Criminalità, la Dia: «Mafie pugliesi instabili, aumentano le rapine»

Criminalità, la Dia: «Mafie pugliesi instabili, aumentano le rapine»
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Lunedì 2 Febbraio 2015, 20:37
BARI - «I vecchi capi continuano a dettare le regole dagli istituti penitenziari nei quali sono rinchiusi (molti con 'fine pena maì)» ma si registrano «pulsioni autonomistiche di neo-aggregazioni criminali». È il quadro che emerge in Puglia dalla relazione della Direzione Investigativa Antimafia, con riferimento al primo semestre del 2014. Le mafie pugliesi, rileva la relazione, presentano «profili di instabilità e mutevolezza» ma le attività illecite prevalenti restano il traffico di droga, l'usura e le estorsioni. «Fattore comune per l'intera regione, complice anche la crisi economica, - si legge nella relazione - è l'aumento delle rapine a mano armata e dei furti in danno di sportelli bancomat, centri scommesse ed in appartamento». Inoltre «la vicinanza geografica con i Balcani favorisce l'interazione dei gruppi locali con realtà criminali di origine straniera e gli importanti scali marittimi della regione ne fanno un crocevia di traffici illeciti».



La Dia sottolinea poi che «destano forte allarme sociale gli atti intimidatori perpetrati nei confronti di alcuni rappresentanti degli enti pubblici territoriali, che inducono a non sottovalutare il potenziale criminale delle locali organizzazioni, in grado anche di condizionare le pubblica amministrazione, come registrato per il comune di Cellino San Marco (Brindisi), sciolto ad aprile per infiltrazione mafiosa».



Passando poi all'analisi dei fenomeni criminali nei diversi territori della regione, la relazione evidenzia nel capoluogo «focolai di tensione interclanici tesi alla ridefinizione degli equilibri criminali e delle posizioni di vertice» con «conflitti violenti principalmente nei quartieri San Girolamo e San Paolo», mentre in provincia di Bari «persiste il fenomeno della cosiddetta criminalità rurale, riferibile a reati consumati nell'ambito del settore agricolo».



Nella Bat destano allarme i «fenomeni predatori e in particolare le rapine ai tir con tecniche paramilitari, sequestri-lampo e uso di armi da guerra». Nel territorio foggiano la Dia parla di «diffusa micro-criminalità» e, secondo gli investigatori dell'Antimafia, «la crisi economica favorisce la costituzione di un serbatoio nell'ambito della criminalità comune, da cui i clan attingono per il proprio reclutamento».



Nel territorio foggiano, soprattutto quello garganico, emerge una «forte inclinazione alla criminalità con il ricorso a tale esplicita violenza anche per banali motivi» e frequenti sono gli «attentati incendiari e dinamitardi in danno di esercizi commerciali nonchè minacce e danneggiamenti di abitazioni e automezzi riconducibili a imprenditori, esponenti politici ed istituzionali».



In Salento la Sacra Corona Unita sembra preferire «la strategia dell'inabissamento» dice la Dia, con i vari gruppi criminali che «operano in sinergia tra loro».



Tra le principali attività criminali registrate in provincia di Lecce ci sono il pizzo agli stabilimenti balneari e la «lucrosa gestione delle scommesse e delle sale giochi». A Brindisi l'Antimafia rileva «l'interesse delle consorterie criminali per il settore dei metalli e in particolare per l'oro rosso, il rame», parallelamente all'aumento dei «furti di farmaci di difficile reperimento nei paesi al di là dell'Adriatico».



A Taranto si registra una «situazione apparentemente tranquilla ma che nasconde potenziali criticità a causa della presenza di aggregati malavitosi molto aggressivi. Non deve poi essere sottovalutata - conclude la Dia - la crisi occupazionale legata alle note vicende delle acciaierie ivi presenti, che potrebbe acuire la situazione di disagio sociale».
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