Vietata la pesca dei ricci di mare, pescatori e ristoratori convinti: «Decisione inevitabile»

Per tre anni stop alla pesca dei ricci di mare in Puglia

Vietata la pesca dei ricci di mare, pescatori e ristoratori convinti: «Decisione inevitabile»
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Venerdì 31 Marzo 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 06:50

Per tre anni stop alla pesca dei ricci di mare in Puglia. Si potrà commercializzare il prodotto ma a patto che venga da un’altra regione italiana o dall’estero. Una consuetudine, quest’ultima, già da anni in vigore. Sono sempre di più i ristoratori che guardano all’estero, soprattutto a Portogallo, Spagna e Croazia, anche solo per questione di comodità. La legge regionale è stata approvata dal Consiglio, con un solo voto contrario e 41 a favore. La Puglia mette un freno al prelievo dei ricci dal mare: per tre anni bisognerà lasciare in pace i fondali, così da permettere una “rigenerazione” completa della risorsa. Nei ristoranti, quindi, gustose linguine con la polpa di ricci o ricci come antipasto, solo se importati dall’estero. Tra tre anni, poi, se ne riparlerà, per capire come si può recuperare del tutto l’attività. Eppure dai pescatori e dai ristoratori arriva un parere più o meno favorevole rispetto al divieto. 
Andrea Di Paola ha un bar (famoso in tutta la provincia di Lecce) a Porto Badisco e già l’anno scorso si era “autoimposto” lo stop. «In Salento già ci sono meno ricci rispetto a un tempo. Non ce ne sono più, praticamente. L’anno scorso abbiamo rinunciato alla pesca, a malincuore, perché era complicato trovarne. Il prelievo selvaggio non è più sostenibile. Già i pescatori negli ultimi anni, visto il volume basso di pesca, rischiavano di non rientrare delle spese. Noi abbiamo scelto un anno fa di rinunciare a commercializzare il prodotto». Lui ha deciso di non importare dall’estero: «Preferisco evitare, per il tipo di locale. Qui la gente viene per mangiare qualcosa di locale, fare un aperitivo. Preferisco servire il gambero, ad esempio e rinunciare ai ricci di mare. Meglio fare un passo indietro, con la speranza che tra tre anni si possa ripartire. Ma anche su questo bisogna fare una premessa: la riapertura dev’essere graduale, altrimenti questi tre anni saranno stati inutili».

Le storie

Una storia diversa, pur con lo stesso convincimento, arriva da Savelletri (frazione di Fasano), la terra dei ricci per eccellenza in Puglia. «Noi già da qualche anno serviamo e vendiamo soltanto ricci importati dall’estero - racconta Giovanni Sibilla, titolare del ristorante Albachiara -. Intanto per una questione di sicurezza e di maggiori controlli, anche per essere più tranquilli. E poi perché la pesca qui era diventata un’impresa. Quindi abbiamo deciso di fare così. Ci riforniamo solo da grandi aziende che operano in Spagna, Croazia e così via». I prezzi sono un po’ più alti «ma non c’è una grande differenza», assicura invece Giovanni. 
Dai pescatori si alza la levata di scudi sui ristori, chiesti e pretesi, dopo la norma.

A Lecce, ieri, c’è stato un botta e risposta tra Azione e il Movimento Regione Salento, che assicura che i ristori sono previsti per quanto nella legge di bilancio del 2023 non siano stati individuati i fondi. 

I ristori

I pescatori, però, oltre a chiedere i ristori sembrano anche piuttosto convinti sullo stop. È una decisione di buonsenso, dicono. A Porto Cesareo, a pochi chilometri da Lecce, in uno dei posti di mare più belli dell’intera Puglia, le voci sono tutte più o meno concordi con la proposta di legge (approvata) di Paolo Pagliaro. «Penso che sia giusto uno stop - dice Fabio Pisanò -, servirà un po’ di tempo per mettere al sistema marino di ripristinare il corretto funzionamento. Per questo penso che il divieto sia corretto, va bene». Avrebbe voluto, invece, delle limitazioni un po’ meno drastiche Vittorio Falli, titolare di una pescheria, proprio a Porto Cesareo. «La natura si deve sempre rigenerare. I ricci si devono prendere, in una quantità giusta. Il parco marino di Porto Cesareo, adesso, rischia una disfunzione enorme. Non si possono toccare i tonni e i delfini, chiaramente, e quindi ce ne sono tanti. E mangiano gli altri pesci più piccoli. E anche le loro feci stanno dando problemi ad alcune specie. Sarebbe stato più giusto pescare in maniera meno aggressiva, non il divieto». Tutti d’accordo, però, con il fatto che esiste un’emergenza. E che va affrontata. Per fare gli interessi dell’ambiente, del mare e persino di pescatori e ristoratori.
 

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