Sprechi per 255 milioni nel disavanzo sanitario pugliese

La Puglia rischia un nuovo Piano di rientro sanitario

Sprechi per 255 milioni nel disavanzo sanitario pugliese
di Vincenzo DAMIANI
4 Minuti di Lettura
Venerdì 31 Marzo 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 1 Aprile, 06:23

La Puglia rischia un nuovo Piano di rientro sanitario, i conti nel 2022 sono andati fuori controllo con un disavanzo di circa 450 milioni di euro. E se in parte i maggiori costi sono effettivamente dovuti a fattori “esterni”, dal Covid all’aumento imprevisto di energia elettrica e gas, quindi non preventivabili, ci sono anche 255 milioni di “sprechi”. 

I dati


È questo probabilmente il dato che più preoccupa la Regione che è stata costretta a correre immediatamente ai ripari con una serie di misure per stringere la cinghia: dallo stop alle assunzioni al giro di vite sulla spesa farmaceutica, passando per il blocco degli investimenti e persino dalla “riorganizzazione della rete ospedaliera e di quella territoriale, al fine di concentrare l’erogazione di specifiche attività di particolare complessità nelle sole strutture di riferimento”, è scritto. “I costi del Sistema sanitario regionale superano le risorse trasferite ed incassate ed il disavanzo per l’esercizio 2022 si dovrebbe attestare a circa 450 milioni di euro”: è quanto si legge nella delibera della giunta regionale pugliese approvata martedì.

Il maggiore finanziamento dal fondo sanitario nazionale per la Puglia è stato nel 2022 di 260 milioni ma, allo stesso tempo, le Asl e la Regione hanno dovuto sopportare costi aggiuntivi pari a 710 milioni. Quali sono questi costi? Vengono elencati nella delibera: 110 milioni di costi energetici, 50 milioni costi Covid non coperti da finanziamenti specifici, 105 milioni per il rinnovo del contratto collettivo nazionale, 100 milioni per la stabilizzazione del personale impegnato nell’emergenza Covid. E sin qui si tratta di una spesa non controllabile e preventivabile. Ma poi ci sono anche 85 milioni di incremento della spesa farmaceutica, in una regione che già in passato aveva sforato di molto il tetto massimo; 65 milioni incremento per la spesa socio sanitaria e territoriale, 75 milioni di investimenti non coperti da finanziamenti in conto capitale. Queste alcune voci. Complessivamente, secondo le stime della stessa Regione, ci sono stati costi per “fattori esogeni” pari a 425 milioni, ma anche spese dovute a scostamenti rispetto alle previsioni pari a 255 milioni. Tradotto, si poteva comunque risparmiare, almeno 255 milioni. Qualcosa non ha funzionato nelle Asl e negli ospedali, al di là del sottodimensionamento della quota destinata alla Puglia dal fondo sanitario nazionale, del Covid e dei costi energetici incrementati. Tanto che il dipartimento Promozione della Salute, preso atto dei preconsuntivi trimestrali, già in sede di assestamento al Bilancio di previsione della Regione Puglia aveva «rappresentato la necessità di appostare 200 milioni di euro per la copertura dello sbilancio previsto per maggiori costi rispetto ai ricavi del sistema sanitario regionale», si legge nella delibera. Insomma, il campanello di allarme era già suonato.

Le prospettive

E ora è necessario correre ai ripari per non ritrovarsi nuovamente sotto esame da parte dei ministeri della Salute e dell’Economia. La partita è più delicata di quella che appare, non a caso il governatore Michele Emiliano ha chiesto un Consiglio regionale monotematico. Il presidente cerca di buttare la palla dall’altra parte, dando responsabilità al governo Meloni per i minori trasferimenti e sui costi Covid non ancora coperti. Ma, come si evince dalla delibera, ci sono anche problemi gestionali interni. E adesso a rischio sono anche gli screening oncologici estesi, approvati dal Consiglio regionale. A far scattare il campanello di allarme è una frase della delibera di Giunta in cui si dice che, tra le soluzioni, c’è anche quella di predisporre «una o più proposte di legge per la modifica e/o la sospensione delle disposizioni contenute in leggi regionali che introducono prestazioni non previste dagli attuali Livelli Essenziali di Assistenza e/o non coerenti con Piani e Linee di indirizzo previste da Intese Stato-Regioni, Decreti e provvedimenti emanati dai competenti Ministeri». Azione e FdI sono passati al contrattacco preventivo: «Emiliano non si azzardi a portare a termine il suo disegno di ridurre gli screening oncologici sui tumori al seno e al colon, altrimenti sarà “guerra” totale e con ogni mezzo consentito dai regolamenti», hanno avvertito il consigliere e commissario regionale di Azione Fabiano Amati, e il capogruppo in Consiglio regionale, Ruggiero Mennea. «Da oggi – ha rincarato la dose Renato Perrini (FdI) - per migliaia di pugliesi non sarà più possibile accedere agli screening gratuiti per la prevenzione contro il tumore al colon e alla mammella. Una circolare del dipartimento Salute della Regione Puglia ha infatti imposto alle Asl e ospedali regionali lo stop all’estensione degli screening per prevenire questo tipo di tumori».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA