Effetto Covid sugli appalti, in Puglia perso il 23% rispetto all'anno scorso: in fumo 365 milioni

Effetto Covid sugli appalti, in Puglia perso il 23% rispetto all'anno scorso: in fumo 365 milioni
di Massimiliano IAIA
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Venerdì 3 Luglio 2020, 09:43 - Ultimo aggiornamento: 10:52
Anche in Puglia gli appalti pubblici pagano il loro prezzo all'emergenza Covid. Numeri nel complesso bassi se rapportati ad altre regioni d'Italia - quasi un terzo rispetto alla Lombardia, solo per fare un esempio -, ma comunque importanti se si pensa alla gravità dello stop all'economia dettato appunto dalla pandemia. Soprattutto, è la rilevazione dell'Anac che ieri ha presentato alla Camera la sua consueta relazione annuale, se inoltre si considera che nel 2019 erano spuntati segnali di ripresa. Miglioramenti inevitabilmente azzerati dal lockdown.

A livello nazionale, nel primo quadrimestre 2020 gli appalti sono scesi del 24% per numero e del 33% in valore, con 18,6 miliardi in meno. E il Nord continua a pagare il prezzo più alto in questa pandemia, perdendo circa il 50% rispetto all'anno scorso (-14 miliardi).

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La Puglia fa registrare un 23% in meno, con una perdita di 365 milioni nel giro di un anno. In questo periodo, la spesa dello Stato è stata proiettata all'acquisto di dispositivi di protezione e di diagnosi. «L'emergenza ha determinato un impatto molto rilevante sulla finanza pubblica» e «non possono ritenersi estranei comportamenti speculativi e predatori da parte di soggetti variamente posizionati lungo la catena di fornitura», sottolinea l'Anac, avvertendo che la domanda di mascherine e tamponi potrebbe continuare a moltiplicarsi, «impegnando una quota ancora più ingente della spesa pubblica nazionale». Prevenire la corruzione significa anche non arretrare sulle questioni sollevate dai conflitti di interesse, le incompatibilità degli incarichi amministrativi: sulla imparzialità dei pubblici funzionari l'Anac ha avviato 900 istruttorie. Ma l'Autorità non ha specifici poteri di intervento o sanzionatori.

Illustrando la relazione, il presidente dell'Anac Francesco Merloni ha bocciato l'ipotesi di uno sblocca-cantieri bis. «Dopo il provvedimento del 2019 - ha detto -, vi è ora il rischio di uno sblocca cantieri-bis, con le stesse problematiche. Le perplessità che l'Autorità aveva su quel decreto trovano una conferma nei dati: a fronte di una crescita del mercato del 23%, quella degli appalti sotto soglia, oggetto delle semplificazioni normative, è stata di poco oltre il 10%. Dunque, non si è avuto nessun beneficio concreto, e il dato non deve stupire più di tanto: i cantieri più piccoli non avevano alcuna necessità di sblocco, perché già ci sono gli strumenti per avviare e chiudere velocemente le gare».

Per quanto riguarda invece ipotesi come Sembrano riaffacciarsi in questi giorni ipotesi rischiose come super-commissari, modello Genova, e affidamento diretto fino a 150.000 euro senza alcuna consultazione delle imprese, Merloni osserva: «Non è togliendo le regole che il sistema funziona meglio».

Alle perplessità rilevate da Merloni, ha comunque risposto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte: «Dico solo che il modello Genova ha funzionato, tant'è vero che ci sono state situazioni su cui si è subito intervenuti», ha affermato il premier. Adesso stiamo rafforzando quei controlli preventivi e repressivi. Nella stessa relazione, ho letto dalle agenzie, è venuto fuori che abbiamo 18-19 miliardi di lavori bloccati. Questo è tutto dire».
I sindacati, dal canto loro, fanno notare che dalla relazione arriva una conferma: Il Codice Appalti in vigore sta funzionando, mentre lo sblocca-cantieri ha solo peggiorato il quadro normativo e complicato la vita alle stazioni appaltanti. I temi oggi su cui agire sono: come qualificare di più la pubblica amministrazione e dotarci di sistemi di controllo su legalità e qualità più rapidi ed efficaci», sostiene la Fillea Cgil. «A questo punto - è la conclusione del sindacato -, quanto ha senso modificare ulteriormente il Codice, svuotandolo con decine di Commissari che opereranno come uomini soli al comando? Perché ridurre trasparenza e legalità indebolendo i controlli preventivi e tornando alle liste delle imprese fiduciarie? Perché compromettere i diritti dei lavoratori liberalizzando il sub appalto? Rischiamo di ingolfare ulteriormente la macchina e, attraverso l'affidamento senza bandi pubblici, tra qualche anno scoprire di aver alimentato una nuova Tangentopoli, soprattutto a livello locale».
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