Due pugliesi su sette lavorano per il "Planetary Spectrum" della Nasa

Due pugliesi su sette lavorano per il "Planetary Spectrum" della Nasa
di Rita DE BERNART
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Lunedì 17 Gennaio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 13:47

Studiare la luce proveniente da pianeti e comete per scoprirne la loro composizione. Lo spazio così è sempre più vicino e la Puglia ha un ruolo di primo piano nello svelarne i segreti. Sono due infatti i pugliesi nel team - composto da sette persone - che lavora al Planetary spectrum generator della Nasa. Il gruppo di recente ha pubblicato un libro per spiegare il funzionamento di questo tool online o più semplicemente di questo strumento digitale simile ad un’applicazione. Si tratta di un modello accessibile liberamente sulla rete che migliaia di astronomi usano ogni giorno per il loro lavoro e per studiare oggetti del Sistema Solare.

LO STRUMENTO

Il Psg consente simulazioni accurate di osservazioni reali ottenute con strumenti ottici in tutte le frequenze dello spettro elettromagnetico, dall’infrarosso all’ultravioletto. È un sistema contenente migliaia di informazioni, aggiornato costantemente grazie al lavoro di centinaia di persone nei laboratori, e che viene utilizzato da scienziati e dottorandi da tutto il mondo ma anche da appassionati e giovani studenti; alcune scuole americane lo utilizzano persino per far studiare ai ragazzi scienze atmosferiche. Allo strumento, accessibile anche da cellulare, si accede dal sito ufficiale della Nasa e, attraverso un’interfaccia, consente di caricare file e osservazioni e ricavarne una simulazione reale. Fra gli autori di questa pubblicazione, che sarà scaricabile gratuitamente online, gli astrofisici Giuliano Liuzzi, nato a Taranto e cresciuto a San Giorgio Jonico, e Silvia Protopapa nata e cresciuta a Galatina. Entrambi hanno studiato fisica e astrofisica all’Università del Salento. Accanto ai loro nomi quelli del team con cui lavorano sul Planetary Spectrum Generator: Geronimo Villanueva (ideatore e leader), Sara Faggi, Vincent Kofman, Thomas Fauchez, Shane Stone e Avi Mandell. 

LE TESTIMONIANZE
«Questo strumento - commenta Giuliano Liuzzi - è utilizzato da migliaia di scienziati e persone, la pagina viene visitata circa due milioni di volte al mese e ci siamo resi conto che per questo sarebbe stato molto utile produrre documentazione che rispondesse alle varie esigenze di chi lo usa. Abbiamo quindi deciso di scrivere questa pubblicazione che, anche attraverso esempi concreti, ne spieghi il funzionamento, per non utilizzarlo come una scatola nera. Il vantaggio è che contiene una quantità enorme di conoscenze tale da essere utile in più tipologie di studi e missioni». Prima di approdare alla Nasa, al Goddard Space Flight Center, dopo la tesi con il dottor Sergio Fonti a Lecce, l’astrofisico ha svolto un dottorato di ricerca in ingegneria dell’ambiente a Potenza. «Anche al sud abbiamo ottime scuole - continua - a Lecce ho iniziato ad avere un approccio con Marte ma la maggior parte dell’apporto che ho dato alla ricerca deriva dalle nozioni acquisite a Potenza». Liuzzi è anche nel team delle recenti missioni su Marte di cui svela qualche particolarità: «Marte - racconta - ha un’atmosfera 100 volte più tenue di quella terrestre, eppure su Marte si scatenano fenomeni meteorologici ben più impressionanti come ad esempio le tempeste di sabbia globali, che ogni tanto sono in grado di avvolgere l’intero pianeta, questa polvere è il motivo principale per cui, su Marte, il cielo è rosso, ma I tramonti sono blu. Solo adesso, con missioni come Maven ed ExoMars, stiamo davvero comprendendo come I vari elementi in atmosfera interagiscono tra loro». 
L’altra autrice pugliese è la salentina Silvia Protopapa; dopo varie esperienze e il titolo di Phisic Doctor conseguito nel 2009 in Germania presso l’istituto Max Planck per gli studi sul Sistema Solare, dal 2010 è negli Stati Uniti dove ricopre il ruolo di principal scientist presso il dipartimento degli studi spaziali del Southwest Research Institute a Boulder, in Colorado.

In particolare si occupa di studi spettroscopici di comete e oggetti transnettuniani, per capire l’origine ed evoluzione del Sistema Solare; ha fatto parte del team di diverse missioni spaziali tra cui Comet Interceptor. «Il Planetary Spectrum Generator – dice la scienziata - è un programma sofisticato ma di formidabile versatilità che permette l’analisi e la simulazione di spettri planetari acquisiti presso diversi osservatori terrestri e spaziali, a diverse frequenze, con diverse risoluzioni. E la sua interfaccia grafica lo rende estremamente facile da utilizzare».

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