Il disagio dei ragazzi della periferia pugliese in un libro. «Avevo battuto la droga, sono stato condannato e ora sono depresso». Due racconti in anteprima

di Giuseppe ANDRIANI
Domenica 26 Marzo 2023, 14:55 - Ultimo aggiornamento: 14:56 | 4 Minuti di Lettura
Il disagio dei ragazzi della periferia pugliese in un libro. «Avevo battuto la droga, sono stato condannato e ora sono depresso». Due racconti in anteprima

Hanno tanto da dire, da raccontare, i ragazzi che hanno scritto, a più mani, l'ebook "Fare, parlare, crescere - Le verità d'autore" (disponibile sulle più importanti piattaforme online). Hanno da raccontare il loro disagio, che prescinde dai numeri sciorinati dagli organi di informazione e che rifiuta la logica del pregiudizio. Sono quelli che non sanno parlare di disagio giovanile quando tornano a casa, non citano Massimo Recalcati - per dirlo con le parole di Don Giuseppe Russo, parroco del Redentore, nel cuore del quartiere Libertà a Bari - ma fanno una storia su Instagram per dirti come stanno. E l'ebook, presentato a Bari, diventa il loro modo di esprimersi. A ricordare che parlare di giovani è facile, parlare con i giovani è tutta un'altra storia. L'opera è un insieme di storie, appunto. Storie di periferia, raccolte tra Bari, Bitonto, Giovinazzo e Molfetta. Storie che colpiscono perché vere. C'è chi ha dovuto passare la "messa alla prova", chi si è scontrato con la giustizia minorile. Colpiscono perché sono storie accadute davvero, nei nostri paesi. E perché chi le racconta ha il coraggio di esprimersi e di voler guardare avanti, comunque. Anche se - spesso - qualcosa là fuori non ha funzionato.
L'iniziativa dell'e-book si inserisce nel profetto Fare-Futuro d'autore, selezionato da Con i Bambini' nell'ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Il Fondo nasce da un'intesa tra le Fondazioni di origine bancaria rappresentate da Acri, il Forum Nazionale del Terzo Settore e il Governo. Alla presentazione (moderata da Annamaria Minunno) del volume sono intervenuti Pia Antonaci Project Manager Sinergia s.c.s., Edgardo Bisceglia giudice onorario Tribunale dei Minorenni Bari, Leonardo Palmisano presidente di Radici Future Produzioni, Michele Corriero ricercatore dell'Università degli Studi di Bari, Fulvio Manco e Andrea Carnimeo rispettivamente dirigente della Polizia Postale, e in collegamento, Barbara Moschettoni referente Area Giustizia della Caritas di Fermo.
Nei giorni in cui i social della generazione Z, soprattutto TikTok e Instagram, sono invasi da scenette tratte dalla serie tv di enorme successo Mare Fuori, c'è chi racconta la propria esperienza. Con il coraggio di saper riconoscere gli errori. Ma anche con la forza d'urto di chi deve dire che qualcosa qui non va. Che il pregiudizio diventa un ostacolo grande tanto quanto la criminalità. L'opera è rivoluzionaria perché dà parola a chi di solito non ne ha. A chi spesso per aver commesso un errore porta con sé un'onta per tutta la vita.
«Questi scritti vanno presi come una testimonianza del Sud. Come uno squarcio oltre il quale intravediamo, nella sua interezza a volte sconcia, "intatta!", la questione meridionale' come si ripropone oggigiorno, in epoca di globalizzazione avanzata», scrive il sociologo Leonardo Palmisano nella sua introduzione.
Nella prefazione dell'opuscolo (circa un'ottantina di pagine), don Giuseppe Russo, il parroco che svolge l'oratorio al Redentore a Bari, racconta i suoi ragazzi. "I ragazzi del Redentore", insomma. «Sono giovani che non sanno dirti "sono arrabbiato" o "sono triste" ma te lo dimostrano da come gridano, come camminano, come ti guardano. I "ragazzi del Redentore" sono giovani che non sanno raccontarti le ferite tragiche che vivono ritornando a casa ogni sera, non ti parleranno come Recalcati dell' "assenza del padre", non ti sapranno argomentare la loro "sindrome di Telemaco", ma ti scriveranno alle 4 del mattino, dopo aver giocato tutta la notte a Free Fire, che domani vogliono andare al bowling e sarà il loro grido di ricerca di paternità».
Hanno tanto da dire. Nelle "pagine" successive riportiamo due storie che vengono direttamente dal libro. Sono due tra le più "forti". E poi si parla della ricerca di un lavoro, di Matilde che lo trova ma diventa un incubo. E lei, nonostante la giovane età (20 anni, ragazza madre) ce la fa, ne esce. C'è Simone, che ha perso il papà troppo presto e si sente soffocato dalla presenza della mamma (una storia con due finali diversi, da scegliere). Si conclude, comunque, con un "Scusa mamma, ti voglio bene". Bianca, 17 anni, figlia di genitori separati che ruba l'auto del padre per incontrare il ragazzino che gli piace, nonostante il divieto della nuova compagna del papà. Sono storie, ma anche pensieri in libertà. Nella sezione "mi descrivo" i ragazzi si presentano.
«Ho commesso molti sbagli e per questi sono stato anche in comunità, ma in questi anni ho capito l'importanza del lavoro onesto e vorrei tanto avere un contratto e un lavoro che mi stabilizzi», scrive E.R. nel dire con forza che anche chi sbaglia ha diritto a una seconda opportunità. C'è chi racconta di esser stato dall'assistente sociale, chi l'odio iniettato nelle vene dal bullismo subito a scuola, chi di aver rubato in un negozio ed essersi pentito. E poi c'è S., ha ucciso una gazza ladra ma adesso - giura - vuole fare delle cose buone per risollevarsi. Una l'ha già fatta: «Ho fatto la tomba alla gazza ladra». In questo stralcio contemporaneo che sembra rubato da Ragazzi di Vita, riemergono le parole di Pasolini: i ragazzi in generale sono degli esseri adorabili, pieni di quella sostanza vergine dell'uomo che è la speranza.

© RIPRODUZIONE RISERVATA