Dalla Puglia all'Antartide: in cinque partecipano alla spedizione nel ghiaccio per la ricerca

Dalla Puglia all'Antartide: in cinque partecipano alla spedizione nel ghiaccio per la ricerca
di Rita DE BERNART
5 Minuti di Lettura
Sabato 21 Gennaio 2023, 09:29 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 05:05

Un viaggio dell'altro mondo dove splende sempre il sole. È quello che dalla Puglia conduce fino al continente Antartico per partecipare alla realizzazione di una pista di atterraggio unica al mondo e per fare ricerca e svelare le meraviglie di un angolo di mondo dai paesaggi lunari e mozzafiato.

Cinque pugliesi in Antartide

Sono cinque al momento i pugliesi, tra tecnici, militari e ricercatori, impegnati nella 38° spedizione di ricerca italiana, la campagna estiva del Pnra, programma nazionale di ricerche in Antartide, che ogni anno prende avvio verso la fine di ottobre e prosegue fino a febbraio per compiere ricerche su scienze dell'atmosfera, geologia, paleoclima, biologia, oceanografia e astronomia.

Quattro mesi lontano da casa, isolati quasi totalmente dal mondo rumoroso e caotico a tutti conosciuto e catapultati in un angolo incontaminato del nostro pianeta, fino a meno venti gradi di temperatura, che dietro gli scenari di ghiaccio e giochi di luce nasconde i segreti della vita: quella passata, quella conosciuta e quella futura. Un'esperienza unica, solo i migliori ci arrivano. Vivere in condizioni estreme nell'estremo lembo della terra ed essere concentrati non è semplice. Ma di certo è un orgoglio grande. Le attività di ricerca si tengono presso le stazioni Mario Zucchelli e Concordia, sulla nave italiana per la ricerca oceanografica Laura Bassi e il coordinamento delle attività logistiche è affidato all'Enea, l'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile; il Cnr coordina invece le attività scientifiche e il Ministero della Difesa contribuisce garantendo la partecipazione di personale logistico delle Forze armate italiane.

L'aviopista


Proprio nelle immediate vicinanze della base Zucchelli, in cui sono impegnati i 5 pugliesi, durante la campagna 2017-2018, è stata avviata la costruzione di un'aviopista che consentirà alla Stazione di essere autonoma per i voli intercontinentali in arrivo e partenza dall'Antartide. Ma cosa ha di speciale? E perché è così importante? Si tratta di una pista realizzata sulla morena di Bolder Clay, unica nel suo genere in ambito antartico. «La maggior parte delle piste dice Matteo Villani, foggiano, classe 1980, tecnico di Enea alla sua sesta missione- sono sui ghiacciai e sono distanti da noi, gli aerei qui inoltre possono atterrare sul mare ghiacciato, ma solo quando le condizioni lo permettono. Altrimenti la nostra base che è costiera è raggiungibile con le navi rompi-ghiaccio. Questa pista costruita su morena, cioè su uno strato di detriti composti da argilla, sabbia, ghiaia e grossi massi, e non su ghiaccio o neve, può essere utilizzata tutto l'anno». I trasporti sono determinanti per far arrivare viveri, personale, attrezzature e anche per eventuali emergenze, il PNRA mira a farla diventare l'unico vero aeroporto presente in Antartide e un importante centro per il movimento di persone e merci nell'area del mare di Ross e nella Terra Vittoria a servizio di tutte le altri basi. E, a quanto pare, piace già agli americani che si sono fatti avanti. Matteo si occupa di tutto ciò che è tecnologia, dai tecnici come lui dipende il funzionamento di ogni cosa. «In 50 metri- spiega- abbiamo il controllo di tutti i sistemi, dall'impianto per l'acqua al riscaldamento, i computer, l'energia elettrica. E' come una piccola cittadina autonoma dove tutto deve funzionare perfettamente. E' un'esperienza bellissima, tutto è una scoperta, le prime volte c'era grande emozione e stupore per questo paesaggio lunare. È un ambiente incontaminato dove occorre fare grande attenzione».


Dalla tecnologia alla logistica, Mattia Mariano, 39enne di Copertino, è un miliare dell'aeronautica. «Il nostro reparto è specializzato nella costruzione e manutenzione di piste e aeroporti e nella guida di mezzi speciali; quando sono arrivato la prima volta la pista era a zero, ora è quasi completa e pronta per il collaudo. La cosa più particolare qui è non vedere mai l'oscurità, andiamo a dormire con il sole alto ; all'inizio è destabilizzante ma poi ci si abitua a tutto. E prevale la soddisfazione del nostro lavoro. La vita è scandita dalla giornata lavorativa e nei momenti liberi è come stare in una grande famiglia, non ci sono distinzioni di ruoli».


Ognuno ha un compito preciso, una macchina che si muove con chirurgica precisione, con un obiettivo comune: studiare la vita. Nel gruppo attualmente ci sono 7 donne tra cui la pugliese Simona Caputi, 32enne di Manduria, ecobiologa della Sapienza di Roma. «Per me è la quarta volta qui in Antartide racconta. Mi occupo di studiare le reti alimentari, in sostanza la dieta degli animali antartici, la relazione che si instaura tra questi e come potrebbe cambiare con i cambiamenti climatici. Arrivare qui non è semplice, oltre al curriculum occorre superare una serie di visite mediche e psicologiche e varie prove. È tutto mozzafiato. Sono condizioni estreme, ma allo stesso tempo è molto appagante. Noi scientifici lavoriamo molto, a volte anche di notte, ma siamo ripagati da tanta bellezza e spesso dalla scoperta dei colori che emergono, ovviamente, da sott'acqua». Mai fidarsi delle apparenze, è proprio vero, spesso un cuore di ghiaccio nasconde tesori incredibili.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA