Appena 162mila tamponi rapidi antigenici, la Puglia è tra le ultime regioni per utilizzo dei tamponi di ultima generazione nonostante una delibera abbia autorizzato le Asl e gli ospedali a farne utilizzo massivo. Escludendo le regioni più piccole Valle d'Aosta, Molise e Basilicata e poi Calabria e Marche, subito dopo c'è la Puglia, sest'ultima in Italia. Il Veneto, ad esempio, ha usato ben 2.160.961 test antigenici rapidi; l'Emilia Romagna 1,2 milioni; il Piemonte quasi 1,3 milioni; la Toscana ne processati oltre 800mila; persino la provincia autonoma di Bolzano ha usato più test rapidi, ben 829mila; la Lombardia ha utilizzato 1,3 milioni di test, il Lazio 1,8 milioni; 260mila il piccolo Friuli Venezia Giulia. Anche al Sud, ci sono regioni che hanno fatto un più largo uso rispetto alla Puglia: la Sicilia, ad esempio, ha processato sino a ieri 1,6 milioni di test rapidi antigenici; la Campania oltre 400mila; l'Abruzzo 414mila, la Sardegna 356mila.
La strategia dello screening
Sull'uso dei tamponi in generale, la Puglia ha sin dall'anno scorso adottato una strategia diversa rispetto, ad esempio, al Veneto o alla stessa Emilia Romagna, preferendo farne meno: il Veneto ha processato quasi 7,2 milioni di tamponi da marzo 2020 a ieri, la Puglia 2,2 milioni. Si potrebbe pensare che dipenda da numero di focolai e contagi, ma a guardare bene non sembra essere così: la Sicilia, che sino ad oggi ha avuto 210mila casi Covid, ha fatto 3,9 milioni di test; la Puglia 236mila contagi e 2,2 milioni di tamponi totali. Oltre un mese fa, la Regione Puglia, proprio per incentivare le Asl all'uso dei test rapidi, con una delibera ha autorizzato le aziende sanitarie, gli ospedali e gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico ad assicurare l'utilizzo massivo dei test antigenici rapidi per Covid con analizzatori automatici PoCT (acronimo di Point of Care Testing, ndr) acquisiti dalla sezione Protezione Civile di Puglia, atteso che gli stessi risultano, in base alle dichiarazioni del produttore, classificabili come test di terza o ultima generazione, è quanto riportato nel documento.
L'esempio degli asili
Solo il 19 aprile scorso, ad esempio, il Comune di Bari ha avviato uno screening a tappeto negli asili attraverso l'uso dei tamponi rapidi: sono circa trecento i componenti del personale scolastico sottoposti a controlli periodici, poiché a stretto contatto con bambini fino a sei anni d'età. Nel caso in cui un tampone dovesse risultare positivo, il personale sanitario procederà immediatamente a sottoporre a un esame di tipo molecolare il dipendente che, di conseguenza, dovrà attendere l'esito in isolamento fiduciario. Il test rapido è consigliato anche negli ambienti lavorativi, aziende ma pure uffici pubblici ma, di fatto, i Comuni che ne fanno un uso frequente si possono contare sul palmo di una mano. La Regione ha persino allargato la platea dei laboratori e dei medici che possono effettuare e prescrivere i tamponi Covid, molecolari e antigenici, autorizzando anche i medici competenti delle strutture ed enti pubblici non sanitari (Enti Locali, municipalizzate) e delle aziende private (comprese le strutture private accreditate del servizio sanitario regionale) nonché i medici e gli ufficiali sanitari delle forze dell'ordine e delle forze armate.