Al vaglio dei pm due fatture pagate per conto di Emiliano

Al vaglio dei pm due fatture pagate per conto di Emiliano
di Vincenzo DAMIANI
4 Minuti di Lettura
Venerdì 12 Aprile 2019, 10:07

Due fatture, una da 24mila euro e l'altra da 59mila euro, pagate rispettivamente dalle aziende Margherita srl (foggiana) e Ladisa srl di Bari alla società di comunicazione torinese Eggers 2.0 per servizi che, secondo la Procura di Bari, non sarebbero mai stati svolti. I bonifici sarebbero stati effettuati solo per coprire un debito di 65mila euro che il governatore Michele Emiliano aveva contratto con la Eggers 2.0 durante la campagna elettorale per le primarie del Pd del 30 aprile 2017. È questa l'ipotesi accusatoria del procuratore aggiunto di Bari, Giorgio Lino Bruno, e della pm Savina Toscani, che, però, ora puntano a capire perché le due aziende abbiano saldato quel debito per conto del presidente.
Il sospetto di Procura e guardia di finanza, stando alla lettura dei decreti di perquisizione, è che in cambio dei pagamenti le due aziende possano aver ottenuto favori dalla Regione Puglia. Negli atti della magistratura viene evidenziato che entrambe le società sono in rapporti con la Regione Puglia per finanziamenti, contributi e concezione di servizi. Per questo, i pubblici ministeri hanno chiesto alla finanza di sequestrare qualsiasi documento utile a ricostruire i rapporti tra Ladisa ed Emiliano e tutti i suoi più stretti collaboratori. In particolare, la guardia di finanza ha ricevuto l'incarico di svolgere accertamenti su eventuali procedimenti amministrativi svolti e in corso di svolgimento e l'eventuale emissione da parte di uffici della Regione Puglia di provvedimenti relativi alla società Ladisa Srl, anche finanziamenti, contributi regionali, contratti di appalto, deliberi e/o determine.
La finanza è anche a caccia di documenti relativi alla registrazione nelle scritture contabili della fattura dell'ottobre 2017, dell'importo di circa 59mila euro, emessa dall'agenzia di comunicazione torinese Eggers 2.0 nei confronti di Ladisa. La perquisizione, mercoledì mattina, ha portato al sequestro di diversi documenti che ora saranno analizzati. Il sospetto degli inquirenti, quindi, è che ci sia un collegamento tra il pagamento delle fatture alla Eggers ed eventuali rapporti di lavoro tra la Regione e le due aziende pugliesi, una impegnata nel settore dell'energia alternativa, l'altra nella ristorazione. Le due fatture sotto indagine sono state emesse in tempi diversi, ma immediatamente dopo le primarie dell'aprile 2017: la fattura da 24.400 euro emessa dalla Eggers 2.0 nei confronti della società Margherita è la numero 77 dell'8 giugno 2017 (causale consulenza di comunicazione); quella da 59mila euro emessa nei confronti della Ladisa è la numero 131 del 18 ottobre 2017 (causale consulenza di comunicazione e marketing). Entrambe operazioni inesistenti, sostiene la Procura nel decreto di sequestro. Parallelamente alle perquisizioni svolte a carico delle due società, la finanza ha notificato a tutti gli indagati una proroga delle indagini di sei mesi disposta dal gip Antonella Cafagna: nel provvedimento sono elencati i nomi dei cinque indagati e i reati ipotizzati nei loro confronti. Il presidente Emiliano è accusato di abuso d'ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità (entrambi i fatti risalenti al 2018) e concorso in reati tributari per l'emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti; il suo capo di gabinetto, Claudio Michele Stefanazzi, è accusato di concorso nell'induzione indebita; stesso reato è contestato anche agli imprenditori Giacomo Pietro Paolo Mescia e Vito Ladisa, rispettivamente amministratori delle società Margherita srl e Ladisa srl, che rispondono anche di false fatture. All'imprenditore Pietro Dotti, amministratore dell'agenzia di comunicazione Eggers 2.0 è contestato il solo reato di false fatture, risalente al periodo giugno-ottobre 2017. L'inchiesta è partita da una segnalazione anonima che, però, vedeva allegato un decreto di ingiunzione ottenuto dalla Eggers nei confronti di Emiliano per il mancato pagamento di 65mila euro per la campagna elettorale per le primarie del Partito democratico. Il finanziamento delle campagne elettorali da parte di privati è assolutamente lecito, la magistratura barese, però, vuole capire se, come viene ipotizzato, le aziende abbiano ricevuto utilità e/o favori in cambio. Emiliano ieri è stato impegnato a Bari e Lecce sul fronte delle vertenze agricole, ai giornalisti che gli hanno posto alcune domande sull'inchiesta barese ha preferito porre un no comment.
«Perdonatemi ma vorrei evitare di fare dichiarazioni.

Potete facilmente capirlo. Vi chiedo scusa per questo», ha detto davanti alla prefettura di Bari, dopo l'incontro con il ministro Gian Marco Centinaio, prima di salire in auto per raggiungere Lecce.

© RIPRODUZIONE RISERVATA