente. E tra i dem c’è già chi affila le armi per evitare colpi di coda emilianiani. Altra spina, le ambizioni di consiglieri e assessori regionali Pd, che stavolta non vogliono limitarsi al ruolo di donatori di sangue negli uninominali: Piemontese, Capone, Pentassuglia, Amati sono nomi ampiamente spendibili o persino già pronti alla sfida. Occorrerebbe però una deroga allo statuto del partito, e a Roma meditano se concederla o meno: è il caso di moltiplicare i papabili - è il ragionamento - e perciò l’ingorgo in una corsa che s’annuncia a ostacoli? Per martedì, intanto, Lacarra ha convocato il gruppo consiliare. Ci sarebbero pure i sindaci in rampa di lancio, lo stesso Antonio Decaro potrebbe essere precettato da Roma. Peraltro, a margine: le liste Pd dovrebbero ospitare pure esponenti di Art1-Mdp, la Puglia è regione sotto osservazione (esempio: Pier Luigi Lopalco).

E gli spazi si restringono ancora di più.


Fratelli d’Italia e la nuova squadra

Sospinta dal vento dei sondaggi, FdI vuol raccogliere i frutti dei cinque anni di opposizione. Giovedì è in agenda la Direzione nazionale, anche qui: criteri e linee guida. La Puglia è un caso a sé: è la regione di Raffaele Fitto, ala moderata del partito, presidente dei Conservatori e riformisti a Bruxelles e uomo dei dossier europei per Giorgia Meloni. Si candida? Non è detto: eventualmente guiderebbe il listino al Senato, ma riflessioni romane in corso sulla migliore spendibilità dell’ex ministro, se ancora in Ue o tra Parlamento e (chissà) governo. Appena due i deputati uscenti, entrambi verso la ricandidatura: Marcello Gemmato, meloniano doc e coordinatore regionale; Davide Galantino, ex M5s. E poi? C’è la batteria dei consiglieri regionali, tutti fittiani - «e tutti grandi portatori di voti», è la riflessione - come Zullo, Ventola, Gabellone, Perrini, Caroli e De Leonardis, da capire se tutti o solo una parte in campo. Verso la candidatura l’ex consigliere Saverio Congedo, così come Filippo Melchiorre, Stella Mele, l’ex sindaco di Sava Dario Iaia e un paio di jolly della società civile. Gli equilibri interni tra ex An e fittiani, spesso precari e tesi, sono però la vera incognita.


Forza Italia e il criterio della lealtà

La convocazione è in agenda per metà settimana: tutti i segretari regionali da Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia. Tema: gli accordi con gli alleati sugli uninominali e la prima bozza delle candidature. Gli uscenti, soprattutto dopo burrasca e fuoriuscite, saranno premiati: il primo criterio è la lealtà, saldamente in pole ci sono Mauro D’Attis (coordinatore, fedelissimo di Tajani), Dario Damiani (vice) e Francesco Paolo Sisto (tra gli ingegneri della riforma Cartabia), e poi Michele Boccardi, Elvira Savino, Vincenza Labriola, valutazioni su Luigi Vitali. Dai territori, ottime chance di candidatura per l’ex consigliere regionale Giandiego Gatta e per la rete di amministratori locali.


La Lega vuol allargare

I salviniani, in Puglia coordinati dal senatore Roberto Marti, hanno un obiettivo: ampliare il gruppo dirigente. I sondaggi non aiutano, gli uscenti hanno già il biglietto in mano: oltre a Marti anche Rossano Sasso e Annamaria Tateo. Ci sarà anche Nuccio Altieri, presidente Invimit, e probabilmente il consigliere regionale Paolo Pagliaro e l’ex parlamentare Gianfranco Chiarelli, ma - in una regione di rapporti politici molto fluidi - i leghisti potrebbero reclutare anche tra i ranghi del civismo emilianiano.


Il caos nel Movimento cinque stelle

Monopolizzatori delle elezioni 2018 (tra il 40 e 50%, in Puglia vinsero tutti gli uninominali), i pentastellati sono in stato confusionale. Al crollo verticale delle percentuali e ai dubbi sulla leadership s’è aggiunto il sipario calato sull’alleanza col Pd. Gli uscenti rimasti col movimento - di fatto dimezzati dopo la diaspora di questi anni: 9 deputati e 9 senatori - non hanno la più pallida idea di cosa accadrà su limite dei due mandati (per ora non in discussione) e sui parametri per tentare il bis. Tra le poche certezze, la ricandidatura del contiano doc Mario Turco o del coordinatore regionale Leonardo Donno. Giuseppe Conte e Rocco Casalino sceglieranno la natia Puglia per il debutto elettorale?


Le mosse al centro

L’ultimo appello, in serata, è della viceministra renziana Teresa Bellanova: «Lavoriamo fino all’ultimo minuto utile per unire le forze politiche che in Senato hanno detto sì a Draghi». Ma occorrono due step: dialogo nel variegato e ancora disordinato centro liberal-riformista e patto col Pd. Quanto al primo passaggio, accenni di asse Renzi-Calenda. E i candidati? Per Italia viva ecco Bellanova, la neo renziana ed ex M5s Soave Alemanno, i coordinatori regionali e provinciali; Azione schiererà l’uscente Nunzio Angiola (anche lui ex cinque stelle) e fa casting sui territori, il movimento è avvicinato anche dai centristi emilianiani come Cassano e Stea. Il cartello composto da Luigi Di Maio, dai civici dei sindaci o ex come Beppe Sala e Federico Pizzarotti e da Centro democratico troverà ospitalità - almeno agli uninominali - nelle postazioni Pd: gli uscenti dimaiani in Puglia sono sette, tra loro anche i sottosegretari Anna Macina e Giuseppe L’Abbate.


Sinistra e dintorni

I vendoliani faranno squadra con i Verdi, la Puglia è bacino strategico e a guidare la pattuglia ci sarà il segretario Nico Bavaro. Gli ex cinque stelle più radicali, come Barbara Lezzi, sono sparpagliati qui e lì, da Alternativa (l’ex ministra e Giovanni Vianello) a Italexit. Ma la confusione è ancora tanta, nei cespugli come nelle corazzate.

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