Flagello Covid sull'economia: persi 13mila posti di lavoro

Flagello Covid sull'economia: persi 13mila posti di lavoro
di Oronzo MARTUCCI
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Venerdì 18 Giugno 2021, 06:35 - Ultimo aggiornamento: 19 Giugno, 08:45

Ha avuto “pesanti ripercussioni” sull’economia pugliese la crisi generata dalla pandemia, e secondo l’indicatore trimestrale delle economie regionali (Iter) sviluppato dalla Banca d’Italia, “l’attività economica si sarebbe contratta di circa l’8% nel 2020, in misura lievemente più contenuta rispetto alla media nazionale”: è questa la fotografia che emerge dal Rapporto 2020 preparato sulla Puglia dalla sede regionale della Banca d’Italia. Ma per il futuro ci sono spiragli positivi: “Nel 2021 le previsioni sono di segno positivo per il fatturato e gli investimenti, è possibile recuperare in due anni la caduta del 2020 ma servirà realizzare investimenti e attuare le riforme”. 

I numeri nell'ultimo anno

I DATI
Bankitalia ha misurato anche l’impatto che la crisi ha avuto sui diversi settori produttivi. Nell’industria il valore aggiunto si è contratto significativamente (-10,7%); le vendite delle imprese industriali pugliesi sono risultate in forte calo in tutti i comparti, ad eccezione che nell’alimentare e nelle utilities. “Un andamento particolarmente negativo è stato registrato nel siderurgico ed è riconducibile principalmente allo stabilimento ex-Ilva di Taranto”. Le esportazioni sono calate notevolmente (-9,4% a prezzi correnti) con una ripresa evidente alla fine dell’anno. Giù anche le costruzioni (-6,2% rispetto al 2019). Il settore ha risentito del forte calo delle compravendite nel primo semestre del 2020 (-23% rispetto allo stesso periodo del 2019) e nei servizi (-7,9% includendo anche quelli finanziari e pubblici). La terziarizzazione della Puglia, con riferimento ai comparti del turismo e della ristorazione ha fatto registrare forti arretramenti. 
Le presenze turistiche sono calate in misura intensa (-34,4%), nonostante un parziale recupero nei mesi finali dell’estate riconducibile ai visitatori italiani. Anche nell’agricoltura il valore aggiunto è diminuito (-7,1%).
La crisi pandemica ha avuto effetti negativi sull’accumulazione di capitale. Tant’è che le aziende industriali hanno diminuito gli investimenti di circa il 17% rispetto alla quota di quelle che li hanno incrementati. I risultati economici delle imprese pugliesi nel 2020 sono peggiorati. La crisi ha anche causato un sensibile aumento delle esigenze di liquidità. 

IL MERCATO DEL LAVORO
Ovviamente anche il mercato del lavoro ha fatto registrare un arretramento consistente, con una riduzione delle ore lavorate del 10,2%. I provvedimenti legislativi relativi al blocco dei licenziamenti hanno permesso di tenere basso la percentuale di espulsi dal lavoro: “nel 2020 il numero di occupati si è ridotto di circa 13.000 unità (-1,0% in Puglia, 2,0% in Italia), interrompendo la fase di espansione cominciata in regione a partire dal 2015”. In un contesto di pandemia “il reddito disponibile delle famiglie si è ridotto dell’1,4% (-2,7 in Italia) e la dinamica dei consumi è stata peggiore di quella del reddito (-11,5% in Puglia, -11,7 in Italia), determinando un aumento dei risparmi, che ha contribuito ad alimentare la liquidità delle famiglie”. “Secondo nostre stime”, spiegano gli economisti di Bankitalia Puglia, “la crisi ha comportato un forte aumento della disuguaglianza del reddito da lavoro, che nel 2020 ha raggiunto livelli superiori a quelli toccati a seguito della crisi del debito sovrano”. 

IL SOSTEGNO
Nel 2020 è cresciuto il ricorso al Reddito e alla Pensione di cittadinanza ed è stato introdotto il Reddito di Emergenza. Si stima che le famiglie raggiunte da tali misure a dicembre 2020 fossero approssimativamente 140.000, l’8,7 per cento di quelle residenti (11,5 per cento nel Mezzogiorno e 6,1 per cento in Italia). Alle misure precedenti si aggiunge il Reddito di dignità (Red): a fine 2020 risultano presi in carico circa 2.600 nuclei.
Nel 2020 i finanziamenti al complesso dell’economia pugliese hanno accelerato (3,8% a dicembre dall’1,8% di un anno prima), sostenuti soprattutto dai provvedimenti di sostegno al credito, che hanno favorito condizioni di offerta nel complesso distese.

Alla fine dello scorso anno i prestiti bancari erogati al settore produttivo hanno fatto registrare una robusta crescita (7,6%), che si è intensificata nel primo trimestre del 2021 (9,6%). Nel 2020 l’aumento è risultato più intenso per i finanziamenti erogati alle imprese più piccole rispetto a quelle di maggiori dimensioni (rispettivamente 11,2% e 6,2%). Tra i settori si è rafforzato l’incremento del credito al manifatturiero e ai servizi (rispettivamente 7,9% e 9,3%). Con riferimento alle famiglie, “nel corso del 2020 i prestiti delle banche e delle società finanziarie hanno rallentato, dal 3,6% del 2019 all’1,3%. I mutui per l’acquisto di abitazioni, invece, hanno continuato a crescere, seppure con minore intensità (dal 2,6% del 2019 al 2,2%)”. 

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