La pandemia frena la movida, pub e locali in rivolta: «Dal Governo un danno grave, a rischio aziende e lavoro». E c'è chi anticipa l'apertura

La pandemia frena la movida, pub e locali in rivolta: «Dal Governo un danno grave, a rischio aziende e lavoro». E c'è chi anticipa l'apertura
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Mercoledì 14 Ottobre 2020, 10:28 - Ultimo aggiornamento: 13:11

Addio alle nottate fuori dai locali a chiacchierare sorseggiando un drink. Arriva un freno alla movida. Da oggi entra in vigore il coprifuoco per i locali fissato dal Dpcm che contiene misure di contenimento della pandemia da Covid-19: bar, pub e ristoranti dovranno chiudere a mezzanotte mentre, per evitare assembramenti pericolosi, dalle 21 si potrà consumare solo ai tavoli con il divieto di bere e sostare all'esterno. Lo sfogo degli imprenditori: «Il provvedimento non servirà a diminuire i contagi ma farà solo danni alle nostre attività».

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Ristoranti e pub devono fare i conti con le nuove misure anti-contagio: un colpo per la movida leccese che rischia di spezzare la magia del rito dell'aperitivo. Per questo i gestori di pub e locali notturni sono sul piede di guerra: «Il messaggio che passa è che se stai in piedi ti contagi mentre se stai seduto no. È ridicolo afferma Giorgio Doveri, titolare del Barroccio di Lecce -. Questo provvedimento non è giustificato. Nessuno vuole sminuire la portata di quello che stiamo vivendo ma penso che, considerando i numeri sulla diffusione, il Governo dovrebbe intervenire con altri provvedimenti. Impedire la consumazione porterà davvero a un miglioramento? Si spingeranno le persone a uscire prima del coprifuoco creando assembramenti ma in orari diversi».

Secondo il piano varato dal Governo per contenere la movida sregolata, le attività dei servizi di ristorazione sono consentite fino alle 24 con servizio al tavolo e sino alle 21 in assenza di servizio al tavolo. Resta autorizzata la ristorazione con consegna a domicilio e la ristorazione con asporto ma con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze dopo le 21.

Un provvedimento ritenuto ingiusto dagli addetti ai lavori e che rischia di devastare completamente il settore. «Il nostro maggior ricavo, considerando che siamo attività piccole, è proprio il famoso assembramento fuori dai locali - spiega Francesco Milo, titolare del Quarantacinque, sempre nella città barocca -. Alle 21 noi iniziamo a lavorare. Se ci tolgono anche questo abbiamo finito. Non si può pensare di lavorare solo con il servizio al tavolo. Cosa dovrei dire a chi occupa un tavolo per due, tre ore? Devo mettere gli orari? Nelle ultime settimane abbiamo registrato un calo, i clienti ci dicono che ormai preferiscono non uscire. Anticipare le aperture non porterà a niente non faremo mai gli stessi numeri».

La paura per gli operatori è quella di vedere vani gli sforzi degli ultimi mesi: in tanti hanno riavviato a fatica la propria attività e ora rischiano di azzerare ogni piccola conquista. «Non vedo il nesso tra diffusione del virus e una chiusura anticipata spiega Christian Ungaro, titolare di La Sapore -. Le persone saranno portate ad anticipare le uscite e quindi gli assembramenti ci saranno lo stesso. A livello economico per me è un danno gravissimo. Il 70% dei miei incassi, specialmente nel weekend, è fatto proprio dalle persone che entrano ed escono dal locale. È una pezza a colori. Il governo ci permette di lavorare, fissa dei limiti e ci dice che dobbiamo accontentarci con quello che riusciremo a fare». «Per il nostro locale sarà impossibile lavorare afferma Andrea Carlà, titolare del locale I Gemelli -. In questo modo ci costringono ad aprire per restare vuoti. Noi che iniziamo a lavorare alle 21 cosa dovremmo fare? Era meglio rimanere chiusi almeno avremmo risparmiato un po' di spese. Invece ci dicono che possiamo stare aperti ma per fare cosa? Aprire di mattina? Se la gente deve bere fuori dal locale lo farà al pomeriggio quindi gli assembramenti ci saranno comunque. È un provvedimento inutile, dannoso per tutti noi».


A Brindisi molti gestori dei locali notturni stanno cercando nuove soluzioni per non perdere la clientela e arginare il danno economico. Si punterà sulle aperture anticipate e su di una serie di servizi che possano invogliare i ragazzi o le famiglie a frequentare i loro locali anche di giorno. «Non possiamo fare altro che adattarci e seguire le regole in questo periodo di emergenza - dice Mattia Sacco, titolare del locale Spirito -. La speranza è che anche la gente si autodisciplini ed impari ad uscire presto come accade nelle altre città. In pratica le persone dovrebbero cambiare il loro stile di vita». Lo spirito di adattamento non manca a questo giovane imprenditore che gestisce altri due lcali tra Brindisi e Mesagne. «Noi normalmente apriamo il locale alle 23 e lo chiudiamo intorno alle 2 della notte. Ora non sarà più possibile, cercheremo di anticipare l'apertura alle 18. Tutto si basa sulla capacità di adattarsi. Ovviamente il maggior guadagno viene dall'asporto ma le misure impongono di bloccare la somministrazione alle 21, ad eccezione di chi sta seduto al tavolo», aggiunge Sacco.


Ma se da un lato i ristoratori ed i gestori dei locali notturni tendono ad adattarsi alle nuove misure e sono confortati dalla possibilità di ampliare gli spazi con i dehors, qualche problema sorge con i controlli all'esterno. Educare al rispetto delle regole anche gli avventori non è semplice se questi hanno già alzato il gomito e sostano nei pressi delle loro attività. «Il problema non sono gli orari, alla fine se devo chiudere prima vorrà dire che anticiperò l'apertura. Piuttosto il problema sono i controlli - dice Gianmarco Felle, titolare del Flabi a Brindisi -. Io non posso essere responsabile di chi si ferma davanti al locale. Bisogna chiarire prima questo aspetto». È così che lavorare per questi imprenditori non è affatto semplice. «Io ho aperto il locale il 27 aprile e questo tira e molla è pesante. Tuttavia alla fine ci dobbiamo adattare. Cerco di ingegnarmi. Punto sull'apertura di giorno offrendo dei servizi anche a pranzo - dice Felle -. Alla fine questa estate si è lavorato lo stesso perché i ragazzi non andavano in discoteca e restavano in città. Abbiamo avuto anche i turisti. A questo punto chi ha più tavoli vince, perché in ogni caso sino alle 24 si può fare il servizio. Forse qualcuno dovrebbe imparare ad aprire prima il proprio locale».

Spirito di adattamento ed i giusti controlli con una formula così i locali della movida potrebbero lavorare, se non di più, quanto meno nella certezza di farlo in sicurezza.
Problemi simili anche a Ostuni. «Servono più controlli ed una maggiore sensibilizzazione dei cittadini: continuiamo noi imprenditori ad essere tra i più penalizzati per questa situazione». Così Donato Spalluto, titolare del Casbah Cafè, lo storico locale nel cuore di piazza della Libertà. «Per tutelare la sicurezza collettiva andava seguita un'altra linea: con tutte queste restrizioni, davvero è quasi anti-economico per le attività restare aperti. Per non parlare del fatto che i veri controlli sono stati fatti solo sugli esercenti e gli operatori turistici fino a questo momento». Misure non condivise nemmeno da Mimmo Baccaro, titolare del Kidra, nel borgo antico della Città Bianca. «È l'ennesima scelta sbagliata. Sembra quasi che il Covid circoli in fasce d'orario diverse. Intanto noi siamo costretti a subire queste imposizioni, dopo i tanti sacrifici fatti fino a questo momento. Non c'è un indirizzo o una linea comune da seguire. Si approvano misure confusionarie».

A cura di Stefania De Cesare, Lucia Pezzuto e Danilo Santoro 

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